LA CIRINNA' DOPO LE QUOTE ROSA, VUOLE QUELLE ARCOBALENO
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): Selina la ragazza che deve correre insieme ai trans, Sprite l'ideologia gay in bottiglia, cita la Bibbia ma i gay si offendono e fanno licenziare il rugbista dei record
da Gender Watch News
Il 15 novembre scorso la senatrice Cirinnà è intervenuta ad un incontro a Ferrara. La senatrice ha affermato che "non ci sono differenze tra le diverse famiglie". Poi ha aggiunto: "Se ci fosse la lobby gay, avremmo già il matrimonio egualitario, avremmo le adozioni per tutti, avremmo la legge contro l'omofobia. Se esistesse davvero questa pericolosa lobby gay, noi saremmo un Paese civilissimo con leggi uguali per tutti e non staremmo a pregare nelle giunte o nei governi di avere la parità 50% uomini e 50% donne, dovremmo dire un terzo, un terzo e un terzo. Un terzo uomini, un terzo donne, un terzo comunità Lgbt".
Umberto La Morgia, il consigliere gay leghista di Casalecchio di Reno, commenta: "Come se le persone con un determinato orientamento sessuale non potessero rientrare nella categoria di uomini e donne... È così che si crea una società equa? È così che si includono le persone? Io non credo proprio. Così come trovo umilianti per le donne le quote rosa, che sviliscono i meriti della persona, troverei umiliante sentirmi una quota arcobaleno".
Poi la Cirinnà ha affermato che le unioni civili sono "solamente il primo gradino per arrivare alle adozioni per tutti". Dopo aver informato che lei vorrebbe introdurre fumetti gay nelle scuole, si è detta favorevole all'utero in affitto, pratica ampiamente utilizzata anche dalle coppie gay maschili: «Se l'utero è mio per interrompere la gravidanza, perché l'utero è meno mio per fare il figlio per qualcun altro?». Il ragionamento non fa una grinza, questo a dimostrazione che ci si batte contro l'utero in affitto dovrebbe battersi anche contro l'aborto.
Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal "gaio" mondo gay (sempre meno gaio).
SELINA, LA RAGAZZA CHE DEVE CORRERE INSIEME AI TRANS
Selina Soule è una studentessa del liceo di Glastonbury, nel Connecticut, la quale pratica atletica. Selina si è vista costretta a gareggiare con atleti maschi che affermano di essere donne. La studentessa insieme ad altre sue due compagne ha presentato una petizione al Dipartimento della Pubblica Istruzione degli Stati Uniti. La petizione sostiene che la Conferenza interscolastica di atletica del Connecticut (CIAC) ha discriminato le ragazze biologiche e violato i loro diritti.
Quello che accade nel Connecticut accade anche in altri 20 Stati. "Le ragazze (…) meritano di competere su un piano di parità", ha detto Soule al Middletown Press. Soule ha aggiunto che spera che l' "equità ritorni nelle competizioni di atletica".
Una storia che mette bene in evidenza che le vere discriminate sono le persone non transessuali.
(Gender Watch News, 7 novembre 2019)
SPRITE L'IDEOLOGIA GAY IN BOTTIGLIA
C'è la madre che trucca il figlio transessuale per farlo apparire una donna; la nonna che aiuta a sistemare una parrucca verde al nipote transessuale; una ragazza che stringe un corpetto alla sorella per nascondere il seno al fine di farla sembrare un uomo; mamma e papà che accompagnano in auto il figlio omosessuale insieme al compagno.
È il contenuto, con sottofondo di musica mielosa, dell'ultimo spot Sprite Argentina in cui alcuni parenti preparano figli e nipoti a partecipare al Gay Pride. Infine il claim: "Orgoglio è quello che senti quando qualcuno che ami, sceglie di essere felice".
E tutto per vendere qualche gazzosa in più. Di fronte a questa ideologia in bottiglia invitiamo a boicottare i prodotti Sprite.
(Gender Watch News, 17 novembre 2019)
CITA LA BIBBIA, MA I GAY SI OFFENDONO: LICENZIATO IL RUGBISTA DEI RECORD
Troppo cristiano per giocare a rugby. Perché Israel Folau non è un cristiano all'occidentale, abituato a relativizzare i valori.
No, lui è un ragazzo semplice cresciuto nella periferia di Sidney, i suoi genitori vengono da un'isola delle Tonga: e insomma se legge una cosa nella Bibbia pensa che sia vera.
È la sua fede, non la nasconde ma nemmeno cerca di imporla al prossimo. Ma nel mondo del politicamente corretto a venire lapidato è lui: che viene cacciato dal mondo in cui è cresciuto e vissuto, dallo sport che lo ha strappato agli slum della periferia. Stava preparandosi per i mondiali in Giappone del prossimo settembre, tranquillo del posto da titolare con la maglia numero 15, anche perché nessuno nella nazionale australiana ha segnato più mene di lui. Invece i mondiali li guarderà in televisione. E anche il suo club, i Waratahs di Sidney, ha annunciato il suo licenziamento in tronco, anche se è il recordman di tutti i tempi delle mete in campionato. Fuori. A fare traboccare il vaso è stato il post di Izzy - il suo soprannome - su Instagram di mercoledì scorso. «Attenzione! Ubriaconi, omosessuali, adulteri, bugiardi, ladri, fornicatori, ladri, atei, idolatri.
L'inferno vi aspetta. Pentitevi. Solo Gesù è il Salvatore». A scatenare l'indignazione non è stata ovviamente l'invettiva contro i bugiardi o gli etilisti, ma l'inserimento dei gay nelle categorie destinate al fuoco eterno. Anche perché su questo tema Izzy Folau è recidivo, avendo già criticato aspramente le leggi della Tasmania sui matrimoni omosessuali e sui certificati anagrafici no gender.
Non è la prima volta che rugby e religione entrano in dirittura di scontro: negli anni Ottanta fece scalpore il caso di un All Blacks che rifiutava di giocare alla domenica, giorno sacro al Signore. Ma il caso Folau esplode in un mondo assai cambiato, dove la battaglia alle discriminazioni di genere prevale sul diritto di ciascuno di professare apertamente la propria fede.
A Izzy, che è un cristiano pentecostale, membro delle Assemblee di Dio, la cosa non è andata giù. E recentemente a chi gli chiedeva di abbassare i toni aveva risposto pubblicando su Instagram il passaggio della lettera di San Paolo ai Galati in cui l'apostolo se la prende con «fornicazioni, ubriachezze, impurità». Poi si era infilato la maglia, messo le scarpe con i tacchetti e aveva segnato un'altra meta pazzesca delle sue.
Nel decidere la sua cacciata per motivi religiosi un ruolo importante - e forse decisivo - lo hanno avuto gli sponsor dei Wallabies, la nazionale australiana. Prima la Land Rover, che ha costretto Izzy a restiturie la vettura omaggio che aveva ricevuto come tutti i giocatori.
Poi la Qantas, lo sponsor principale: il cui amministratore delegato, Alan Joyce, è dichiaratamente gay. Di fronte alle pressioni di quelli che mettono la grana, la federazione australiana si è arresa. «Il contenuto del post di Falau è inaccettabile» ha fatto sapere con un comunicato. «Esso non rappresenta i valori dello sport ed è irrispettoso dei membri della comunità rugbistica». L'indomani, Folau ha incontrato i vertici. «La nostra posizione non è cambiata», ha detto la federazione. Quella di Izzy, c'è da scommetterci, neanche. Cos'è un mondiale, davanti al regno dei cieli?
(Luca Fazzo, Il Giornale, 14 aprile 2019)
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Titolo originale: La Cirinnà vuole le quote LGBT
Fonte: Gender Watch News, 18-11-2019
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