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PERCHÉ SONO DIVENTATO CATTOLICO (E SONO FELICE DI ESSERLO): ECCO L'AMERICA CHE NON TI ASPETTI
Il cattolico di Bush: Padre Neuhaus spiega i motivi che stanno trasformando gli Usa in un paese papista
di Roberto Persico
 

Padre Richard Neuhaus è uno dei personaggi più popolari, e più criticati, nel mondo religioso nordamericano. Nato in Canada, figlio di un pastore luterano e pastore a sua volta, nel 1990 è stato accolto dal cardinale O’Connor nella Chiesa cattolica. «Sono diventato il cattolico che ero»: così padre Richard ha sempre commentato quella che non considera una “conversione”, ma l’approfondimento fino alle radici della fede che ha sempre vissuto. Consigliere molto ascoltato di George W. Bush, è noto da un lato per la difesa delle posizioni tradizionali della Chiesa contro le derive postconciliari, dall’altro per la volontà di dialogo cordiale col mondo protestante. Tanto che uno scritto del 1995, Evangelicals and Catholics Together: Toward a Common Mission, è stato accusato di sorvolare su fondamentali questioni di fede per promuovere un programma politico neoconservatore. Ma padre Richard non se ne cruccia, e prosegue il suo lavoro, confortato tra l’altro a lungo dall’amicizia di Giovanni Paolo II. Lo splendore della verità, da poco nelle librerie italiane grazie a Lindau, è l’occasione per farsi un’idea di prima mano. Nel libro Neuhaus racconta la propria vicenda personale, sullo sfondo di quella della religiosità americana. Veniamo così a sapere che negli ultimi tempi la Chiesa cattolica del nuovo mondo ha ricevuto duecentomila convertiti all’anno, che decidono di compiere il passo nonostante l’ostruzione dei tanti preti e suore “maniaci dell’ecumenismo” (“ecumaniaci” li definisce lui) che cercano con ogni mezzo di rimandarli alle chiese di provenienza. E scopriamo anche che le voci dei cattolici a favore dell’aborto, del sacerdozio femminile e simili, così rumorose sui media, sono in realtà sparuta minoranza. Insomma, quella di Neuhaus è una storia personale che può illuminare un lato tanto determinante quanto sconosciuto o frainteso dell’anima della più importante nazione del mondo. Specie oggi che qualcuno non esita a ipotizzare addirittura un possibile avvicinamento di Bush alla fede cattolica.
Padre Neuhaus, in uno dei passaggi del libro scrive di un gruppo di “autentici interpreti” del Concilio Vaticano II che aveva lanciato la raccolta di un milione di firme a sostegno delle proprie proposte, ma in due anni ne aveva racimolate in tutto 34 mila. La Chiesa cattolica americana potrà mai mostrare il suo vero volto oppure questa minoranza “critica” continuerà ad essere promossa come la “vera” Chiesa?
I sostenitori della Chiesa “postconciliare” non sgombreranno il campo tanto facilmente. Tuttavia il cardinale di Chicago Francis George ha affermato di recente che «il progetto di un “cattolicesimo liberal” si è esaurito». Ha ragione, nel senso che quelli che si erano messi contro la tradizione, e specialmente contro il Magistero, ormai sanno di non essere il futuro della Chiesa.
Lei racconta di centinaia di migliaia di conversioni nonostante i tanti cattolici “ecumaniaci”. Ma se la Chiesa fa così poco per guadagnare nuovi fedeli, perché tanta gente è spinta alla soglia di Pietro?
Credo che la verità abbia la sua forza di gravità nell’attirare gente in cerca di una sintesi convincente di fede e ragione. Inoltre, se è vero che i cattolici non sono sfavillanti nella loro opera di evangelizzazione, la maggior parte dei fedeli sono attivamente impegnati, anche se a volte solo con la preghiera, perché determinate persone entrino in piena comunione con la Chiesa. Anche l’esempio di numerosi accademici e intellettuali cristiani non cattolici ha una grande influenza. Un itinerario tipico parte dal retroterra di una delle tante denominazioni protestanti, arriva poi a una tradizione con una più forte dimensione liturgica, come la luterana o l’anglicana, e approda infine al cattolicesimo, come una sorta di post-laurea della carriera scolastica cristiana.
Lei presta molta attenzione all’enciclica Humanae vitae, e il Papa ha appena riaffermato la sua importanza. Pensa che stia arrivando il tempo in cui i cattolici possono riscoprirne il valore profetico?
Sì, è il quarantesimo anniversario della Humanae vitae e una quantità sorprendente di persone dicono che è stata “profetica”. Nel prossimo numero di First things (il mensile diretto da Neuhaus, ndr) ci sarà un lungo articolo di Mary Eberstadt, anche lei un’importante convertita al cattolicesimo, che offre un’ampia rassegna di queste posizioni. Le devastazioni prodotte dall’aborto, dal fallimento dei matrimoni e dalla divisione delle famiglie testimoniano la saggezza dell’Humanae vitae.
Che effetti ha avuto il viaggio del Papa sui cattolici americani o sulla posizione dei non cattolici nei confronti della Chiesa di Roma? E quali altri effetti pensa potrà avere in futuro?
È troppo presto per dire quali saranno gli effetti a lungo termine, ma senza dubbio la visita del Papa è stata un trionfo. Molta gente, e immagino anche lo stesso Pontefice, è rimasta sorpresa dal livello dell’accoglienza. Ma sono stati soprattutto la sua delicatezza, la sua gentilezza e il suo candore a dare alla visita così grande impatto. Grande importanza ha avuto il modo in cui ha affrontato il problema degli abusi sessuali, prima ancora di atterrare in America. «Mi vergogno profondamente»: se i vescovi di qui avessero trovato un modo per dire insieme questa cosa quando scoppiò lo scandalo, nel 2002, sarebbe stato tutto molto diverso. Purtroppo invece i vescovi hanno assunto in generale un atteggiamento difensivo, legalistico e incline all’autodiscolpa, cosa che ha peggiorato la situazione. Speriamo che l’esempio di Benedetto cambi le cose. Ma soprattutto, nei suoi discorsi il Papa ha presentato il Vangelo e la comprensione cattolica del Vangelo come una prospettiva invitante per chi voglia vivere la vita come una grande avventura morale e spirituale.
Pensa che l’atteggiamento dei cattolici sia importante per la politica americana, e in particolare in vista delle prossime elezioni presidenziali?
Certo, ci sono 65 o 70 milioni di americani che si dicono cattolici, e questo è un pacchetto di voti che non può non avere un peso in qualsiasi elezione. Nella misura in cui la visita di Benedetto XVI ha condotto molti cattolici a identificarsi con la Chiesa e con la sua visione del mondo, specialmente per quanto riguarda questioni come la dignità della persona e l’atrocità dell’aborto, non può non avere un impatto significativo sulla politica americana. Al tempo stesso, rafforzerà i rapporti con i protestanti evangelici e altri che su questioni cruciali condividono la visione cattolica.

Richard J. Neuhaus, Lo splendore della verità. Perché sono diventato cattolico (e sono felice di esserlo), 21.00 Euro, 320 pagine, Lindau Edizioni 2008
Sconto su: http://www.theseuslibri.it/product.asp?Id=1692

 
Fonte: fonte non disponibile, 16 Giugno 2008