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Il fatto di chiamarsi come la comprimaria «buona» di Via col vento, quella interpretata da Olivia de Havilland, non le è valso un minimo di considerazione positiva da parte della stampa. La quale, orfana di Hillary e perciò rosicona, l'ha inchiodata alla parte di «moglie di Trump», perciò da denigrare e, quando proprio non si può, snobbare. All'indomani della trionfale elezione di The Donald le prefiche democratiche si lanciarono subito nel loro sport preferito, la demonizzazione dell'avversario politico.
Ero in un grande magazzino di cinesi che tenevano la radio ad alto volume per la gioia (si fa per dire) dei clienti, e sentii uno di quei programmi in cui i conduttori, tra una musica e l'altra, cazzeggiano tra loro credendo di essere divertenti, o leggono tweet e sms inviati dal pubblico, i quali tweet e sms sono sempre, chissà perché, in linea ideologica con la trasmissione. Ebbene, la battuta più fine all'indirizzo di Melania Trump fu questa: «Adesso c'è una speranza per le sciampiste».
AVVENENZA, CLASSE ED ELEGANZA
Il disprezzo ha accompagnato questa bellissima donna fin dalla discesa in campo del marito. E dire che, quanto ad avvenenza, classe ed eleganza, potrebbe reggere il paragone con l'osannato «mito» Jacqueline Kennedy, se non addirittura batterla ai punti. La stampa italiana, invece, quanto a servilismo provinciale non la batte nessuno. Così, di Melania ain giro per l'Italia e negli incontri ufficiali in Israele e Bruxelles si è detto che ha rifiutato la mano che il marito le tendeva, diniego che potrebbe avere mille ragioni, dalla semplice noncuranza alla mano sudata di lui, ma che importa?
Focus, grandangolo, zoom su quella mano, magari interi talkshow appositamente dedicati. Melania ha superato in altezza «di buoni 30cm» tutte le altre first ladies presenti: in altre donne (politicamente corrette) sarebbe stato un pregio, invece per la stangona balcanica niente. Il vestito a fiori sbalzati, il giubbino di 51mila dollari: il cattivo gusto di questa parvenue è dato per palmare, anche se non c'è bisogno di sottolinearlo, basta spararlo in pagina. Il fatto che questa cinquantenne slovena abbia un fisico da fare invidia alle adolescenti non fa notizia.
UNA MISE PERFETTA
Né in Italia sono state pubblicate certe foto che dicono anche altro. La «sciampista» si è presentata in Vaticano con una mise perfetta e del tutto omaggiante un protocollo che da tempo non si vedeva tra le Sacre Mura. Abito di pizzo nero, sotto il ginocchio, capo coperto con veletta, atteggiamento rispettoso e compunto. Rosario in mano, lei, cattolica, è stata immortalata in preghiera davanti alla statua della Madonna (mentre si fa il segno della croce) e in riflessione devota davanti a un affresco dell'Ultima Cena.
Per un paragone, la moglie di Renzi premier andò in visita al papa a capo scoperto, ed è cattolica di battesimo pure lei. Per un altro paragone, da quelle parti, poco tempo fa, si è presentato il premier lussemburghese col «marito». Ma la luce viene dall'Est, è inutile, e c'è da rimpiangere Putin che, in diretta, dava lezioni di stile al papa riguardo all'icona Vladimirskaja.
Dite quel che vi pare, ma tutti gli indizi portano a Fatima e al suo messaggio. Di speranza. Malgrado le divergenze tra Francesco e Trump (sul clima, sui muri, sul capitalismo), la moglie di quest'ultimo ha impartito una lezione di bon ton a tutti [per vedere la foto di Melania davanti alla Madonna e con il Papa clicca qui, N.d.BB]. Naturalmente, la stampa italiota non se n'è accorta. [...]
Nota di BastaBugie: Anna Bono nell'articolo sottostante dal titolo "Melania e Ivanka, semplicemente se stesse" racconta che la moglie e la figlia del Presidente Trump, in viaggio per conto e in nome degli Stati Uniti, in Arabia Saudita e in Vaticano sono state se stesse: senza velo e con il velo, persone appartenenti a una civiltà alla quale regole, istituzioni, cultura e società arabo islamiche sono estranee e che nel Papa riconoscono un'autorità suprema.
Ecco dunque l'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 25 maggio 2017:
Bellissime, eleganti, sobrie nello stile, nella scelta dei gioielli. Così si sono viste in questi giorni al fianco del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, Melania, sua moglie, e Ivanka, la sua secondogenita; e, per chi non lo avesse notato, entrambe a capo scoperto, durante il soggiorno in Arabia Saudita, velate e in nero invece in Vaticano, in visita al Papa, secondo un protocollo peraltro ormai non da tutti rispettato. Agnese Renzi, ad esempio, insieme al marito Matteo allora Primo ministro italiano, in Vaticano si era presentata a capo scoperto.
Nessuno l'aveva messa alla porta (almeno era vestita di ero e a braccia coperte), così come nessuno ha fermato Melania e Ivanka Trump a Riyad. Molte donne straniere prima di loro sono andate in Arabia Saudita a capo scoperto e non è successo niente. Non è come in Iran dove alle donne in visita tuttora è richiesto di indossare l'hijab, il velo islamico in una qualunque delle sue interpretazioni: per una straniera, anche solo una sciarpa sui capelli. Se l'era messo persino Oriana Fallaci nel 1979, sei mesi dopo la rivoluzione, pur di riuscire a intervistare l'ayatollah Khomeini nella città santa di Qum, per poi toglierselo con un gesto clamoroso che tuttavia Khomeini aveva incassato senza neanche punirla interrompendo l'intervista: forse troppo allibito per reagire. [...]
Tornando a Melania e Ivanka Trump, un incidente diplomatico tremendo sarebbe scoppiato se avessero mostrato una croce: qualsiasi cosa a forma di croce o che la raffiguri. I luoghi sacri del'Islam, i suoi santuari, sono in Arabia Saudita, niente croci sul suo suolo e nei suoi cieli. Tuttavia chi scrive, ad esempio, per sbadataggine, si è presentata alcuni anni or sono alla Farnesina a un incontro con oltre 50 uomini d'affari sauditi portando al collo una croce lunga cinque centimetri, fatta di pietre preziose birmane e nessuno dei presenti al vederla ha lasciato la sala offeso.
Ormai indossare il velo, in fin dei conti persino in Iran, non è una sfida, non una provocazione (caso mai indossarlo in Vaticano) né una prova di forza. Piuttosto intende essere una dimostrazione di disponibilità, di volontà di dialogo, a tutto beneficio di un pubblico occidentale imbevuto di relativismo culturale e di avversione all'Occidente. Invece agli occhi del mondo arabo islamico, in effetti di tutto il resto del mondo, appare come una resa, un segno di debolezza e, quel che in effetti è, di un'identità incerta o perduta, di un senso di appartenenza debole o assente.
La moglie e la figlia del Presidente Trump, in viaggio per conto e in nome degli Stati Uniti, in Arabia Saudita e in Vaticano sono state se stesse: senza velo e con il velo, persone appartenenti a una civiltà alla quale regole, istituzioni, cultura e società arabo islamiche sono estranee e che nel Papa riconoscono un'autorità suprema. Tanto è vero che Melania Trump, che è cattolica, ha evidentemente sfidato i divieti sauditi portando con sé addirittura un rosario, nascosto da qualche parte nell'Air Force One. Infatti durante l'incontro in Vaticano lo aveva con sé e ha chiesto al Papa di benedirlo. Poi Francesco le ha domandato se a suo marito dà da mangiare la potica, un dolce sloveno, e lei ridendo ha risposto di si. [...]
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