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« Torna agli articoli di Fonte: Tempi, 23 Luglio 2009
La riforma del sistema sanitario statunitense. È sempre più evidente che è questa la bandiera con la quale Barack Obama intende conquistare un posto d’onore nella storia con la esse maiuscola. E non a caso è proprio sulla sanità che il giudizio degli americani nei confronti di Mr. Cambiamento si è fatto impietoso. A inizio settimana la notizia della clamorosa emorragia di consensi per l’inquilino della Casa Bianca, un tracollo dovuto al timore che l’intenzione dell’amministrazione Usa di rendere l’assistenza sanitaria accessibile a tutti i cittadini risulti alla fine troppo onerosa per le casse federali. Ieri sera Obama ha rilanciato, ribadendo agli alleati titubanti e ai convinti oppositori che lui la riforma promessa intende portarla a termine «entro il 2009». Intanto lo scontro entra prepotentemente anche al Congresso, dove la speaker della Camera, l’ultraliberal Nancy Pelosi, giura di avere in tasca i voti necessari all’approvazione della riforma, mentre per i democratici più moderati i numeri non ci sono assolutamente, dal momento che nel partito del presidente un cospicuo drappello si starebbe preparando all’ammutinamento.
Il punto non è solo la copertura finanziaria della rivoluzione sanitaria di Obama. In gioco c’è anche la vita. Come racconta oggi l’Osservatore romano, anche se in nessuno dei tre progetti di riforma attualmente presentati al Congresso è menzionato l’aborto, si è ormai diffuso, specialmente tra le file del fronte pro-life, il sospetto che «la copertura per l’interruzione volontaria di gravidanza potrebbe essere obbligatoria per la maggior parte delle assicurazioni sanitarie». Se non addirittura che «l’aborto potrà essere finanziato attraverso fondi federali». E a parziale conferma di questi timori è arrivata l’intervista rilasciata a Fox New Sunday dal direttore dell’ufficio bilancio della Casa Bianca Peter Orszag, che ha ammesso di «non poter escludere» l’introduzione di un finanziamento pubblico all’aborto.
Ecco perché anche la Chiesa cattolica americana ha deciso scendere in campo direttamente. In una lettera al Congresso, il vescovo William Francis Murphy di Rockville Centre (New York), presidente della Commissione episcopale sulla giustizia interna e lo sviluppo umano, pur appoggiando in linea generale l’intento di Obama di assicurare a tutti l’assistenza sanitaria, ha infatti ammonito: «Nessuna riforma riguardante l’assistenza sanitaria dovrebbe obbligare a pagare per la distruzione della vita, sia che ciò avvenga attraverso il finanziamento governativo sia che accada attraverso una copertura assicurativa obbligatoria per quanto riguarda l’aborto».
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