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Nulla più che un’ipotesi accademica. A un secolo e mezzo esatto dalla pubblicazione dell’Origine della specie di Charles Darwin, l’evoluzionismo risulta una teoria scientifica ampiamente confutata e carica di gravissime conseguenze etiche, quali la giustificazione dell’aborto, dell’eutanasia e dell’eugenetica in generale.
Lo scorso 23 febbraio, fuori dal grande coro di compiaciute celebrazioni dei 150 anni dell’Origine della specie (coincidenti con il bicentenario della nascita di Darwin), un gruppo di scienziati, filosofi ed accademici si è riunito a porte chiuse presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche. Dagli atti del convegno è scaturito il volume Evoluzionismo: il tramonto di un’ipotesi (Cantagalli, 2009), antologia curata e introdotta dal Vice-presidente del CNR, Roberto de Mattei e comprendente testi di Josef Seifert, Alma von Stockhausen, Guy Berthault, Jean de Pontcharra, Joseph Holtzschuh, Hugh Miller, Thomas Seiler, Pierre Rabischong, Maciej Giertych, Hugh Owen e Dominique Tassot. Il saggio è stato presentato lo scorso 6 novembre all’Hotel Columbus, nei pressi del Vaticano.
La tavola rotonda è stata aperta dal giornalista Marco Respinti, collaboratore di “Libero” e già caporedattore de “Il Domenicale”. Respinti ha sottolineato che, per la sua evidente inconsistenza scientifica, l’evoluzionismo è da considerarsi «meno che un’ipotesi: esso è una semplice affermazione». Il serio problema costituito dalla teoria di Darwin è che essa «sfugge al metodo scientifico nel senso galileiano del termine. Ciò che manca, in primo luogo, è l’oggetto della teoria». «Inoltre – ha proseguito Respinti – l’evoluzionismo afferma che talune specie sono apparse sulla terra casualmente e che determinate specie sono discese da altre: tutte queste asserzioni non sono vagliabili scientificamente, né tantomeno sono sperimentabili in laboratorio».
Il biologo Pierre Rabischong, professore emerito alla facoltà di Medicina dell’Università di Montpellier, dopo aver fornito una sintesi storica della teoria evoluzionista, ha citato i suoi principali critici. A partire dal sedimentologo Guy Berthault, il quale ha dimostrato che i tempi di stratificazione delle rocce e dei fossili sono molto più rapidi di quelli indicati dagli evoluzionisti. Inoltre una componente fondamentale del pensiero di Darwin era il teorema della “mutazione”, tuttavia il genetista Maciej Giertych sostiene che «è impossibile trovare un solo esempio di mutazione positiva in tutta la storia dei sistemi viventi». Argomentazioni come queste dimostrano che «l’evoluzione del vivente non è scientificamente provata e l’evoluzionismo rimane un’ipotesi» ormai destinata ad essere «inclusa nella storia delle scienze naturali», ha aggiunto il professor Rabischong.
A conclusione della conferenza, il professor Roberto de Mattei ha esposto una critica all’evoluzionismo sul piano filosofico, etico e teologico. Secondo il Vice-presidente del CNR, a differenza di altre ideologie otto-novecentesche, l’evoluzionismo è rimasto in voga, in quanto perfettamente in linea con il “materialismo relativista”, discendente diretto del “materialismo dialettico” di Marx ed Engels. «Il socialismo reale – ha proseguito de Mattei – è crollato, con il Muro di Berlino, vent’anni fa, ma il suo nucleo dottrinale, il cuore ideologico del comunismo, il materialismo dialettico, è sopravvissuto e il suo nome oggi è evoluzionismo». Legati a doppio filo all’evoluzionismo darwiniano sono anche la “teofobia” e la “Cristofobia”, naturali conseguenze della «radicale negazione di ogni verità metafisica, a cominciare dall'esistenza di un Dio creatore dell’universo». Alla conferenza, particolarmente affollata, oltre al Presidente Marcello Pera, hanno partecipato numerosi prelati, ambasciatori e giornalisti.
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