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« Torna agli articoli di Vincenzo Sansonetti
Rovereto, domenica 5 ottobre 2014. Manca una manciata di minuti alle 16 quando un commando di decine di anarchici vestiti di nero irrompe in piazza Loreto. Hanno il volto scoperto, sanno che nessuno li fermerà e li identificherà. Ingiuriano i presenti, li chiamano «omofobi» e «fascisti», intimano loro di andarsene. Poi cominciano a lanciare uova: un prete è colpito alla tempia, una donna viene strattonata, presa a calci e minacciata. Un altro dei presenti riceve una testata sul setto nasale e finisce in ospedale con la faccia spaccata. Minuti interminabili, poi il blitz finisce e i facinorosi lasciano la piazza, uscendo dal vicolo da dove erano entrati. Un sacerdote colpito alla tempia è portato via dal 118. La polizia arriverà mezz'ora dopo i fatti.
Torino, stesso giorno e stessa ora. Qui le forze dell'ordine invece ci sono e solo il loro impegno straordinario impedisce che un gruppo di esaltati dilaghi in piazza Carignano pronto ad aggredire. Si "limitano" a urlare al megafono tutto il loro odio con insulti, bestemmie e oscenità, galvanizzati dai flash dei fotografi. Una mamma crolla e porta via il figlio di dieci anni da quella gazzarra: a casa il bambino rimarrà in stato di choc per tutto il pomeriggio. Sempre il 5 ottobre, ma siamo a Bologna, nota culla della democrazia. Qui all'assalto si presentano in quattrocento, militanti dei centri sociali, contro cinquanta inermi padri e madri di famiglia. Manganellate a volontà, teste spaccate e sangue, lancio di bottiglie di vetro: una sfiora la testa di una bimba di sei anni. Una mamma che spinge una carrozzina con un piccino di pochi mesi è ricoperta di ingiurie e sputi. A Napoli lancio di uova, solite irriferibili bestemmie urlate al megafono, solita fantasia di volgari insulti, cori osceni e gay che si baciano con ostentazione davanti ai bambini dopo aver gettato anche addosso a loro preservativi pieni d'acqua. A Pisa prendono di mira una madre che ha con sé i cinque figli. Circondano il minore, 11 anni, che legge accanto a uno dei fratelli, e l'apostrofano così: «Che razza di genitori hai che ti portano in questo posto? Fanno schifo i tuoi!». E poi: «Per cosa manifesti? Che ne sai tu dell'amore?»; finché il ragazzino non scoppia in lacrime. E loro, esultanti: «Bene che pianga!».
DA MILANO A POTENZA
Il week end 4-5 ottobre scorso, che ha visto migliaia e migliaia di "Sentinelle in piedi" testimoniare silenziosamente e pacificamente in difesa della vita, della famiglia, della ragione e della dignità umana in un centinaio di città italiane, grandi e piccole, da Milano a Ivrea, da Pisa a Lucca, da Genova a Potenza, segna un punto di svolta nella nostra storia recente. In quei due giorni si sono fatte le prove generali per una dittatura ideologica forse non paragonabile a quelle che abbiamo visto all'opera nel XX secolo, ma non meno pericolosa e distruttiva: la dittatura nichilista-relativista-genderiana che non disdegna all'occorrenza l'uso della violenza fisica, ma soprattutto intende mettere a tacere le coscienze, limitare la libertà di espressione, scandalizzare e corrompere gli innocenti, lacerare il tessuto più profondo della società italiana, ridicolizzare e irridere la radicata tradizione religiosa del Paese. Complici l'acquiescenza, anzi la malcelata soddisfazione dei mass media, e la reazione tiepida, quasi infastidita, di larga parte degli ambienti cattolici. Ma nello stesso tempo quel week end di pesanti insulti e feroce accanimento ha segnato l'affacciarsi sulla scena di un movimento spontaneo, imprevisto, ma coraggioso, trasversale, capace di mobilitare la gente e in continua e inarrestabile crescita, con un effetto domino che stupisce.
IN DIFESA DELLA LIBERTÀ
Ma chi sono le Sentinelle in piedi? E che cosa fanno in concreto? Si dispongono in una piazza preventivamente richiesta in modo ordinato, a scacchiera, a poca distanza uno dall'altro: silenziosi, hanno un libro in mano e guardano tutti nella stessa direzione. Restano così per un'ora, senza preoccuparsi delle provocazioni, senza rispondere alle domande (sciocche) dei giornalisti. Possono essere poche decine o centinaia, a seconda della città e dell'ampiezza della piazza. La muta protesta ha come scopo primario di fermare il disegno di legge Scalfarotto contro l'omofobia, passato alla Camera il 19 settembre 2013 e ora in discussione alla Commissione Giustizia del Senato, che contiene inaccettabili norme liberticide. Se approvato, chiunque affermi — ad esempio — che un bambino per crescere ha diritto a un papà e a una mamma, potrebbe essere denunciato e condannato, rischiando una pena di 18 mesi e oltre di carcere. Le Sentinelle sono gente comune, giovani e anziani, famiglie intere con bambini, operai e intellettuali, studenti e casalinghe, senza striscioni e vessilli da sbandierare, accomunati solo da un forte senso civico e dal desiderio di difendere il supremo bene di un popolo: la libertà. Nate quasi per caso il 4 agosto 2013, quando a Brescia c'è stata la prima coraggiosa "veglia", le Sentinelle oggi sono sparse in tutta Italia, una "rete" spontanea senza capi e priva di una struttura organizzata: esiste solo un coordinamento minimo, essenziale.
L'ITALIA NON È OMOFOBA
Sono state etichettate, le Sentinelle, in tutti i modi: branchi di integralisti religiosi, guardiani della tradizione, fanatici dei valori, attivisti ultraconservatori, sedicenti paladini della libertà... Mosse da una frase di san Giovanni Paolo II («Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana è minacciata!»), si presentano semplicemente come «una resistenza di cittadini che vigila su quanto accade nella società e sulle azioni di chi legifera, e scende in piazza per denunciare ogni occasione in cui si cerca di distruggere l'uomo e la civiltà». Sono aconfessionali, anche se molti si professano cattolici, e sono apartitiche. Sono rispettose dei diritti di tutti, e non discriminano in base all'orientamento sessuale: con loro manifestano pure omosessuali dichiarati. Infine ritengono, le Sentinelle, che le norme esistenti siano più che sufficienti per garantire il rispetto e tutelare i diritti dei gay.
Che l'Italia non sia affatto un Paese omofobo lo documentano numerose ricerche. Per il Pew Research Center di Washington, tra i più autorevoli istituti di statistica americani, il nostro è l'ottavo Paese più tollerante al mondo; è addirittura al quarto posto tra quelli che hanno fatto i maggiori passi avanti nell'accettazione dell'omosessualità negli ultimi sei anni. Ed è tra i primi dieci più "gay friendly": 74 italiani su 100 si dichiarano non ostili agli omosessuali. La conferma sta nel fatto che due governatori di regioni del profondo Sud, la Puglia e la Sicilia, sono apertamente gay: Vendola e Crocetta; regolarmente eletti dai cittadini.
QUALE FUTURO?
Quale sarà il futuro delle Sentinelle? Che sbocco avrà la loro silenziosa e tenace mobilitazione? Prematuro dirlo. Ma forse lo possiamo intuire guardando al movimento francese cui si sono ispirati e che ha lo stesso nome: Veilleurs debout. Nati per iniziativa di cinque giovani ad aprile 2013 come costola di Manif pour tous, per opporsi all'approvazione della legge Taubira sul matrimonio tra persone dello stesso sesso, vegliano ogni settimana per le strade e nelle piazze di Francia, spesso di fronte ai luoghi del potere. Sono in prevalenza ragazzi: nei loro sit in cantano e leggono i classici. Potrebbero costituire l'ossatura della futura classe dirigente, un ritorno alla difesa dell'umano dopo l'ubriacatura ideologica degli ultimi anni. La differenza più rilevante con le Sentinelle è che queste sono (per ora) difese dalle forze dell'ordine, mentre Oltralpe sono i Veilleurs a essere guardati a vista come criminali e a volte attaccati dalle forze dell'ordine. In Francia le norme contro l'omofobia sono già operanti.
Nota di BastaBugie: per ulteriori informazioni sul reato di omofobia e la battaglia che c'è stata in Francia e cosa si muove anche in Italia, clicca qui sotto
https://www.bastabugie.it/it/contenuti.php?pagina=utility&nome=_la_manif_pour_tous_reato_di_omofobia_scalfarotto_matrimoni_gay
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