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Sul "Corriere della Sera" del 13 marzo 2025 leggiamo un reportage dall'Inghilterra del giornalista Luigi Ippolito che scrive questo: "A Londra il Ramadan sembra aver soppiantato la Quaresima: quest'anno i due periodi di digiuno e penitenza praticamente coincidono, ma tutta l'attenzione appare focalizzata sulla ricorrenza musulmana. Nei grandi supermercati ci sono pubblicità che annunciano «Sei pronto per il Ramadan?», Harrod's sul suo sito propone cene per l'Iftar, il banchetto dopo il tramonto che spezza il digiuno, le catene di fast food offrono sconti, i parrucchieri stanno aperti fino a tardi per agevolare la clientela musulmana".
Non basta: nella capitale britannica sono state accese le "Luci del Ramadan" a Coventry Street, mentre nella centralissima Leicester Square c'è una installazione luminosa interattiva che vuole simboleggiare lo "spirito del Ramadan".
L'islamizzazione europea avanza dunque indisturbata, come un'onda silenziosa. Da una parte si reclama di togliere dalle scuole il presepio o i canti di Natale, per non urtare la sensibilità dei non cattolici, ma nessuno si sognerebbe di chiedere la rimozione delle luminarie del Ramadan.
L'ostentazione del Ramadan da parte dei musulmani ci aiuta a capire la differenza con la nostra Quaresima, che non ha bisogno di luminarie, perché è uno spirito interiore. L'Islam invece si presenta come una religione rituale, che si limita a esigere dai propri appartenenti il rispetto dei cosiddetti cinque pilastri: l'affermazione verbale del monoteismo, la recita delle preghiere prescritte, il viaggio una volta nella vita alla Mecca, l'elemosina rituale e quello che è l'aspetto più noto: il digiuno del Ramadan.
LA RELIGIONE DEL PIACERE
Una volta adempiuti questi obblighi esteriori, il musulmano è libero di immergersi nel piacere. Il digiuno del Ramadan non è penitenza, è ritualismo. Si digiuna per otto ore e si mangia a volontà nelle otto ore successive. Ciò sarebbe inconcepibile per un cristiano a cui nella Quaresima non viene richiesto di osservare dei semplici riti, ma di vivere in spirito di penitenza. Per questo Gesù stigmatizza l'atteggiamento dei farisei, i quali osservavano con scrupolo le prescrizioni rituali imposte dalla legge, ma avendo il cuore lontano da Dio.
Nell'Islam non c'è spirito di penitenza perché non c'è spirito di sacrificio. E non c'è spirito di sacrificio perché l'Islam ignora, anzi respinge, quel sacrificio della Croce che san Paolo definisce "scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani". (1 Corinzi 1, 22-23).
L'Islam può essere definito una "religione del piacere": non solo perché ignora il sacrificio, ma perché sostituisce nel Paradiso al concetto cristiano di felicità eterna quello di eterno piacere, di infinita voluttà. Il paradiso islamico, prevede innanzitutto le gioie dei sensi: banchetti squisiti, accompagnati da vini prelibati; gioie carnali con le sempre vergini a disposizione degli Eletti.
Il Papa Pio II, in una celebre lettera scritta nel 1461 al sultano Maometto il conquistatore, lo ammoniva con queste parole: nella vita eterna "la nostra felicità corrisponde alla parte più nobile del corpo, l'anima; la vostra alla più vile, il corpo. La nostra felicità è intellettuale, la vostra materiale. (...) La nostra è comune agli angeli e allo stesso Dio, la tua ai porci e agli animali bruti".
UNA RELIGIONE TOTALITARIA CHE VUOLE LA CONQUISTA DEL MONDO
Proprio per questo edonismo, l'Islam può esercitare un'attrazione sui giovani secolarizzati d'Occidente. I giovani occidentali, come ogni uomo, aspirano al sacro, all'assoluto, ma sono corrotti dal relativismo, incapaci di sacrificio. L'Islam offre loro una religione che presenta un surrogato di sacro, senza chiedere nessun sacrificio reale. Ma la chiave del successo dell'Islam sta anche nell'appoggio finanziario che riceve dall'OCI, la Conferenza Internazionale Islamica, che raccoglie 58 Paesi musulmani e da alcune delle nazioni più ricche della terra, come l'Arabia Saudita. [...]
L'Islam è una religione totalitaria che si propone la conquista del mondo e l'Arabia Saudita, dopo aver investito per decenni in moschee, oggi investe nelle università occidentali per cambiarne le idee. [...]
Negli Stati Uniti una vasta protesta a favore dei terroristi di Hamas ha coinvolto prestigiosi atenei, come la California University, Harvard, Yale e Columbia. Una delle ragioni di questo allineamento di una cospicua parte di studenti e di docenti delle università americane alle parole d'ordine dell'Islam radicale sta nel fatto che le principali università americane ricevono massicci finanziamenti da Fondi islamici, in particolare dall'Arabia Saudita, dal Qatar e dagli Emirati. Questo denaro, fluisce verso tutti i tipi di scuole americane private e pubbliche. In America, come in Europa, i finanziamenti non sono a fondo perduto, ma legati alla creazione di centri di studi, corsi di laurea e master dedicati alla promozione della cultura islamica e all'assunzione di docenti favorevoli alla religione di Allah, che viene praticata in moschee costruite negli immediati dintorni delle università.
La celebrazione del Ramadan è un'espressione di questa cultura, antitetica a quella occidentale e cristiana. E la resistenza a questa offensiva anticristiana, non si può certo ridurre al controllo, pur necessario, dei flussi migratori, ma è soprattutto culturale e spirituale.
Non è troppo tardi. Contro l'Islam che ci aggredisce facciamo nostre le parole che rivolgeva Pio II al sultano musulmano. Il Papa ricordava al "conquistatore" che nella storia è accaduto che un piccolo esercito cristiano riuscisse a sbaragliare il ben più forte esercito ottomano, solo grazie a un aiuto straordinario di Dio. Ciò non è mai accaduto per l'Islam. L'Islam può vincere con la forza del numero, delle armi o del danaro, ma non ha dalla sua il miracolo, l'intervento di Dio, che in qualsiasi momento è capace di capovolgere quelli che sembrano i destini irreversibili della storia.
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