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Gli infortuni possono capitare a chiunque, anche alla UAAR, l'Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti che apre una sezione del suo sito, come motto, con le parole di Denis Diderot: "I preti hanno ucciso molti filosofi. I filosofi non hanno ucciso mai preti".
C'è da sorridere amaro: Diderot morì nel 1784, dunque solo cinque anni prima della Rivoluzione francese, le cui origini e cause stanno proprio nelle teorie dei "filosofi", di cui Diderot fu una sorta di principe. È a lui, al suo lavoro incessante, che si deve quella Encyclopedie che è la summa dell'Illuminismo anticristiano, è a lui che si devono libri e pamphlet - spesso stampati anonimi e diffusi in tutta Europa - che chiedevano di far piazza pulita di re, di religioni, di tradizioni.
LA SANGUINARIA ED ELITARIA RIVOLUZIONE FRANCESE
Solo qualche ingenuo crede ancora che la Rivoluzione con la maiuscola, quella che fu modello di ogni altra, sia nata dal popolo, dalle sue sofferenze, dalla sua disperazione. Quella catastrofe fu voluta, annunciata, preparata e poi gestita dai molti intellettuali (spesso aristocratici) che si riunivano negli eleganti salotti di Parigi per dare sfogo alle loro utopie. Le quali, lo sappiamo bene, sboccarono inevitabilmente in un terrore omicida come mai si era visto, inventando addirittura una macchina per decapitare in fretta e molto: la mannaia del boia non bastava più per le esecuzioni in serie, da ogni alba a ogni tramonto. Ebbene le vittime privilegiate dei "filosofi" al potere furono proprio i preti: si giunse sino a proclamare la déchristianisation, con la devastazione e la chiusura di tutte le chiese, con il massacro in massa del clero, addirittura con il cambio del nome di ogni città o paese che ricordasse la religione. Alla faccia, dunque, delle parole edificanti di Diderot: in pochissimi anni i "filosofi" e le loro teorie uccisero religiosi in misura tale da superare largamente ogni cifra di duemila anni di cristianesimo.
Ma la Rivoluzione francese non fu che l'inizio: non fu forse un filosofo, Karl Marx, al cui ateismo, una volta giunto al potere, si devono le innumerevoli stragi di credenti - in mezzo mondo, non solo in Russia - che ben conosciamo? E Nietsche, filosofo anch'egli (e tra i più influenti, nel suo delirio tra lucidità e follia) non è alla base del pensiero del nazionalsocialismo che, nella Polonia occupata, fece strage di sacerdoti e si riprometteva di fare altrettanto a guerra vinta in tutti i Paesi conquistati?
UNA PRESA IN GIRO
Insomma, il motto edificante degli Atei e Agnostici Razionalisti è una presa in giro, una specie di barzelletta di pessimo gusto. Meglio cambiarlo con qualcosa di più credibile. Anche perché, a rendere ancor più grottesco il caso, c'è quello che avvenne prima e dopo la morte di Diderot. Successe cioè che - seguendo le orme di Voltaire e di altri nemici implacabili verso l'"infame da schiacciare", come definivano fede e Chiesa - il Nostro, avvicinandosi la fine, stese una falsa dichiarazione di pentimento e di riscoperta della religione. Senza quell'apocrifo, la salma sarebbe stata messa nella fossa comune dei miscredenti e non sepolta in una chiesa. E infatti, esalato l'ultimo respiro, il filosofo fu inumato in un sarcofago in pietra che aveva fatto erigere nella parrocchia parigina di San Rocco. Ma pochi anni dopo giunse quella rivoluzione che aveva auspicata di cuore e preparata senza badare a fatiche e spese (era ricco, in quanto finanziato da Caterina II di Russia, imperatrice "illuminata") e la canaille, le bande di giacobini che giravano per la città massacrando preti, frati, suore e distruggendo luoghi sacri, se la prese anche con il tempio di San Rocco. Tutto fu devastato, persino i sepolcri furono aperti e cadaveri e scheletri gettati fra i rifiuti: compresi i resti di colui che aveva sognato proprio chi facesse piazza pulita dei segni cristiani. Così, in quel Pantheon creato dalla Rivoluzione - sconsacrando la chiesa appena terminata di Santa Genoveffa, patrona di Parigi - in quel Pantheon dove sono deposti e onorati i "grandi" secondo il laicismo francese, c'è sì un sepolcro per Diderot. Ma con un macabro trucco: dentro non c'è nessuna bara. E, questo, grazie alla "sua" Rivoluzione.
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