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BastaBugie n.911 del 5 febbraio 2025

DANTE, BONIFACIO VIII E IL PRIMO GIUBILEO DEL 1300

Il potere della Chiesa nella remissione delle pene con le indulgenze e gli Anni Santi

di Roberto de Mattei

 

Al tramonto e poi fino alla mezzanotte del 1° gennaio dell'anno 1300 folle di romani si accalcarono nella basilica costantiniana di San Pietro. Si era sparsa la voce che la visita alla tomba di Pietro avesse fatto guadagnare la remissione delle pene dovute ai propri peccati. Il Papa Bonifacio VIII, Benedetto Caetani, che governava la Chiesa da cinque anni, ed era un grande esperto di diritto, fece cercare nell'Archivio e nella Biblioteca papale una conferma a questa credenza. Tra i più importanti atti di remissione delle pene da parte dei pontefici che lo avevano preceduto, trovò quello di Urbano II a Clermont (1095), che per eccitare i Cristiani alla prima Crociata, aveva dichiarato che la partecipazione ad essa equivaleva ad una completa remissione delle pene. Poi Bonifacio convocò il collegio dei cardinali in solenne Concistoro e decise di emanare una bolla denominata Antiquorum habet fida relatio ("Dagli anziani abbiamo notizie sicure") in cui confermò l'antica consuetudine, indicendo ufficialmente il primo Anno Santo dell'era cristiana. Alle copie dei documenti, spedite in tutti il mondo cattolico, furono aggiunti tre versi: «L'anno centenario a Roma è sempre giubilare/ Lue colpe sono cancellate, a chi si pente sono condonate. Questo dichiarò Bonifacio e confermò».
Perché ne rimanesse eterna memoria, Bonifacio volle che la bolla giubilare venisse incisa su una lastra di marmo che fu posta nell'atrio dell'antica basilica costantiniana. Con una successiva bolla Nuper per alias, il 22 febbraio 1300, giorno della festa della Cattedra di San Pietro, venne concessa ai pellegrini accorsi a Roma un'indulgenza plenissima, ovvero tanto ampia da estinguere ogni colpa e ogni pena dovuta ai peccati commessi. Poteva beneficiarne il pellegrino, pentito delle proprie colpe e confessato, che durante l'anno centenario si fosse recato a Roma per venerare i santi Pietro e Paolo facendo visita alle loro basiliche. Con questo atto il Papa affermava la sua plenitudo potestatis, il supremo potere di riversare sui fedeli i tesori della grazia di cui la Chiesa romana era detentrice.

TUTTI A ROMA PER LA TOMBA DI PIETRO
Conserviamo le dettagliate testimonianze sul primo Giubileo del Cardinale diacono di S. Giorgio in Velabro Jacopo Stefaneschi, autore di un'opera dal titolo De centesimo seu Jubileo anno liber, redatta all'inizio del XIV secolo, ma anche quelle del grande cronista fiorentino Giovanni Villani e di molti altri. Tutti riportano nei loro scritti che all'inizio dell'anno 1300 si riversarono per le strade di Roma vere e proprie folle, dapprima di provenienza cittadina e poi giunte da terre lontane d'Oriente e d'Occidente. Dante spiegò nel XVIII canto dell'Inferno (22-43) come sul ponte Sant'Angelo, che era il passaggio obbligato per recarsi a San Pietro, l'amministrazione cittadina avesse stabilito una sorte di senso unico alternato, per consentire un più ordinato flusso di viandanti, mentre gruppi di guardia vigilavano per far sì che il traffico si svolgesse senza incidenti o disordini. Secondo Villani, tolti i romani stabilmente residenti nell'Urbe, nel 1300 furono presenti quotidianamente in città duecentomila pellegrini, detti "Romei". La più parte di essi affrontava viaggi faticosi e spesso pericolosi.
Che cosa spingeva questi pellegrini che, arrivando in vista della Città eterna intonavano con entusiasmo l'inno O Roma nobilis? Il tribunale della penitenza aveva già perdonato i loro peccati, ma essi erano ben consapevoli di dovere espiare o in questa vita o nell'altra le pene che avevano meritato offendendo Dio. La Sacra Scrittura ricorda infatti che nulla d'impuro può entrare in Paradiso (Ap 21,27). Il luogo in cui avrebbero espiato le loro pene era il Purgatorio, che Dante, nella seconda cantica della Divina Commedia, descrive come la sommità di una montagna situata nell'emisfero australe, agli antipodi di Gerusalemme, ma che secondo l'opinione prevalente dei teologi, si trova nelle viscere della terra, vicino all'inferno. Il giubileo papale offriva loro la straordinaria occasione di abbreviare le pene temporali dovute a causa delle loro colpe. Da allora, con cadenza regolare, prima centenaria, infine venticinquennale, la Chiesa avrebbe esercitato il suo potere di rimettere i peccati, a beneficio dei fedeli.

DANTE E BONIFACIO VIII
Sappiamo che Dante detestava Bonifacio VIII, che considerava uno dei principali responsabili della decadenza morale e spirituale della Chiesa. Nel XIX canto dell'Inferno, riservato ai colpevoli di simonia, il poeta incontra il papa Niccolò III, Giovanni Gaetano Orsini, che profetizza il prossimo arrivo nella bolgia infernale di Bonifacio VIII, accusandolo di aver straziato con la sua corruzione la Chiesa di Cristo (Inferno, XIX, 52-57). Gli storici della Chiesa considerano ingiusto il giudizio di Dante, ma sottolineano che malgrado la radicale avversione a Bonifacio VIII, egli non contesta il suo potere di governare la Chiesa. Dante si pone così sulla scia di san Pier Damiani che, pur equiparandola simonia all'eresia, spiega che, malgrado la loro indegnità morale e le loro posizioni eretiche, i preti simoniaci esercitano però validamente i sacramenti e la giurisdizione (Liber qui dicitus gratissimus, PL, 145, 100-159).
Nel Purgatorio (II, 94-99), il musico Casella, famoso a Firenze ed amico di Dante, spiega che egli tardava a lasciare il purgatorio, a causa del numero delle anime ammassate alle porte del paradiso, grazie al giubileo di Bonifacio VIII. Il potere di accordare le indulgenze è infatti uno dei più alti che viene riservato al Vicario di Cristo, secondo le parole di Cristo a san Pietro: «Qualunque cosa avrai legata sopra la terra, sarà legata anche nei cieli; e qualunque cosa avrai sciolta sopra la terra, sarà sciolta anche nei cieli» (Mt XVI, 19). Queste parole così potenti, che designano l'autorità di governare la Chiesa, contengono il potere di rimettere i peccati non solo in quanto alla colpa, attraverso il sacramento della penitenza, ma anche in quanto alla pena temporale che è ad essi dovuta. Non possiamo dubitare del valore dei meriti di Gesù, di Maria SS.ma e dei santi, che ne formano il tesoro, né dell'autorità della Chiesa nel distribuirle. Perciò il Concilio di Trento, nel suo celebre decreto De indulgentiis, colpisce di anatema «quelli che definiscono inutile le indulgenze o negano alla Chiesa il potere di concederle». Però aggiunge che «bisogna accordarle con molta moderazione, per evitare che la troppa facilità nel concederle indebolisca la disciplina ecclesiastica» (Sess.XXV, cap. XXI).

LA PENITENZA
Non bisogna credere infatti che le indulgenze esimano i fedeli dalla penitenza. La Chiesa, accordando le indulgenze, ha in vista la remissione dei peccati in quanto ciò soddisfa la giustizia divina, ma non intende dispensarci dalle pene e dai patimenti che ci sono necessari per vincere le cattive abitudini e per condurre una vita cristiana. L'indulgenza, anche plenaria, non evita dunque quelle pene sulla terra che la Divina Provvidenza riserva agli uomini come una forma di correzione e di purificazione. Così il figlio di Davide morì quantunque il Re, dopo i peccati commessi, digiunasse e pregasse per la conservazione della vita del giovane (II Reg. XII, 16-18): Dio non volle accettare un'altra opera soddisfattoria invece della pena che, come dice sant'Agostino, era stata imposta a Davide come una prova e una correzione.
Le indulgenze, non ci assicurano dunque una vita senza croce, ma ci aiutano a portarla. D'altronde, per guadagnare integralmente l'indulgenza plenaria è necessario non avere la più piccola affezione al peccato ed essere dominati da un vero spirito di penitenza. Ciò non è facile, ma l'indulgenza plenaria del Giubileo è anche un potente incentivo per sviluppare quell'amore a Dio e quell'odio al peccato che è la condizione necessaria per ottenerla.

L'AMBIGUA PRESENZA LGBT AL GIUBILEO 2025
L'imbarazzante posizione di mons. Fisichella sulla partecipazione de ''La Tenda di Gionata'' (da notare anche i passi indietro sulla misericordia per tutti: le Porte Sante saranno aperte solo a Roma)
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8055

Titolo originale: Pro-memoria sul Giubileo e le indulgenze

Fonte: Corrispondenza Romana, 25 gennaio 2025

Pubblicato su BASTABUGIE n.911
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