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Luca Donadel, classe 1993, studente di Scienze della comunicazione all'università di Torino. Da marzo, a dettare l'agenda della politica su un tema delicatissimo come gli sbarchi, è questo laureando torinese, che posta video, accuratissimi e documentati, avendo come sfondo la propria cameretta. L'ultimo scoop è di pochi giorni fa, pubblicato da ItaliaOggi: una nave militare irlandese raccoglie profughi nel Canale di Sicilia o anche più verso le coste libiche e li trasporta fino ai porti italiani. «I giornali irlandesi parlano dell'operazione Pontus, presentata come ''accordo bilaterale Irlanda-Italia'', ma se lei va sul sito della Farnesina non ne trova traccia», risponde al telefono, «e, da quello che ho potuto appurare, non c'entrano nemmeno Frontex o Sophia, le ultime operazione europee». Prima ancora, un suo video sull'attività sottocosta libica delle ong, aveva scatenato il grande dibattito e un'inchiesta: mostrava con grande perizia il tracciamento delle imbarcazioni delle ong che facevano la spola.
Domanda. Donadel chiariamo una cosa, chi la paga? Glielo avranno detto in molti, no?
Risposta. In una certa fase, quasi un assillo. Anzi, quando nel video sulle ong mostrai il libro di Mario Giordano, Profugopoli, pensarono che fosse un'operazione di marketing editoriale.
D. E invece?
R. Invece io vivo con i miei genitori, faccio i miei video in casa, con mezzi miei, avendo studiato informatica prima di spostarmi a Scienze della comunicazione.
D. Figlio di papà?
R. No, veramente in miei fanno l'insegnante, mia madre, e il geometra, mio padre. Una famiglia normalissima.
D. Allora lei è un militante grillino, lo ammetta.
R. Mai fatto politica. Mai.
D. E dunque, esaurite tutte le domande inquisitorie che molti vorrebbero farle, veniamo a noi. Come è cominciata questa sua attività?
R. Avevo cominciato a fare video sulle cose che studiavo e mi occupavo, comunicazione digitale soprattutto. Poi, nei giorni di Brexit, mi è venuta voglia di fare un video diverso su quelli che mi parevano i vizi del mainstream informativo.
D. Ossia?
R. Tutti questi servizi o articoli a senso unico: per cui aveva votato «leave», ossia via dall'Europa, erano solo una massa di zotici, ignoranti e vecchi, magari basandosi sul numero e tipo di interrogazione su «leave» e «Brexit» di un motore di ricerca come Google.
D. Che può dire della quantità e non della qualità delle interrogazioni.
R. Precisamente, il resto è gossip giornalistico. Ecco, mi pareva che, su un tema come Brexit, si facesse davvero solo chiacchiericcio e non informazione. Infatti il titolo che gli detti, tradiva un certo disappunto da parte mia: Le cinque cazzate che ti sei bevuto dopo il Brexit.
D. E di lì ha preso il via.
R. Sì, poi mi sono occupato di Islam
D. Ah e i suoi genitori?
R. Mi hanno manifestato un po' di preoccupazione, ma mi han lasciato fare. Quindi mi sono occupato della elezioni di Donald Trump.
D. Ah beh lì il mainstream si è effettivamente materializzato
R. Al culmine. Con i servizi di Giovanna Botteri inviata Rai negli States, che si interrogava sulla possibile mobilitazione antitrumpiana: «Che cosa possiamo fare noi ?»».
D. Finché siamo arrivati alle ong nel Canale di Sicilia.
R. Beh, più che Canale di Sicilia, come ho dimostrato, si era molto, molto più sud. Interessandomi alla vicenda ho trovato il sito marinetraffic.com che monitora, anche cronologicamente, tutti i movimenti navali, basandosi sui segnali del transponder di bordo. Ho potuto così tracciare le rotte delle imbarcazioni delle varie ong.
D. E poi lei ha continuato.
R. E poi sono arrivati, commenti a valanga, interazioni positive o negative, spesso argomentate. A volte anche gli insulti.
D. Questo è un punto su cui torno. Però mi dica cosa la pensa lei, come cittadino, su un tema così delicato come l'immigrazione e gli sbarchi.
R. Io diffido degli slogan.
D. In che senso?
R. Nel senso che non credo all'idea dei «no borders» dell'abbattere i confini, dell'accogliere tutti, insostenibile economicamente. Credo anche che le ong abbiano finito, purtroppo, per far crescere i morti i mare. Lo dicono i dati.
D. Me lo spieghi meglio.
R. Se le ong funzionano come traghetti, fino sottocosta, finisce che gli scafisti sono portati a usare imbarcazioni sempre più leggere ed economiche, al fine di massimizzare i profitti. Fanno arrivare i gommoni leggeri dalla Cina a Malta e lì prendono il via della Libia, ne ha parlato anche Toni Capuozzo in Terra su Canale5. Se potessero, le persone le imbarcherebbero sulle barchette di carta. Detto questo...
D. Detto questo?
R. Detto questo non sono neanche d'accordo con gli slogan di una certa destra, anche di Matteo Renzi recentemente, dell'aiutarli a casa loro. Sussidiare senza un progetto è controproducente, può distruggere intere economie intere. Lo hanno documentato saggi come La carità che uccide. Come gli aiuti dell'Occidente stanno devastando il Terzo Mondo, di Dambisa Moyo, economista zambiana.
D. E dunque?
R. Dunque bisogna procedere con cautela, con progetti che possano attivare le economie locali, creando sviluppo, magari usando la leva del microcredito.
D. Che effetto le ha fatto questo notorietà, l'aver in qualche modo contribuito a far avviare una inchiesta, come quella del procuratore catanese Carmelo Zuccaro.
R. Sì il mio nome è uscito anche durante la sua audizione parlamentare. Mi ha fatto piacere, ma quello che mi interessa è un'informazione corretta su fatti così importanti.
D. E dell'informazione, dei giornali, che idea s'è fatto?
R. Mi sono fatto l'idea di un settore in crisi che, almeno nell'online, predilige gli articoli acchiappa-click, come quelli sui piedi della Chiara Ferragni o della smorfia della moglie di Trump in quel certo incontro. Servono a monetizzare. A sprezzo della reputazione, però che va in fumo.
D. Beh, però i giornali non sono solo quelli sul web.
R. Ha ragione, l'obiezione che mi fanno molti suoi colleghi è questa: «Ma quella è la redazione online», come se fossero mondi separati. Certo, chi ti ha letto per i piedi della Ferragni non verrà a comprarti in edicola. Ma c'è un'altra cosa.
D. Dica.
R. Internet ha impigrito un po' i giornalisti: la verifica delle fonti, spesso, è affidata a quattro ricerche su Google.
D. Lei invece?
R. Io controllo e ricontrollo le miei fonti e, se ci fa caso, pubblico i link sugli articoli del mio sito, in modo che la gente possa andare a farsi i riscontri.
D. Nessuno le ha mai fatto una proposta di lavoro?
R. Ho scritto una cosa per Panorama e ho fatto alcuni video che Nicola Porro ha presentato a Matrix.
D. Nessun giornalone le ha proposto un contratto?
R. No. Qualcuno mi voleva a fare l'opinionista nei talk show ma ho declinato, non è il mio mestiere e non mi piace quando, spesso, finisce in caciara.
D. E allora, Donadel, che vuol fare da grande?
R. Io spero di poter vivere di questo, come accade all'Estero, dove ci sono influencer indipendenti, che non campano di pubblicità, ma di quello che può arrivare dai follower attraverso meccanismi di raccolta fondi online, su singoli progetti come il crowfunding. [...]
Nota di BastaBugie: il seguente video di Luca Donadel racconta le clamorose fake news di Repubblica, Corriere della Sera (ed Emanuele Fiano) che rilanciano in internet ''Neonazisti ai comizi della Lega''... ma, ovviamente, è tutto falso.
https://www.youtube.com/watch?v=_24w5h_GIOA
LE ONG VANNO A PRENDERE IN LIBIA I CLANDESTINI PER PORTARLI IN ITALIA (E FANNO AUMENTARE I MORTI IN MARE)
Il video di Luca Donadel, rilanciato da Striscia la notizia, è stato visto da mezzo milione di persone, ma ora è attaccato da tv e giornali, anche ''cattolici'' (VIDEO: La verità sui migranti)
di Chiara Giannini
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4684
10 MINUTI SULL'ISLAM
Il video sull'islam di Luca Donadel è veramente incisivo e molto lucido sulla situazione reale. Da non perdere. E da diffondere.
https://www.youtube.com/watch?v=fieiF2D_v_M
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