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« Torna agli articoli di Guglielmo Piombini
Giustizia avrebbe voluto che, con il crollo del comunismo alla fine degli anni Ottanta, tutti i movimenti occidentali d’ispirazione socialista sprofondassero nel discredito. Invece, grazie a un’abile operazione di riconversione ideologica, la sinistra è riuscita a conservare l’egemonia culturale passando dal marxismo al multiculturalismo.
La nuova sinistra multiculturalista non concentra più le sue critiche sulle strutture economiche della società capitalistica, come prescriveva il marxismo classico.
Quasi nessuno oggi ha più il coraggio di chiedere l’abolizione della proprietà privata o la collettivizzazione dei mezzi di produzione. L’attacco prende invece di mira le “sovrastrutture” culturali della società, secondo la lezione di Antonio Gramsci e della Scuola di Francoforte.
LO SPOPOLAMENTO DEGLI INGLESI
Il multiculturalismo rappresenta una continuazione della guerra fredda con altri mezzi, e dietro una facciata relativista si pone l’obiettivo di distruggere il retaggio tradizionale dell’Europa cristiana.
Quest’odio profondo per tutto ciò che appartiene al passato storico dell’Europa si manifesta con l’esaltazione acritica di ogni cultura estranea all’Occidente, comprese le più aberranti, e con il desiderio frenetico di ripopolare il vecchio continente con immigrati extraeuropei anche apertamente ostili ai valori culturali dei paesi ospitanti.
Il Paese dove l’applicazione dell’ideologia multiculturalista ha raggiunto le punte più avanzate è la Gran Bretagna. Nei lunghi anni di governo laburista, con Tony Blair e ora con Gordon Brown, il Regno Unito ha spalancato le frontiere ad un’immigrazione di massa prevalentemente musulmana, e ogni anno affluiscono più di 250.000 immigrati dal Terzo Mondo.
Gli inglesi autoctoni fanno pochi figli (l’attuale tasso di fertilità di 1,6 figli per donna è il più basso della storia inglese da quando si sono iniziate a raccogliere le statistiche nel 1924) e, spaventati dai rapidi mutamenti sociali, hanno iniziato ad emigrare in gran numero: ogni anno 200.000 inglesi lasciano la madrepatria per stabilirsi prevalentemente negli Stati Uniti, in Canada o in Australia.
Sulla base di questi trend i demografi hanno calcolato che entro la fine del secolo la popolazione inglese sarà ridotta in minoranza nella propria terra natale.
UN’ARMA PER L’ISLAMIZZAZIONE
I problemi maggiori nascono dal fatto che il processo di trasmissione della cultura nazionale è stato messo al bando in Gran Bretagna in omaggio alla “correttezza politica”.
Secondo l’ideologia progressista dominante, infatti, trasmettere la cultura anglosassone agli immigrati rappresenterebbe un grave atto di “imperialismo culturale”. Lo stesso erede al Trono, il principe Carlo, ha in più occasioni manifestato la sua ammirazione per l’islam, a suo dire capace di riempire il vuoto spirituale dell’Occidente.
In questo ambiente favorevole, la penetrazione della legge coranica nella società britannica è stata rapida. Negli ultimi anni a Londra dozzine di tribunali islamici hanno emesso migliaia di sentenze su matrimoni, divorzi e eredità. E nonostante la bigamia e la poligamia siano illegali in Gran Bretagna, il governo ha deciso di sostenere economicamente le famiglie poligamiche musulmane a condizione che i vari matrimoni siano avvenuti all’estero, in nazioni che riconoscano come legale la poligamia.
A Huddersfield, nel West Yorkshire, una locale scuola confessionale cristiana ha optato per censurare la celebre fiaba dei “Tre porcellini” per paura di offendere la locale comunità maomettana.
Inoltre, secondo un recente rapporto, in diverse scuole del Regno Unito verrebbero censurati gli studi riguardanti episodi considerati offensivi per la comunità islamica, come il genocidio ebraico e le crociate.
Molti docenti, infatti, avrebbero difficoltà a imporre lezioni che possano infastidire il sentire degli alunni islamici. A Oxford, i genitori di bambini della Rose Hill Primary School sono furiosi, in quanto hanno ricevuto una lettera su cui c’era scritto che la carne hallal sarebbe stata servita a tutti i bambini e che questa decisione faceva parte di una “politica di integrazione a scuola”.
D’altronde, alzare la voce contro queste situazioni appare alquanto difficile se si pensa che il vescovo anglicano di Rochester, Michael Nazir-Ali, ha subito minacce di morte per aver denunciato l’esistenza, in Inghilterra, di “no-go areas” in cui i non musulmani rischiano grosso se provano a entrarvi, mentre un lavoratore cattolico, Joseph Protano, è stato licenziato dal Royal Manchester Children’s Hospital per aver litigato con degli islamici che avevano coperto il crocifisso e la statua della Madonna in una sala di preghiera.
CI SI METTE PURE IL PRIMATE ANGLICANO
Infine, come se tutto questo non bastasse, è arrivata come una bomba la dichiarazione dell’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, secondo cui “pare inevitabile” l’adozione di parti della sharia nel sistema legale britannico.
L’alto prelato della chiesa di Stato inglese, ormai ridotta al lumicino a causa dei paurosi sbandamenti progressisti delle gerarchie (oggi in Inghilterra i cattolici praticanti sono diventati più numerosi degli anglicani praticanti), ha affermato che continuare a insistere sull’applicazione della legge britannica, piuttosto che autorizzare la legge islamica, causerebbe “un certo pericolo” per il Paese.
Il fatto che il leader spirituale di una nazione dalla storia illustre sia arrivato al punto di mettere a rischio la propria millenaria eredità culturale è sembrato troppo anche ai cittadini inglesi indottrinati da decenni di “correttezza politica”.
A parte il sostegno di alcuni membri del sinodo vescovile anglicano, la reazione di condanna delle parole di Williams è stata quasi unanime a livello politico, giornalistico e popolare. Da più parti si è chiesta la sua rimozione, e Williams si è detto “sorpreso” e “scioccato” dall’enorme quantità di proteste.
Il quotidiano Sun si è così espresso con un editoriale: «È facile denigrare l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, trattandolo da vecchio idiota. In realtà, egli è una pericolosa minaccia per la nostra nazione».
In pratica, secondo l’Arcivescovo Williams, in Gran Bretagna le donne immigrate soggette a matrimoni forzati, mutilazioni genitali o violenze domestiche dovrebbero essere affidate al giudizio delle corte islamiche, invece che protette dalla Common Law inglese. Che si ricordi a memoria d’uomo, è la prima volta che una delle massime autorità spirituali dell’Europa propone di abbandonare delle vittime innocenti al loro destino.
VERSO UN SUICIDIO ORGANIZZATO
L’estremismo con cui gli inglesi hanno abbracciato l’ideologia multiculturalista è tanto più sorprendente, se si pensa che solo vent’anni fa il Regno Unito era la patria del conservatorismo thatcheriano. Questo radicale capovolgimento però non è stato solo ideologico, ma anche psicologico.
Nella loro storia gli inglesi non si sono mai fatti sottomettere da nessuno: basti ricordare l’ammirevole eroismo cui diedero prova durante la Seconda Guerra Mondiale. Oggi invece sembrano non avere altro desiderio che quello di arrendersi ai nuovi arrivati islamici. La nazione che ha resistito a Napoleone e Hitler si è fatta sconfiggere dal multiculturalismo.
Cento anni fa la Gran Bretagna era l’unica superpotenza mondiale. Oggi sta scomparendo perfino la sua cultura. Questa è la prima volta nella storia, ha rilevato il London Observer, che una popolazione indigena maggioritaria si è volontariamente ridotta in minoranza in assenza di guerra, carestie o epidemie. Una cosa è certa: l’esperimento multiculturalista pianificato dalle élites inglesi finirà molto tragicamente, come tutte le utopie fallimentari del passato.
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