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Alte cortine fumogene sono state alzate a danno del progetto di legge polacco che mira da una parte a mandare in soffitta la vecchia legge che consente di sopprimere il feto in alcune circostanze e su altro versante a qualificare l'aborto come reato. Cortine fumogene sparse sui media per adulterare il reale contenuto del testo di legge che, come appuntavamo settimana scorsa, ha ricevuto l'appoggio del governo e quindi potrebbe avere serie possibilità di diventare legge a tutti gli effetti.
CONFUSIONE INIZIALE
Qualche sbavatura dei media popolari ed imperfezione nella comunicazione da parte dei proponenti il disegno di legge, in merito al tenore letterale di alcuni passaggi dello stesso, hanno un poco contribuito alla confusione sull'effettivo significato della proposta di legge.
E così alcuni commentatori che hanno voluto, anche in buona fede, analizzare il testo sono caduti in errore su certi aspetti dello stesso, ad esempio - come è accaduto al sottoscritto - ritenendo che il disegno di legge riconoscesse un diritto soggettivo ad abortire nel caso in cui la donna fosse in pericolo di vita. Avuta in mano invece la traduzione in lingua inglese della proposta di legge, traduzione ufficiale diffusa da Ordo Iuris, uno dei soggetti che ha preparato il testo presentato al Parlamento, si è compreso che l'aborto procurato non è mai qualificato come diritto.
L'articolato di legge, come accennato, è tutt'ora in fase di definizione e quindi ci sarà tempo per successive limature, modifiche e interventi perfettivi sul testo. Chiariti quindi alcuni aspetti della proposta, si può concludere la sua ratio si ispira ai principi di legge naturale e futuri aggiustamenti tecnici saranno sperabilmente tesi ad uniformare a tale ratio tutto il corpus di questa nuova legge. Se la norma vedesse la luce, questo fatto assumerebbe un significato giuridico, politico, culturale e di fede di enorme portata per più motivi. In primis sarebbe la prova che una legge a tutela della vita e che non fa sconti alla verità morale sull'aborto può essere varata in un parlamento di un Paese europeo.
NESSUN COMPROMESSO SUI PRINCIPI NON NEGOZIABILI
Il mantra ripetuto da tempo immemore da innumerevoli uomini politici sedicenti cattolici di molti stati, il quale recita che sui principi non negoziabili un compromesso è invece ineludibile, apparirebbe immediatamente come una palese menzogna. Posto che il risultato si ottenga, la Polonia proverebbe con i fatti che leggi integralmente giuste sui beni indisponibili possono essere promulgate.
In secondo luogo questa proposta di legge - anche se alla fine fosse bocciata - fa comprendere che i tempi sono maturi per tentare di far scrivere nero su bianco in una norma varata da una parlamento che l'aborto è un omicidio. Chi sostiene che tali proposte sono destinate a naufragare alla prima raffica di vento, perchè il contesto culturale e sociale non è ancora pronto per accogliere e sostenere leggi contro l'aborto, è sconfessato da ciò che sta accadendo in Polonia. Un governo ci mette la faccia e offre il suo sostegno per tutelare la vita nascente con una legge che non è anocronistica ma che invece forse esprime un sentimento pro-life il quale, a differenza del passato, inizia a diffondersi e a permeare le coscienze di molti. Non una legge che riflette un ideale platonico disincarnato dal tessuto sociale, ma probabilmente una legge che fa eco a certe nuove sensibilità culturali, sociali e religiose.
Terzo aspetto rilevante: il portato culturale, morale e spirituale della fede cattolica entra in un'aula di parlamento. In un comunicato del partito nazional-conservatore Diritto e giustizia (Prawo i Sprawiedlywosc - PiS) che appoggia la nuova norma così possiamo leggere: «Dobbiamo e vogliamo restaurare il primato dei valori cristiani di difesa della vita, e distanziarci dal comodo mainstream dell'Europa secolarizzata. È la promessa fatta agli elettori: ritorno alle tradizioni cristiane».
UNA FEDE NON NASCOSTA
La fede come tronco e rami da cui fiorisce il bene comune. Una fede non nascosta e mimetizzata sotto i panni di vaghi "diritti civili", ma una fede che viene riconosciuta come fonte di ogni giustizia anche umana. Ultimo motivo, tra i molti, per cui questa proposta di legge è letteralmente rivoluzionaria. La Polonia viene da una legge abortista, eppure sta facendo dietro front. Siamo abituati da decenni a scivolare lungo il piano inclinato che conduce al male. Il divorzio ha portato al divorzio express.
L'aborto ha condotto alle pillole abortive. La fecondazione artificiale omologa ha aperto le porte a quella eterologa, all'utero in affitto, alle sperimentazioni sugli embrioni. Il testamento biologico è stato in molti paesi anticamera per l'eutanasia. Il riconoscimento giuridico delle convivenze ha partorito i "matrimoni" omosessuali. E così via. Forse per la prima volta in modo così eclatante qualcuno è riuscito ad invertire l'inclinazione di questo piano, anzi a ribaltarlo.
CAMBIARE SI PUÒ
La proposta di legge polacca allora è la prova provata che cambiare si può, è la confutazione dell'atteggiamento pessimista - spacciato come sano realismo - il quale predica, anche in casa cattolica, che indietro non si torna e ci dobbiamo tenere per sempre le nostre leggi su aborto, fecondazione artificiale, "nozze" gay et similia. Solo pensare l'opposto è poco prudente ed indice di una ingenua psicologia tendente al fantastico e alla creduloneria. Atteggiamenti che tra l'altro denotano mancanza di fede in Dio il Quale tutto può. Lo stesso spirito che ha animato i proponenti di questa novella legislativa è anche quello degli organizzatori e partecipanti la prossima Marcia per la Vita.
Questa non è un colorato happening di nostalgici dei valori non negoziabili di ratzingeriana memoria, non esprime un manifesto infarcito di mere dichiarazioni di lodevoli intenti, non vuole appiattirsi e scolorarsi a manifestazione simbolica perché tutto rimanga come prima. Ma vuole affermare con forza che cambiare si può, che l'aborto è un delitto e che tale deve essere considerato anche dal nostro legislatore. La speranza pare che da oggi parli polacco.
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