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DOTTORESSA NELLA BUFERA PERCHE' NON PRESCRIVE LA PILLOLA DEL GIORNO DOPO
Intervista a Rita Polo: ''Se la gogna che ho subito serve a far sapere che il Norlevo è abortivo, ben venga...''
di Benedetta Frigerio
 

Dopo il caso dell'infermiera di Voghera che ha deciso di dimettersi in seguito alla bufera mediatica scoppiata per il suo tentativo (riuscito) di convincere due ragazze a non fare ricorso alla cosiddetta pillola del giorno dopo, è toccato alla dottoressa Rita Polo, 51 anni, subire la gogna per lo stesso motivo. Medico di turno al pronto soccorso di Noventa Vicentina (Ulss 6 Vicenza), l'11 ottobre scorso la Polo si è rifiutata di prescrivere il Levonorgestrel (Norlevo) a una giovane che si è rivolta a lei dopo un rapporto non protetto con il fidanzato. E nonostante lo sdegno e le accuse comparse sulla stampa, la dottoressa ribadisce le sue convinzioni, senza vittimismi e senza timore. «Se sono preoccupata? Direi di no», spiega con grande pacatezza e tranquillità a tempi.it. «Anzi, se tutto questo serve a chiarire la verità su quella pillola, che è abortiva, ben venga. Lo scopo del mio lavoro è curare e salvare vite. Ho fatto il medico per questo».
Dottoressa Polo, il 30 ottobre scorso, però, il Giornale di Vicenza ha parlato di un richiamo scritto da parte dell'Ulss per avvertirla che il ripetersi di un episodio analogo le costerebbe la sospensione. Non teme per il suo lavoro?
Veramente ho appreso anche io la notizia dalla stampa, ma di richiami non ne ho ancora ricevuto uno. Comunque ribadisco la mia posizione: non prescriverò mai il Norlevo sapendo bene che può avere effetti abortivi.
Ci spieghi cosa è successo la mattina dell'11 ottobre.
Erano circa le 13.30 ed eravamo nel pieno caos del pronto soccorso. La ragazza che ha sporto denuncia è arrivata e ha chiesto la pillola del giorno dopo. L'infermiere si è voltato verso di me e io mi sono avvicinata per rispondere alla giovane che non avrei prescritto il Norlevo per motivi di coscienza. Lei a quel punto è andata via, ma poco dopo è entrato il suo ragazzo chiedendomi spiegazioni. Così gli ho descritto le funzioni del Levonorgestrel, ma lui mi ha minacciata citandomi il caso dell'infermiera di Voghera, ricordandomi che come lei sarei potuta incorrere in grossi guai: «Non è una pillola abortiva, quindi lei è obbligata a prescriverlo», mi ha detto.
E lei come ha risposto?
Spiegandogli che è vero il contrario. Ricordo poi che l'infermiere ha detto loro di andare altrove, in ginecologia a Vicenza o dalla guardia medica. Il pronto soccorso era pieno di casi urgenti, per parlare di cose così delicate e su cui c'è tanta confusione serve più tempo. Ma il ragazzo ne ha fatta una questione di principio e un'ora dopo è arrivato un giornalista. Ho parlato anche con lui, anche se poi il primario mi ha detto di non rilasciare dichiarazioni. Comunque sia, la direzione mi ha difesa, dicendo che un farmaco di questo tipo non si poteva prescrivere in pronto soccorso come fosse un "salva vita".
La legge tutela l'obiezione di coscienza in questo caso?
Non ho parlato di obiezione di coscienza come hanno scritto i giornali. Questa figura specifica è prevista, ingiustamente o no, dalla legge 194 sull'aborto. Ma il codice deontologico 2014 dice all'articolo 22 che il medico non è obbligato a prescrivere un farmaco in contrasto con la propria coscienza e nemmeno, come recita l'articolo 13, per far piacere al paziente. E ancora, un ospedale deve garantire l'erogazione di farmaci legali, ma il dottore può prescriverli solo se in accordo con la sua coscienza.
Ma perché allora l'Ulss le avrebbe inviato il richiamo di cui parla la stampa?
Non saprei se fidarmi, dato che in questi giorni ho visto tante falsità scritte sui giornali. Ad ogni modo non mi preoccupa più di tanto. Se il problema si ripresentasse, il mio atteggiamento sarà identico: desidero parlare con le persone, sono certa che se sapessero la verità sulla pillola molte cambierebbero idea.
Sarà più difficile, ora che nemmeno il bugiardino parla più della funzione abortiva del farmaco.
La scienza e gli studi dicono che l'azione antiovulatoria è rara e che quindi tutte le gravidanze evitate dipendono dalla funzione di alterazione della parete uterina, che impedisce l'annidamento dell'embrione fecondato. Un vero e proprio aborto quindi, perché quello è un embrione fecondato anche se non ha un nome ed è ritenuto tale solo dopo l'annidamento: in quelle cellule c'è già una persona a tutti gli effetti, con tutte le sue caratteristiche finali. Da quella fase siamo passati anche noi e se ci avessero eliminato con la pillola non saremmo qui. Hanno cambiato il bugiardino traendo conclusioni contraddittorie rispetto agli stessi studi usati per formularlo, che dimostrano appunto il meccanismo antiannidatorio del Norlevo. A che pro? Di sicuro le azienda farmaceutiche ora vendono di più.
Cosa succederebbe se la pillola fosse usata come un normale contraccettivo?
Aumenterebbero gli aborti, oltre a produrre effetti pesanti sulla donna, influenzando l'equilibrio ormonale. Parlo di nausea e vomito prolungati: ho visitato una ragazza che l'ha usata più volte e che per un mese intero non è riuscita a nutrirsi. Non solo, un dosaggio ripetuto innalza il rischio di trombosi. È drammatico, ma sta già accadendo, come mi ha detto un'infermiera: cresce il numero delle ragazze che per evitare i costi e i fastidi della contraccezione usa il Norlevo dopo ogni rapporto. È questo che vogliamo?
Il suo non è un problema di fede quindi.
È innanzitutto di onestà scientifica e poi umano. Non serve essere credenti, ma essere uomini sì. La vita è un miracolo, certo poi io da credente ci vedo una traccia divina. A maggior ragione, davanti alla superficialità di tante povere persone che trattano il proprio corpo senza rispetto e che non si preoccupano di scartare vite umane, io posso solo testimoniare un'altra posizione, rischiando.
In che senso "povere persone"?
Provo molta pena e tenerezza per quei ragazzi. Sono vittime inconsapevoli di un sistema di accuse e di indottrinamento costante che li convince che il loro diritto alla contraccezione e all'aborto è sacro come quello di chi ha bisogno di cure.
Non è arrabbiata per quello che le hanno fatto?
Se quello che mi sta accadendo servirà a far riflettere qualcuno, ben venga. Avrei raggiunto lo scopo del mio lavoro: salvare vite. Sono pronta a battermi accettando le conseguenze.

 
Titolo originale: La dottoressa nella bufera perché non prescrive la pillola del giorno dopo: «Se serve a far sapere che quel farmaco è abortivo, ben venga»
Fonte: Tempi, 06/11/2014