IL TERREMOTO A NORCIA, TERRA DI SAN BENEDETTO
La Basilica e l'altare del santo sono danneggiati (simbolo della civiltà occidentale che sta crollando?), ma la gente si è riunita in preghiera davanti alla statua del patrono d'Europa (simbolo della voglia di ricostruire, confidando nella Divina Provvidenza)
di Caterina Giojelli
Hanno ricevuto messaggi fin dalle prime luci dell'alba e da tutto il mondo: non erano soli ieri notte i monaci benedettini di Norcia quando «l'edificio ha iniziato a vacillare, i libri a cadere dagli scaffali, le bottiglie di birra a frantumarsi a terra. E i restauri fatti alla casa natale di San Benedetto a trasformarsi in pochi secondi in rovine». Padre Benedict Nivakoff, vicepriore del monastero, ha trascorso il resto della notte e la giornata successiva come tutti gli altri giorni, in silenzio e preghiera secondo la regola di san Benedetto, dove si poteva e come si poteva, ma anche a rispondere all'arcivescovado, alle istituzioni e a centinaia di gente comune e amici, come il giornalista americano Rod Dreher (negli Stati Uniti i lanci di agenzia individuavano l'epicentro del terremoto a Norcia) o il presidente e della Società Chestertoniana Italiana Marco Sermarini alla guida della marchigiana Compagnia dei Tipi Loschi del beato Pier Giorgio Frassati: «We are OK. We are alive, and there are no serious injuries to report», ha risposto padre Benedict, «stiamo tutti bene. Siamo vivi, e non abbiamo feriti gravi da segnalare».
COLPITI TUTTI GLI EDIFICI
Sani e salvi grazie a un giorno di festa, spiega padre Benedict a tempi.it: «Ieri mattina era San Bartolomeo e come accade nei giorni di festa invece di alzarci alle 3.40 per la preghiera mattinale ci siamo alzati alle 3.25: stavamo quindi raggiungendo la chiesa e ci trovavamo in strada quando, alle 3.36 c'è stata la prima, fortissima scossa». Raccolto in piazza, il piccolo gruppo di 15 monaci e i 5 ospiti presenti nella struttura ha vissuto pregando il rosario le scosse successive e appena la terra è sembrata quietarsi padre Benedict ha potuto visitare i locali e la Basilica. «Il terremoto ha colpito tutti gli edifici, sono stati danneggiati gli altari laterali, la cupola, le celle dei monaci, la biblioteca, gli intonaci, la birra di nostra produzione. Non possiamo ancora fare una stima e valutare l'entità dei danni, la situazione è ancora pericolosa e a parte le valutazioni di qualche ingegnere locale che ci ha raggiunto, non c'è stata ancora un'ispezione civile. Certo è triste vedere tutti i meravigliosi restauri appena ultimati diventare macerie in pochi secondi». Verificata la buona tenuta della cripta «ci siamo radunati qui, abbiamo preparato una piccola colazione e qui resteremo, in questi spazi temporaneamente agibili tra il negozio di birra che si affaccia sulla piazza e la cucina finché continueranno le scosse di assestamento. In queste ore ce ne sono state ancora, alcune molto violente e ogni scossa porta nuovi danni aggravando la situazione».
NELLE MANI DELLA PROVVIDENZA
La chiesa e il suo monastero, amatissimi in tutto il mondo, sorgono esattamente sul luogo dove nell'anno 480 nacquero Benedetto e la sorella Scolastica: Tempi ha già raccontato la storia e la vita dei suoi giovani "monaci da combattimento" (l'età media di questi religiosi è 34 anni), provenienti da paesi diversi per vivere in silenzio, preghiera, solitudine, lavoro, digiuno, canto, lavoro, separati dal mondo: il monastero ha un birrificio, un negozio, una biblioteca e stava dando vita a un'azienda agricola. Fino alla notte del 24 agosto, quando il sisma ha travolto anche le mura della casa natale di Benedetto «e le cose costruite con sudore e impegno fino a ieri sono state fatte a pezzi oggi, in un battito di ciglia. Ma non siamo nelle mani del mondo, siamo nelle mani della Provvidenza. Certo, avremo bisogno del vostro aiuto per iniziare il progetto di ricostruzione (sul nostro sito sono già segnalate le possibilità di effettuare donazioni per i restauri) ma soprattutto delle vostre preghiere. Pregate per noi e per chi ha perso la vita, i propri cari e la propria casa nei paesi di montagna qui vicino. Andate a messa, aiutateci con il rosario, i sacrifici e il digiuno».
Nota di BastaBugie: Padre Cassian Folsom, Priore del Monastero di Norcia, nella lettera sottostante racconta che il convento dei benedettini di Norcia, casa natale di San Benedetto, patrono d'Europa, inclusa la famosa basilica, sono gravemente danneggiati e i monaci sono sfollati. Interessanti le riflessioni spirituali per comprendere il tragico evento che li ha visti improvvisamente coinvolti. I padri stanno bene, ma come tanti a Norcia che hanno visto lesionate le loro abitazioni, sono ora costretti a fare i conti con i danni. Ecco come comprendere che oltre ai disagi, oltre ai drammi e alle tragedie c'è una speranza che non muore e che porta al Mistero della salvezza (per aiutare i monaci clicca qui).
Ecco la lettera completa pubblicata su La Nuova Bussola Quotidiana il 27 agosto 2016:
"Mercoledì 24 agosto era la festa di San Bartolomeo, giorno in cui il Mattutino doveva iniziare alle 3.45. Intorno alle 3.30, quando eravamo già tutti in piedi, ringraziamo Dio, la terra ha iniziato a tremare. Abbiamo altre esperienze di terremoti nei sedici anni passati qua a Norcia, ma mai niente di simile. Fa una gran paura sentire la terra ruggire e vedere l'edificio dondolare di qua e di là quasi fosse ubriaco. Istintivamente siamo tutti usciti e ci siamo assembrati fuori, nella piazza davanti al monastero. Ci siamo stretti l'uno all'altro per via del freddo, mentre nuove scosse facevano scricchiolare la terra sotto i nostri piedi. I monaci e i cittadini si sono tutti ritrovati spontaneamente sotto la statua di San Benedetto che si trova al centro della piazza. I monaci hanno iniziato a pregare il Rosario e molti cittadini si sono uniti a loro. Quindi abbiamo ringraziato Dio con tutto il cuore per averci risparmiato la vita.
Dall'altro lato della montagna, ad Amatrice e ad Accumoli, il terremoto ha livellato le città, lasciandosi appresso morte e distruzione. Ci sentiamo in lutto per la tragica morte di queste persone e siamo addolorati per i parenti e gli amici. Infatti, come dicono le Scritture: "Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi" (Sap 1,13). La morte improvvisa è particolarmente dolorosa, perché non ti dà il tempo di prepararti. Ecco perché San Benedetto prescrive ai suoi monaci di "prospettarsi sempre la possibilità della morte", in modo che siano sempre pronti, anche di fronte ad una morte violenta e improvvisa che arriva inaspettata nel mezzo della notte.
L'entità dei danni a Norcia è grave. Non si tratta di un solo terremoto, ma di molti terremoti, con scosse continue, perfino ora che scrivo (48 ore dopo). Nel monastero abbiamo avuto molti danni superficiali, abbastanza facili da riparare, ma sono presenti anche danni strutturali molto più gravi. L'ufficiale della Protezione Civile venuto a fare un'ispezione nel pomeriggio del primo giorno, ci ha esortati a lasciare l'edificio, in quanto alcune parti di esso non erano sicure. Le scosse successive hanno aggiunto danni ai danni. La basilica di San Benedetto è stata gravemente colpita. Il muro dietro l'altare di San Benedetto si è crepato e gli stucchi sono crollati. Se un monaco si fosse trovato a celebrare la messa davanti a quell'altare (come spesso capita la mattina presto) sarebbe morto. La facciata si è separata dal corpo della chiesa. Non sappiamo ancora in che condizione siano i nostri lavori di restauro, sui quali abbiamo investito tanto lavoro e tante risorse! La chiesa è chiusa e ci vorranno mesi, forse un anno, per ripararla.
Naturalmente la realtà dei fatti è che viviamo in una zona sismica. Alcune persone subiscono uragani, altre cicloni o tifoni; noi abbiamo terremoti. Ci sono due tipi di comportamenti rispetto a fatti di questo tipo. Uno, è una specie di rassegnazione. L'altro, è affidare tutto alla provvidenza divina. I monaci fanno un voto di stabilità. Uno dei frutti di questo voto è quello che chiamiamo "amore del luogo". Noi amiamo questo luogo. E lo ricostruiremo.
C'è un'interpretazione spirituale che possiamo dare al terremoto di San Bartolomeo del 2016. Mi viene in mente un'antifona pasquale: "Ecce terraemotus factus est magnus..." (Ed ecco avvenne un grande terremoto...). L'antifona fa riferimento alla reazione della creazione di fronte alla resurrezione di Cristo. Anche noi risorgeremo di nuovo alla fine dei giorni, quando il Signore verrà a giudicare i vivi e i morti. Un tempo era normale meditare sui Novissimi (morte, giudizio, paradiso, inferno). Sarebbe bello riprendere questa consuetudine.
Ci sono due simboli che possiamo trarre da questa storia e che ci invitano a fare riflessioni importanti. Innanzitutto, la Basilica di San Benedetto e l'altare del santo sono gravemente danneggiati. La cultura cattolica della civiltà occidentale sta crollando. Ce l'abbiamo davanti agli occhi. Il secondo simbolo è l'assembramento di persone attorno alla statua di San Benedetto in piazza, unite nella preghiera. Questo è l'unico modo di ricostruire.
Titolo originale: Terremoto, i monaci di Norcia salvi per un soffio. Tutto in macerie in pochi secondi
Fonte: Tempi, 25/08/2016
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