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IL GENOCIDIO DI CUI NESSUNO PARLA: 400 MILIONI DI ABORTI IN CINA (IMPOSTI DALLA LEGGE DEL FIGLIO UNICO)
L'Unione europea e Obama, che si prendono i premi Nobel per la pace, non si sognano nemmeno di inviare al regime cinese un vagito delle loro diplomazie
di Antonio Socci
 

Quella dei regimi comunisti, nel mondo, è una carneficina senza fine, che però continua a lasciare tutti indifferenti. Non sappiamo se il prossimo loro crimine sarà una guerra atomica scatenata in Asia dalla Corea del Nord, come si teme in questi giorni.
Ma si sa che l'ultimo orrore è stato perpetrato e quantificato nei giorni scorsi dal regime cinese, protettore di quello nordcoreano, passando quasi inosservato, sebbene si tratti di un numero di vittime oceanico, senza eguali nella storia.
Due settimane fa il Ministero della Salute di Pechino – con i toni trionfali di chi rivendica un grande successo – ha comunicato che negli ultimi quarant'anni, cioè in pratica da quando è stata imposta la famigerata legge sul figlio unico, sono stati fatti in Cina quasi 400 milioni di aborti.
 
RAGIONERIA DELL'ORRORE
Il dato diffuso dalle agenzie parla infatti di 336 milioni di aborti (13 milioni nel solo 2012) a cui si dovrebbero sommare – dice l'agenzia Agi China – "403 milioni di donne sottoposte (spesso con la forza) all'introduzione di dispositivi anticoncezionali intrauterini" (le spirali in una certa percentuale hanno anch'essi effetti abortivi).
E' vero che non si riesce nemmeno a focalizzare col pensiero una strage così immane. Infatti, secondo una cinica affermazione attribuita a Stalin, un morto è una tragedia, milioni di morti sono una statistica.
Tuttavia ci troviamo di fronte a una cifra che deve sconvolgere: basti solo pensare che l'intera Seconda guerra mondiale fece 50 milioni di morti (compresi bomba atomica e lager).
Marcello Flores, nel libro "Tutta la violenza di un secolo", parlando appunto del secolo XX, indica la Seconda guerra mondiale, "con i suoi cinquanta milioni di morti" come "l'evento più distruttivo del XX secolo e forse della storia umana".
Ebbene con la notizia diffusa dal regime cinese – per numero di vite umane soppresse – siamo davanti a quasi otto volte la Seconda guerra mondiale.
E' la più colossale strage di vite umane che sia mai stata compiuta da uno Stato. Infatti in questo caso si tratta di un orrore di stato perché non siamo di fronte ad aborti volontari, ma perlopiù imposti per legge dal regime, non di rado con modalità feroci.

ORRORE QUOTIDIANO
Con 1500 aborti ogni ora le storie orribili sono all'ordine del giorno. Il mese scorso è trapelata la vicenda di una donna di 33 anni e del marito, che vivono nella provincia orientale dell'Anhui.
Avevano già un figlio, ma lei è rimasta di nuovo incinta. Per il regime questo nuovo bimbo era illegale.
Così i due hanno provato a nascondere la gravidanza, che era già al settimo mese, quando un vicino ha fatto la spia e sono arrivati i funzionari.
Per far vivere il bambino il regime pretendeva una multa salatissima che i genitori non erano in grado di pagare così venerdì 22 marzo la donna è stata presa a forza e su ordine delle autorità è stata fatta un'iniezione letale al bambino nel suo grembo.
Il piccolo era totalmente formato e – se non fosse stato soppresso con quell'iniezione – poteva già nascere vivo. Il padre disperato ha fatto una foto al corpo del piccino e l'ha postata su internet facendo grande impressione.
Anche la giovane Feng Jianmei, nella regione dello Shanxi, era al settimo mese di gravidanza. Si era opposta ai funzionari del Family planning arrivati mentre era sola in casa (il marito era a lavoro).
Così fu picchiata e trascinata su un veicolo. Costretta ad abortire poi si trovò il piccolo corpo del figlio nel letto vicino.
Sono storie da un mare di orrore. Chai Ling, coraggiosa voce del dissenso, ha denunciato: "E' il più grande crimine contro l'umanità attualmente in atto, lo sventramento segreto e inumano di madri e figli, un Olocausto infinito che va avanti da trent'anni".
La caratteristica orripilante della tragedia cinese è proprio l'obbligatorietà degli aborti. Questo fra l'altro dovrebbe trovarci tutti unanimi nella condanna.

MIOPIA E INDIFFERENZA
Perché pure i radicali – che hanno sull'aborto le loro idee – si trovano a condannare l'aborto imposto dal regime alle donne cinesi (ricordo di aver sentito Massimo Bordin su Radio radicale). Ma dunque perché, di fronte alle cifre oggi emerse, nessuno denuncia quest'immane carneficina?
Oltretutto la disumanità del regime che sbandiera questa "statistica" come un successo è pure miope perché la voragine demografica che si è così prodotta sta provocando e provocherà in futuro una destabilizzazione, anche economica, oltreché negli equilibri sociali, dalle conseguenze incalcolabili (peraltro, siccome si è trattato perlopiù di un femminicidio, oggi in Cina c'è un eccesso di quasi 40 milioni di maschi e si ricorre a una "importazione" di donne dai paese vicini).
Quello che più colpisce – a distanza di alcuni giorni dalla diffusione della notizia – è l'assoluta indifferenza del mondo.
La Cina sta marciando a tappe forzate verso il traguardo di prima potenza mondiale e nessuno si permette di eccepire di fronte all'orrore.
L'Onu che – con la sua Commissione dei diritti umani – solo due mesi fa ha condannato Israele per gli insediamenti in Cisgiordania invitando la comunità internazionale a valutare perfino sanzioni economiche e politiche contro Gerusalemme, ha forse proferito parola su quei 330 milioni di vite umane soppresse dal regime cinese? No, niente.
E l'Europa dove magari si solleva un caso contro il governo dell'Ungheria in cui non è stata fatta alcuna strage? E i paesi europei, così sensibili ai diritti umani da scatenare addirittura una guerra contro la Libia di Gheddafi che ha portato al rovesciamento del regime?
E un uomo di principi umanitari e di fede cattolica come Romano Prodi – che è stato presidente della Commissione europea e oggi rappresenta l'Onu in Africa – ha forse alzato la sua voce indignata contro una simile tragedia di Stato?
Non ce ne siamo accorti. Eppure Prodi ha rapporti storici con la Cina, come pochi altri leader occidentale (è anche professore alla Ceibs – "China Europe International Business School" – a Shanghai).
Nel sito internet di Prodi c'è il resoconto del suo ultimo viaggio a Pechino, nel gennaio scorso, durante il quale, secondo Radio Cina Internazionale, "il membro dell'Ufficio politico del Comitato centrale del PCC Li Yuanchao ha positivamente valutato le relazioni sino-italiane e sino-europee… Dal canto suo, Prodi ha altamente apprezzato gli enormi risultati dello sviluppo acquisiti dal PCC alla guida del popolo cinese. Egli ha aggiunto che i vari ambienti italiani guardano con attenzione al rafforzamento delle relazioni con la Cina, e continueranno ad impegnarsi per promuovere lo sviluppo dei rapporti fra Italia e Cina e fra Europa e Cina".
 
APPELLO
Dunque Prodi ha "altamente apprezzato" gli "enormi risultati" conseguiti dal Partito comunista cinese. Ma non si potrebbe far sapere ai compagni cinesi che quella legge di cui menano vanto ha provocato un orrore incommensurabile e inaccettabile?
Non si potrebbe sommessamente osservare che un genocidio di 336 milioni di vite umane innocenti è il più vasto crimine della storia che sia stato commesso da uno Stato?
Il presidente Prodi, che da sempre professa saldi principi democratici, la difesa rigorosa dei diritti umani e ha una visione della società improntata a forti valori morali, non ritiene che una simile carneficina meriti almeno una parola di protesta?
E così l'Unione europea e Obama che si prendono i premi Nobel per la pace, ma non si sognano nemmeno di inviare al regime cinese un vagito delle loro diplomazie.
Il cosiddetto mondo democratico digerisce tranquillamente, nella più completa indifferenza, l'orrore. Come l'opinione pubblica: lo facciamo continuando a rappresentarci come anime pure, progressiste e piene di ideali umanitari.
L'antico silenzio degli intellettuali e dei media sui crimini del comunismo si somma oggi alla tranquilla accettazione della Cina comunista come nuovo potere planetario, con genocidi annessi.
Cosa diranno di noi i posteri?

 
Fonte: Libero, 07/04/2013