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HOLLANDE VIETA DI BOCCIARE GLI ALUNNI A SCUOLA
Garantendo il 6 politico la Francia risparmia soldi, ma trasmette la falsa idea che impegnarsi o non impegnarsi è la stessa cosa
di Tommaso Scandroglio
 

Il governo francese è sceso in campo per tutelare una specie che non era certo a rischio di estinzione: quella degli asini. Non stiamo parlando del quadrupede della famiglia degli equidi, ma del bipede umano con quaderni e cartella che sta allo studio come Al Qaeda sta alla pace nel mondo.
Hollande ha deciso: vietato bocciare per legge. Così recita il primo articolo della "Legge di rifondazione" attinente alla riforma della scuola e attualmente all'esame dell'Assemblea nazionale: "Nel quadro dell'acquisizione di conoscenze, competenze e metodi prevista alla fine del ciclo e non più dell'anno scolastico, far ripetere un anno dev'essere eccezionale". Tale emendamento è stato proposto dal Ministro dell'educazione nonché filosofo e membro del partito socialista Vincent Peillonche, noto anche per aver proposto la liberalizzazione delle droghe considerate erroneamente "leggere". La modifica è stata più radicale rispetto al testo originale che timidamente consigliava di "proseguire la riduzione progressiva" dei ripetenti.
La decisione di premiare l'ignoranza di Stato era nell'aria sin dal 2010, quando l'allora Ministro dell'educazione fece girare una circolare nelle scuole ammonendo che la bocciatura "costituisce l'ultima risorsa", monito fatto proprio anche dall'OCSE nel 2011. E' questione tutta di numeri. In Francia uno studente su tre viene bocciato (contro la media mondiale di uno su sette, ci fanno sapere gli esperti: ma sorge il sospetto che le scuole del Congo e simili alterino la media in modo significativo). Questo studente che rimane parcheggiato tra le pareti delle scuole pubbliche oltre il tempo ordinario pesa assai sulle casse dello Stato: 2 miliardi di euro ha segnato il parchimetro scolastico nel 2009. La soluzione è facile: amnistia per tutti e la spending review sorriderà soddisfatta.
Ma al di là di biechi motivi di utilità pecuniaria, domandiamoci da quali radici culturali nasce questa iniziativa del governo Hollande. In primo luogo il motto "vietato vietare" di sessantottina memoria è vivo e vegeto: è fatto divieto di bocciare. Questa idea che la sanzione sia cosa brutta e sporca nasce da un'altra idea: che il dovere – il cui non rispetto fa scattare la sanzione – sia a sua volta brutto e sporco. Nella famigerata "Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino" del 1789 i rivoluzionari francesi avevano stilato un ricco catalogo dei diritti dell'uomo, ma si erano scordati di inserire un solo dovere. Tutte pretese, nessun obbligo, perché gli obblighi vincolano la libertà che deve essere invece assoluta e piena. L'invito a non bocciare sottintende dunque il principio che studiare e apprendere per il ragazzo non è un dovere. Se fosse un dovere sarebbe più che legittimo bocciare.
In secondo luogo Hollande nuovamente dà prova di essere un utopista. Avevamo già parlato in un precedente articolo ("Hollande elimina la razza dalla costituzione") di come l'inquilino dell'Eliseo volendo eliminare il termine "razza" dalla costituzione mirasse a far sparire anche il razzismo. Anche in questo caso pare che un articolo di una legge possa per magia essere sufficiente per far sparire gli ignoranti. Un mondo perfetto studiato a tavolino, ma che mai esisterà. Infatti la norma di Hollande non farà altro che nascondere sotto il tappeto uno stuolo di fannulloni. Invece il merito o il demerito di uno studente è questione complicatissima che non può essere decisa a priori, in modo generale ed universale con una legge, bensì attraverso la valutazione del docente, cioè di chi giorno dopo giorno sta con lo studente e può valutare con cognizione di causa i suoi talenti, le sue difficoltà oggettive, le sue pigrizie e moltissime altre circostanze concrete che non si possono prevedere con un norma, in astratto.
Inoltre per lo spirito egualitarista che anima questa legge – questa sì da bocciare – far ripetere l'anno è fonte di discriminazione. La livella rosso-progressista vuole allineare – ovviamente verso il basso – il merito e il demerito, il genio e l'insipiente, il talentuoso e lo scemo. Tutti sullo stesso piano. L'aver studiato e ancor di più il dimostrare di eccellere stona con una malsana idea di uguaglianza. Bocciare è atteggiamento ostile verso il minus habens, la nuova figura del proletariato contemporaneo. Bocciare poi sta alla scuola come licenziare al posto di lavoro. Tenuto fermo il fatto che in questo secondo caso le garanzie per ovvi motivi devono essere maggiori, l'inamovibilità dalla sedia a scuola, il posto fisso in aula rimanda all'idea di uno Stato assistenzialista il quale che tu faccia bene o male comunque e sempre come una mamma ti verrà in soccorso e ti assicurerà che niente mai cambierà per te.
Far ripetere l'anno inoltre per gli allergici ai principi non negoziabili ha il sapore di un atto moralista: sarebbe come squalificare la persona dello scolaro, imporgli una sanzione di carattere etico, affliggerlo con un giudizio che investe le sue scelte personali. Ma il compito della scuola, tanto più quella pubblica, non è quello – così si sostiene – di giudicare bensì di aiutare ed educare. Una seconda e terza chance se la meritano tutti, perché tutti in fondo sono buoni.
La repulsa nel fermare per un anno o più l'iter scolastico del ragazzo poi nasce anche da un atteggiamento poco virile verso i bambini e gli adolescenti che non vengono considerati piccoli uomini responsabili per le loro azioni o omissioni: se non hai studiato e non sai ne paghi le conseguenze. Ma fragili statuine di porcellana che non reggerebbero all'urto psicologico di una bocciatura. In realtà quest'ultima, se motivata, rafforza il carattere, riaccende un sano orgoglio, fa crescere in umiltà. La cieca indulgenza rende invece imbelle il ragazzo, rammollisce la sua volontà, lo deresponsabilizza, incentiva la violenza perché tutto è dovuto e guai a non darglielo, e lo consolida nella certezza che future mancanze saranno sempre perdonate.
Il colpo di spugna sulle pagelle degli scolari francesi andrà senza dubbio a detrimento loro e della società. Bocciare è anche invitare a prendere altre strade. Claudio Abbado, genio della bacchetta, voleva fare il pianista ma si ritrovò in una classe di geni e a malincuore optò come ripiego per la direzione di orchestra. Non ce ne dogliamo e crediamo nemmeno lui. Perché tutti quelli che iniziano la corsa alle elementari la devono concludere necessariamente all'università cinti in capo da una corona di lauro? C'è in giro la strana idea che i lavori manuali siano meno dignitosi di quelli intellettuali. E chi lo dice? Esiste anche un'intelligenza pratica. Lo stesso Nostro Signore si guadagnava il pane facendo il carpentiere e non il sacerdote nel Tempio. Non tutti – è un dato di fatto – hanno una forma mentis per fare il medico, l'avvocato, l'ingegnere. Come non tutti – altro dato di fatto - hanno una forma mentis per fare il meccanico o l'operaio.
E poi per la collettività il "vietato bocciare" di Hollande è un boomerang pericolosissimo. Questo garantismo tra i banchi di scuola partorirà dei mostri tra i professionisti del domani. Bocciare è un metodo di prevenzione utilissimo per scampare a future tragedie. Il medico che per una grave disattenzione ha lasciato i ferri nel vostro stomaco durante un'operazione, è arrivato a questo risultato non per uno sfortunato caso, ma perché per anni non ha studiato con attenzione, per anni gli è stata condonata qualsiasi negligenza. Quella letale disattenzione professionale è maturata lungamente e lentamente – come cronaca di una morte annunciata – all'ombra dell'indulgenza colpevole di uno stuolo di docenti permissivi.
Da ultimo la progressiva cancellazione dell'espressione "Non ammesso" sui quadri scolastici di fine d'anno contribuirà ad abituare le giovani generazioni all'impunità sia su questa terra che nell'Aldilà. Se qui non paghiamo per i nostri errori verrà poi difficile credere che una volta chiusi gli occhi per sempre ci sarà un Dio che ci boccerà per le nostre condotte malvagie. E lì, ahinoi, invece l'anno si ripeterà all'infinito.

 
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 09-09-2013