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« Torna agli articoli di Luigi Santambrogio
Pagina 17 del Giornale di lunedì 21 luglio 2014. Il pezzo di apertura racconta la sentenza pronunciata da un Tribunale italiano. Leggiamo: «Si volta pagina, s'apre un nuovo capitolo. Il titolo? Civiltà». Indovinello: qual è il "nuovo capitolo che si apre" e a quale nuova "civiltà" allude l'entusiasta cronista? Risposta facile facile, penserete: siamo sul quotidiano di casa Berlusconi e la sentenza epocale è senza dubbio quella uscita dal processo Ruby: assoluzione piena per l'ex Cavaliere e tutta l'allegra compagnia. Sbagliato, non è quella. Si tratta, invece, della pronuncia emessa dalla sezione reggina del Tar della Calabria, stabilisce che vietare l'accesso di cani e gatti alle spiagge è illegittimo, perché pure gli animali godono di diritti intangibili e inalienabili. Come gli esseri umani. I magistrati calabresi erano stati chiamati in causa da alcune associazioni ambientaliste contro l'ordinanza con la quale, nell'estate del 2013, il Comune di Melito Porto Salvo vietava l'accesso alle spiagge agli animali.
LA CLAMOROSA SENTENZA DEL TAR
La scorsa settimana i giudici del Tar hanno bocciato il Comune definendo la decisione «irragionevole, illogica, irrazionale». Si legge nella sentenza: «l'ordinanza sarebbe in contrasto con i principi espressi nella legge regionale che si prefigge all'art. 1 la finalità di realizzare un corretto rapporto uomo-animale-ambiente». E invece di porre un divieto assoluto di accesso alle spiagge, il Comune avrebbe dovuto trovare un'altra soluzione più degna della libertà umana e canina. «Di fatto tale limitazione alla libertà personale costituirebbe un limite non consentito alla libera circolazione degli individui». Cioè delle persone, ma pure dei cani riconosciuti, per estensione, anch'essi titolari di tutela giuridica.
Quella calabrese è solo l'ultima di una serie di verdetti animalisti, ma soprattutto bestiali, che vanno a formare una sorta di nuova Dichiarazione dei Diritti degli animali. Dopo gli hotel e le spiagge, i padroni hanno già la possibilità di andare al ristorante in compagnia del loro cane o di prendersi un caffè al bar, senza dover "parcheggiare" Fido in strada, legato a un lampione o a un paletto per le biciclette. Presto dovranno essere rimossi i cartelli "Qui io non posso entrare" per far spazio a quelli "Qui Fido è il benvenuto". E che dire del Tribunale di Lanciano che tempo fa ha solennemente stabilito che abbaiare è un diritto involabile del cane, a conclusione di un procedimento civile d'urgenza che ha visto «alla sbarra» due cani accusati dai vicini di disturbare con il loro abbaio. I cani, è scritto nella sentenza di assoluzione, svolgono una funzione importante nel caso in questione: abitando la famiglia in campagna, sono una sorta di predecessori delle sirene degli antifurti vivente e senziente. Non solo, l'avvocato è riuscito pure a dimostrare la temerarietà della lite cominciata da una famiglia, vicina di casa degli animali, che dunque risponderà per "responsabilità aggravata e stalking giudiziario".
ROVESCIAMENTO DI PROSPETTIVA: DIRITTI DEGLI ANIMALI E DOVERI DEGLI UOMINI
Qualcuno si scandalizza? Pare proprio di no e comunque, sul tema dei diritti animaleschi e dei doveri degli umani, almeno per una volta, Lanciano e Reggio Calabria, paiono più vicine alla modernissima New York di Milano e Roma. In America, infatti, dove, ci informa il Giornale, «di solito il futuro comincia prima che altrove», cani, gatti e pappagalli hanno addirittura la capacità di andare ad assistere ai processi che li riguardano, assistiti da un avvocato. «Adesso anche nel Vecchio Continente, e nella lontanissima Italia, qualcosa si muove. E per gli animali domestici si schiudono nuovi scenari». Che quelle sentenze aprano "nuovi scenari" non c'è dubbio, che però tali panorami e mondi futuristi siano da ammirare con gioia e commozione qualche dubbio è lecito.
C'è innanzitutto una domanda che questa ripetuta rivendicazione dei bestiali diritti trascura volutamente: dove sta scritto che il nostro cane deve avere gli stessi diritti, della stessa libertà, dello stesso intransigente e incondizionato rispetto che si devono agli esseri umani? Perché mai il maltrattamento o l'abbandono di un micio o di un canarino sollevano subito lo sdegno popolare e il reo è condannato a pene severissime, fino al carcere? Da quattro mesi a due anni, prescrive la legge varata dallo Stato, lo stesso che legalizza l'aborto di milioni di bimbi. D'accordo, oggi la cultura è malata perché piange le sorti di un cormorano ferito e scorda i bambini e anziani, invita ad "adottare le balene" e fa spallucce davanti a migliaia di orfani. Ma questo rovesciamento di prospettiva, è segno di qualcosa di più serio e inquietante di un "semplice" (si fa per dire) smarrimento di valori.
Intendiamoci: non è in discussione l'amore sacrosanto per gli animali né la cura che loro dedichiamo in cambio di un po' di gioco e compagnia. Per milioni di italiani, un gattino, il volpino da portare tre volte al giorno a spasso nel parco o il canarino canterino sono i soli compagni della vita. No, qui è in gioco un'ideologia, pericolosa perché sempre nascosta, che azzera ogni differenza tra umani e animali (anzi, questi sono migliori perché innocenti) e rende la parità animale disponibile alle manipolazioni più mostruose della vita e ai crimini dell'eugenetica. Scenario già sperimentato in passato e di nuovo vicinissimo ai nostri tempi. Oggi nessuno si indigna e protesta se un progetto finanziato dall'Unione europea prevede l'uso di cellule staminali embrionali umane, anziché di cavie animali per effettuare test di tossicità sulle sostanze usate nei cosmetici.
OSSESSIONE ANIMALISTA: L'AMORE PER GLI ANIMALI DIVENTA DISPREZZO PER LA PERSONA UMANA
L'ossessione animalista che ha come fondamenti l'anti-specismo e l'anticreazionismo ateo sfocia nell'odio per l'uomo e l'amore per gli animali diventa così proporzionale al disprezzo per la persona umana. C'è poco da stare allegri: il rischio non è tanto quello di vedere una scimmia seduta in Parlamento (scrive Giuseppe Sermonti) ma insinuarsi nella nostra vita la metafisica del babbuino. Ci vorrebbe un nuovo pensiero che fondi i diritti degli animali sul concetto di Creazione e Creature e ridisegni il dato naturale come segno, su una nuova centralità umana liberata dal possesso, su un esercizio del potere trasfigurato dalla commozione. Dove le fusa del micio e la fedeltà del barboncino siano d'esercizio per la nostra amicizia verso i nostri simili. Diversamente, nell'orto del babbuino crescerà solo la cicuta per il suicidio di massa. E i cani potranno andare a godersi il sole in spiaggia, ma senza più nessun umano cui far compagnia.
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