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« Torna agli articoli di Rino Cammilleri
Il Sommo Pontefice ha recentemente canonizzato Mariam Baouardy, la piccola suora araba palestinese, tanto minuta da sembrare una bambina, che morì a trentadue anni ma pareva ne avesse quindici, e che fin da subito cristiani e musulmani chiamarono kedise, santa, per via dei miracoli che dispensò dalla tomba e ancora dispensa dal Cielo.
Mariam era nata il 5 gennaio 1846 in Galilea, per l'esattezza ad Abellin - un piccolo centro posto tra la marittima Haifa e Nazaret - dove suo padre lavorava in una delle fabbriche di polvere da sparo dell'impero ottomano. I suoi erano di origine libanese, cristiani di rito greco-melchita. Tra aborti spontanei, nati morti o morti prestissimo, la coppia aveva provato per ben dodici volte a diventare famiglia, ma c'era voluto un pellegrinaggio a piedi a Betlemme (170 km) perché nascesse Mariam, subito seguita da un fratellino, Baulos. In soli tre anni i due piccoli si ritrovarono orfani di entrambi i genitori, morti a distanza di pochi giorni l'uno dall'altro. Mariam fu presa in casa da un fratello di suo padre e Baulos da una sorella della madre.
ANALFABETA E IRREMOVIBILE
Mariam aveva otto anni quando lo zio-tutore si trasferì in Egitto, ad Alessandria, con la famiglia. Non vide più suo fratello. Lo zio non la iscrisse a scuola e lei rimase analfabeta. Per giunta, la fidanzò a sua insaputa con un di lui cognato che stava al Cairo. Aveva tredici anni quando le comunicarono che era ora di sposarsi. Mariam non ne voleva sapere, ma lo zio non se ne diede per inteso. Il giorno delle nozze arrivò il fidanzato con i suoi familiari e ricchi doni. Lei fu abbigliata per la cerimonia ma, nel momento culminante, si presentò quasi rapata a zero e coi lunghi capelli su un piatto. Cercarono di farla ragionare, misero di mezzo anche il vescovo, ma lei rimase cocciuta e irremovibile. Allora, sfumato il progettato matrimonio, lo zio la sbatté in cucina con le sguattere.
Il fatto è che Mariam aveva avuto un'esperienza mistica: un paio di uccelletti con cui giocava morirono; mentre piangeva per il dispiacere sentì interiormente Qualcuno dirle che Lui, invece, sarebbe rimasto sempre con lei. Dopo qualche mese di lavori pesanti e maltrattamenti, Mariam pensò di chiedere aiuto a quel suo fratello di cui non sapeva più nulla. Un musulmano lavorante di suo zio doveva recarsi a Nazaret; Mariam si presentò a casa sua con la preghiera di trovare Baulos e riferirgli un suo messaggio. Quello, che conosceva la sua vicenda, le disse chiaro e tondo di non pensarci neanche e, anzi, di farsi musulmana perché in Egitto ne avrebbe avuto solo vantaggi. Mariam si permise di declinare l'invito e ne ebbe in cambio un calcione che la stese. Già: come osava quella ragazzetta infedele e ribelle di contraddire un maschio adulto seguace della vera religione? Meglio però non lasciare testimoni. L'uomo le tagliò la gola, poi avvolse il corpo esanime in un telo e andò a depositarlo nottetempo in un vicolo.
IL PARADISO
Mariam in seguito raccontò di aver sognato (sognato?) il Paradiso. Qui aveva ritrovato i genitori e riudito la famosa voce; questa le aveva detto che il suo tempo non era ancora scaduto. Si era risvegliata in una grotta, curata da una Signora con un lungo velo azzurro che l'aveva accudita per un mese, poi l'aveva portata alla chiesa dei francescani ed era sparita. Mariam era sicura che fosse la Madonna, perché il suo sgozzamento era avvenuto il giorno della Natività di Maria, l'8 settembre. Sia come sia, molti anni dopo, in Francia, un medico agnostico, esaminandole la cicatrice sul collo, si accorse che le mancava un pezzo di trachea. E trasecolò, perché con una ferita del genere non si poteva restare vivi.
Ma torniamo al racconto. I francescani le trovarono un posto da colf. Lei lavorava per un po' di tempo, poi si metteva al servizio di qualche altra famiglia. Il suo scopo era aiutare quelle che più avevano bisogno, anche se, magari, non potevano pagarla. Anzi, in un'occasione fu addirittura lei a questuare per i suoi "padroni". Da Alessandria a Beirut, a Gerusalemme, a Marsiglia. In Francia fu portata dalla famiglia siriana presso cui lavorava. Nel 1863 chiese di poter farsi suora, ma la padrona non consentì a lasciarla libera. Dovette attendere la maggiore età. La presero come postulante nelle Suore di San Giuseppe dell'Apparizione e la misero, anche lì, a lavare e cucinare. Ma cominciarono per lei le visioni soprannaturali e le estasi. Nel 1867 si aggiunsero le stimmate, mani e piedi, ogni giovedì e venerdì. Lei, nella sua ignoranza, pensava fosse lebbra, visto che proveniva da posti in cui tale malattia non era affatto rara. La superiora, però, aveva capito di che si trattava e cominciò ad avere un occhio di riguardo per quella suorina che si esprimeva in un francese approssimativo. Ma le altre suore non erano dello stesso avviso e approfittarono di un'assenza prolungata della superiora per far sì che quella strana mediorientale levasse il disturbo. La maestra delle novizie la raccomandò al Carmelo di Pau, nei Pirenei: la clausura era più adatta per una come lei.
SUOR MARIA DI GESÙ CROCIFISSO
Fu così che Mariam Baouardy divenne suor Maria di Gesù Crocifisso, carmelitana. Nel Carmelo cercarono di insegnarle almeno a leggere e scrivere, ma non riuscirono a impartirle che qualche rudimento: la ragazza era buona solo ai lavori manuali, che del resto eseguiva con obbedienza serafica e sempre sorridente. E intanto proseguivano le estasi. Lei, nel suo candore innocente, si vergognava di "addormentarsi" quasi ogni volta che cominciava a pregare. E non sapeva come fare a nascondere le stimmate (compresa una sul costato) che il Venerdì Santo si mettevano a sanguinare. E poi le profezie, specialmente su fatti riguardanti il Papa. Che era Pio IX e, in quegli anni, aveva i guai suoi. Era difficile credere a quel che Mariam diceva, date la sua incultura e la di-sarmante ingenuità. Ma quando il 23 ottobre 1869 i "patrioti" fecero esplodere la caserma degli zuavi pontifici a Roma facendo strage della banda musicale (ventisette morti, tra cui alcuni passanti e una bambina di sei anni), qualcuno si ricordò che Mariam l'aveva annunciato.
Stimando che un cambiamento d'aria avrebbe giovato ai suoi "fenomeni", nel 1870 la aggregarono a un gruppo di suore che andava ad aprire un convento carmelitano in India, a Mangalore. Ma fu anche peggio, perché ai consueti fenomeni si aggiunsero le infestazioni demoniache. A volte erano plateali violazioni della Regola che sconcertavano chi la conosceva: un blitz, poi la suorina tornava alla solita perfetta obbedienza. A volte si metteva a gridare di essere attorniata da serpenti o di stare annegando in un lago. Altre volte sembrava proprio un'indemoniata, e tale la sospettarono le consorelle. Intervenne il vescovo, che la sottopose a interrogatorio: che cos'erano quelle storie? Perché si comportava così? Non era per caso lei stessa a provocarsi le ferite a mani, piedi e torace? Fu alla fine risolto di rimandarla a Pau, dove il suo caso avrebbe potuto essere meglio seguito. E i fenomeni soprannaturali si trasferirono con lei. Nell'estate del 1873, dopo averla cercata per tutto il convento, la trovarono in giardino, seduta sui rami di un albero di tiglio. Il fatto è che l'albero era altissimo e lei stava proprio in cima, dove i rami erano in realtà esili ramoscelli. Solo l'obbedienza, con la voce della superiora, poté farla tornare a terra. La sua discesa fu soprannaturalmente lieve, come in certi film fantasy cinesi. E la cosa si ripeté per sei giorni di fila. Toccato terra, non sapeva dire che cosa fosse successo, solo che Gesù le aveva teso le mani sollevandola.
UN CARMELO A BETLEMME
Un giorno disse alla superiora che Gesù voleva un Carmelo a Betlemme. Fu presa sul serio. Pio IX (Beato), che ne seguiva da tempo il caso, autorizzò. Nel 1875, con otto consorelle, eccola in loco. Lei stessa diresse i lavori, che furono eseguiti secondo il progetto da lei medesima ideato. Nel 1878 identico copione, a Nazaret. Nello stesso anno, in bilocazione, fu presente alla morte di Pio IX. E alla successiva elezione di Leone XIII. Quel soldo di cacio semianalfabeta fu capace di far approvare la nuova congregazione dei Padri di Bétharram, missionari da poco fondati da (san) Michel Garicoits, e di far sì che alcuni di loro si trapiantassero in Palestina. Ma ormai le si dava retta, sia per i fenomeni mistici, sia per i consigli infallibili, sia per le perfette spiegazioni teologiche che forniva. Ogni tanto vergava di getto una delicata poesia (lei, ripetiamo, semianalfabeta) e la cantava con qualche struggente melodia di sua invenzione. Il tutto tra estasi, levitazioni, visioni, profezie, bilocazioni, vessazioni demoniache e le immancabili stimmate. E sempre impegnata nei lavori manuali, i soli che, senza aiuti soprannaturali, era in grado di svolgere. Negli ultimi tempi fu udita pregare Dio di chiamarla a Sé. Ma non perché stanca di sofferenze e tribolazioni, no: ormai non ce la faceva più a stare senza di Lui. Fu esaudita nel solito modo, quello che Dio riserva alle anime mistiche che si associano alla Passione di Cristo. Accadde nell'estate di quello stesso 1878. Suor Maria Crocifissa stava portando due secchi d'acqua, uno per mano, agli assetati muratori che lavoravano in giardino. C'era, per terra, una cassetta piena di gerani e Mariam vi inciampò rovinosamente. Impacciata dai secchi, si procurò una brutta frattura a un braccio. Quelli che la sollevarono da terra la sentirono mormorare, quasi con sollievo, che era finita. Il piccolo braccio della piccola suora, rotto in diversi punti, già il giorno dopo sviluppò una cancrena. In soli quattro giorni Mariam Baouardy si congedò da questo mondo. Morì il 26 agosto 1878 nel convento di Betlemme, a trentadue anni.
Nel 1983 san Giovanni Paolo II la dichiarò Beata. In questo 2015 papa Francesco l'ha proclamata Santa. La sua vicenda ci serva per quelle occasioni, nostre o altrui, in cui vien da pensare: «Perché Dio si accanisce così?». Ci sono infatti esistenze particolarmente segnate dalla malasorte, come quella che qui abbiamo raccontato: Mariam conobbe subito il dolore e morì di cancrena, una fine davvero brutta. Ma nel Regno dei Cieli la beatitudine sarà preceduta dal sollievo di vedere finalmente il recto dell'arazzo, quando capiremo perché, con noi o con altri, Dio ha agito come ha agito.
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