OMELIA XIV DOM. TEMPO ORD. - ANNO A (Mt 11,25-30)
Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi
di Giacomo Biffi
Le frasi di Matteo, che abbiamo ascoltato, sono tra le più affascinanti e le più ricche di insegnamento di tutti i vangeli. Da queste poche parole tutti i libri umani vengono oltrepassati; tutti i complicati pensieri, tutte le analisi erudite dei dotti sbiadiscono davanti alla loro luce; tutto il multiloquio, che si rovescia quotidianamente su di noi da parte dei vari mezzi moderni di comunicazione, nel confronto rivela la sua spaventosa vuotezza. Purché si sappiano davvero capire. La loro profondità è immensa. Forse solo la Vergine Maria, creatura "piccola" resa grande da Dio, ha potuto esaurirne davvero l'intelligibilità. Qui siamo di fronte a una sapienza diversa da quella che si impone nel mondo: una sapienza così sublime da esigere una speciale illuminazione dall'alto per essere percepita e assimilata. Alla Madre di Dio chiediamo di accostarci a queste frasi con l'umiltà di cuore, che è stata sua, e con lo stesso desiderio di aprirsi alla verità divina che ha connotato ogni giorno del suo pellegrinaggio terrestre.
CI E' INDISPENSABILE UN ANIMO SEMPLICE E LIMPIDO
Ti benedico, o Padre... perché hai tenuto nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli (Mt 11,25). Queste cose sono i misteri del Regno, è il disegno che l'amore del Padre ha pensato per noi, è il senso ultimo e vero dell'universo, è la strada sulla quale possiamo arrivare a salvarci. Avvertiamo in queste parole l'eco del canto di colei che un giorno aveva magnificato Dio perché ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili (Lc 1,52). Vedete come il Figlio assomigli spiritualmente alla Madre, così come doveva perfettamente assomigliare a lei nelle fattezze del volto. Vedete come il cuore e la mentalità di Maria siano vicini e conformi al cuore e alla mentalità di Gesù. Vedete come l'originalità e la carica rivoluzionaria della predicazione di Cristo siano state anticipate dall'intuizione affettuosa di colei che già era stata proclamata piena di grazia. Non ci meraviglia: nella Vergine del Magnificat noi ascoltiamo lo stesso Spirito Santo "che è Signore e dà la vita", e che, avendo già "parlato per mezzo dei profeti", nella pienezza dei tempi è disceso su Maria nell'Annunciazione ed è disceso su Gesù, nel battesimo del Giordano, sospingendolo nel mondo a compiere la sua missione di Maestro e di Redentore (cf Lc4,1.14).
TI BENEDICO O PADRE, SIGNORE DEL CIELO E DELLA TERRA...
Che cosa dice Gesù con questa frase che, a ben guardare, è al tempo stesso tremenda e consolante? Dice in sostanza: "Ti ringrazio, o Dio, perché ti è piaciuto distribuire tra noi le tenebre e la luce, la finezza di spirito e l'ottusità, l'attitudine a capire il significato vero delle cose, degli accadimenti, delle idee e la totale incomprensione, non secondo le regole mondane consuete, con le quali solitamente troviamo avvantaggiati i ricchi di mezzi, di cultura, di appoggi, ma secondo principi nuovi e stupefacenti, che smentiscono tutte le attese terrene e capovolgono l'ordine dei valori comunemente riconosciuto". Chi sono, secondo Gesù, quelli che più faticano a interpretare la cifra dell'esistenza, a intendere il linguaggio di Dio, a percepire la fondamentale dimensione religiosa dell'universo senza della quale niente nella vita si capisce davvero? Chi sono i "sapienti" e gli "intelligenti", di cui qui si parla? Sono quelli che sanno, e più ancora quelli che sanno di sapere. Sono quelli che, essendo troppo furbi, troppo informati e troppo complicati, non riescono più a cogliere la semplicità disarmante del progetto del Padre. Sono quelli che sono così bravi a discutere e a indagare tutta l'esteriore complicazione della dottrina evangelica e della vicenda ecclesiale, che non sono più in grado di vedere e gustare l'interiore linearità e il candore della parola divina che salva, né la soprannaturale bellezza della Sposa amata dal Signore, che è la Chiesa. Certo, qui non si condanna l'onesta ricerca intellettuale né si vuol infierire sugli smarrimenti e sulle nebbie che possono affliggere talvolta anche gli animi meglio intenzionati. Siamo piuttosto messi in guardia dall'aridità di cuore, dall'orgoglio, dal sottile egoismo, dallo spirito di amara contestazione, che spesso colpiscono e accecano coloro che, in virtù dei loro studi e del loro prestigio culturale, credono di vedere meglio degli altri in materia di fede e di poter giudicare con voce più autorevole. Nella cristianità non mancano quelli che fanno delle loro frequentazioni bibliche o teologiche le premesse a un atteggiamento di critica e di rancore. Come c'è chi si occupa di religione e di mondo ecclesiastico, ma sembra ricavarne soltanto, per sé e per gli altri, dubbio, disorientamento, sterile problematicismo. Sono api snaturate che dal nettare delle parole ispirare e dai fiori della vita ecclesiale pare sappiano trarre solo aceto aspro e attossicante. Di tutti costoro - tra i quali per qualche aspetto e per qualche momento possiamo essere annoverati tutti - Gesù dice: sono i "sapienti" e gli "intelligenti", cui il Padre si compiace di tenere nascosti i suoi vitali segreti.
IMITIAMO LO SGUARDO UMILE DI MARIA
Ma allora i "sapienti" e gli "intelligenti" non hanno posto nel Regno di Dio? No, c'è posto anche per loro, perché nel Regno di Dio c'è posto per tutti. C'è posto anche per loro, purché cerchino di diventare "piccoli"; purché usino della loro scienza e della loro acutezza per contemplare con occhio limpido la verità totale e per superare le inutili complicazioni; purché non si prendano troppo sul serio; purché non si dimentichino che per il Signore del cielo e della terra la fede viva degli animi retti ha un valore infinitamente più grande di tutti i libri e di tutte le discussioni; purché non si chiudano in consorterie impenetrabili e sprezzanti; purché non abbiano nessun atteggiamento di disistima o di sufficienza verso la religione tradizionale, la pietà e il buon senso degli umili, che sono i preferiti di Cristo e i privilegiati del Padre. Domandiamo per intercessione di Maria l'umiltà e la mitezza del suo cuore, che è stato il più conforme al cuore dell'amatissimo Figlio. Allora potremo, come Maria, vedere la realtà con gli occhi stessi dell'Unigenito, il solo che sa davvero guardare dentro il mistero di Dio. Allora, nelle fatiche dell'esistenza e nelle difficoltà della vita di fede, troveremo il ristoro che ci è stato promesso. Allora la legge evangelica dell'amore, cui ci siamo sottomessi accettando come norma dell'esistenza l'ideale cristiano, sarà per noi veramente un "giogo dolce" e un "carico leggero"
Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire".
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ALTRA OMELIA XIV DOM. TEMPO ORD. - ANNO A (Mt 11,25-30)
da Il settimanale di Padre Pio
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Fonte: Stilli come rugiada il mio dire
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