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L'ABORTO E' LA PRIMA CAUSA DI FEMMINICIDIO NEL MONDO... MA NON SI DEVE DIRE
La senatrice del Pd Monica Cirinnà invoca (di nuovo) la censura per un altro manifesto, dopo quello di ProVita fatto rimuovere dalla giunta Raggi
di Pietro Piccinini
 

Dispiace dover tornare a occuparci della libertà di espressione, che purtroppo per Monica Cirinnà comprende anche la libertà di dire tutto il peggio possibile dell'aborto e perfino della legge 194 che lo ha legalizzato in Italia. Evidentemente, però, il caso del manifesto di ProVita fatto rimuovere a Roma un mese fa dalla giunta Raggi tra le grida di esultanza di molti sedicenti paladini di vari "diritti", non è servito da monito contro la censura del dissenso verso il mainstream. Se mai ha avuto l'effetto contrario. Infatti ieri la Cirinnà e altri personaggi e gruppi a lei ideologicamente affini non si sono fatti problema a chiedere la rimozione di una nuova campagna contro l'aborto, questa volta firmata dagli attivisti pro-life di CitizenGo, che in vista del quarantennale della 194 (22 maggio) e della prossima "Marcia per la vita" in programma nella capitale (19 maggio) hanno osato ricordare sui loro manifesti che «l'aborto è la prima causa di femminicidio nel mondo».
Non meritano più di una menzione per pigrizia mentale o per ottundimento intellettivo i giornali che titolano unanimi al «manifesto choc» e definiscono i promotori della campagna «estremisti prolife», così come gli hater di Twitter (come qualificarli altrimenti?) che hanno "cinguettato" a CitizenGo carinerie tipo questa: «Ma andate a farvi ricoverare! Le vostre madri avrebbero dovuto abortirvi per avere un mondo migliore! L'Italia ha una legge che consente l'aborto, la dovete rispettare! Finché un nascituro non parla è solo un pezzo di carne, una propaggine di un corpo. Sì a controllo nascite!».
Scemenze e banalità a parte, quello su cui qui bisogna purtroppo soffermarsi un attimo è la sicumera con cui una senatrice del Pd invoca - di nuovo - l'oscuramento di un pensiero diverso dal suo. Una censura tira l'altra, evidentemente. E così, dopo il caso di ProVita, sembra già quasi "normale" chiedere, come ha fatto la Cirinnà nel suo comunicato, l'«immediato intervento delle istituzioni, a partire dall'Autorità delle Comunicazioni, per rimuovere subito i manifesti» di CitizenGo.

FALSE INFORMAZIONI?
Ma ad aggravare la pretesa è l'argomentazione utilizzata per giustificare l'auspicato intervento dell'Agcom: quei manifesti vanno strappati, secondo la Cirinnà, perché diffondono «false informazioni». Accusa che, per inciso, regala non poche suggestioni inquietanti a riguardo del reale obiettivo della guerra alle cosiddette fake news annunciata dal partito di Renzi e mai portata a termine (per fortuna, a questo punto). Comunque, quali sarebbero le presunte «false informazioni» propalate dai manifesti di CitizenGo? Eccole, nelle parole di Monica Cirinnà: «Tale campagna si basa su assunti completamente infondati. Le interruzioni di gravidanza in Italia sono tra le più basse in Europa e in costante calo da dieci anni. Accostare, poi, un diritto delle donne a una violenza come il femminicidio è quanto di più disgustoso possa essere fatto. È necessario che, su temi così delicati e dolorosi, nessuno spazio venga concesso alla mistificazione».
Se è permesso un consiglio non richiesto, meglio farebbe la Cirinnà a trovare il coraggio di chiamare le cose con il loro nome: lasci perdere la scusa della «mistificazione», l'unico fine che potrebbe credibilmente giustificare la rimozione di quei manifesti è un desiderio di censura arbitraria. La senatrice dia retta: dica la verità, spieghi piuttosto che su certi temi, per una certa sinistra, è ora di vietare ogni pensiero fuori dalle righe, punto. Avrà magari una qualche eco vagamente sovietica, ma sarà sempre meno pericoloso che armeggiare con un tema sdrucciolevole come quello delle «false informazioni».
Volendo proprio misurarsi sulle «mistificazioni», infatti, l'argomentazione della Cirinnà sarebbe di per sé un piccolo manuale di fake news. Per esempio, che cosa c'entra con il messaggio «choc» di CitizenGo il fatto che «le interruzioni di gravidanza in Italia sono tra le più basse in Europa e in costante calo da dieci anni»? Dicesi "tentativo di sviare l'attenzione", un autentico classico tra gli specialisti delle «false informazioni». È vero o non è vero che nel mondo (Cina, India, eccetera) mancano all'appello un sacco di donne a causa dell'aborto selettivo che serve proprio a fare fuori le femmine in quanto femmine? O quando si parla di femminicidio si intende solo l'uccisione di femmine dotate di parola?

LE FAKE NEWS DI MONICA CIRINNÀ
E ancora: per quanto la Cirinnà possa avere gusti distanti da quelli di chi osa accostare pubblicamente l'aborto al femminicidio, in quale legge l'ha trovato scritto, la senatrice, che l'aborto in Italia è «un diritto delle donne»?
Dicesi "bugia", altra raffinata tecnica che va per la maggiore tra i bufalari del pianeta. Dal punto di vista normativo (la pratica purtroppo è tutto un altro discorso, in barba alla legge), perfino un giudice laicissimo e di curriculum europeo come Vladimiro Zagrebelsky è intervenuto in difesa della libertà di dissentire quanto si vuole sull'aborto, anche perché in Italia «non esiste un diritto rimesso alla sola scelta della donna».
Che pensare poi dell'appello della Cirinnà a «tutto l'arco parlamentare, ad iniziare dalle forze che intendono costituire il prossimo governo e da tutte le donne presenti in parlamento e nelle istituzioni», affinché «vogliano difendere una legge dello stato che garantisce libertà delle donne, indipendentemente dalla propria morale»?
Dicesi "ipocrisia". C'è forse bisogno di ripescare per l'ennesima volta gli spottoni della madrina politica delle unioni civili a favore dell'utero in affitto, pratica notoriamente vietata da una legge dello stato che si dovrebbe difendere «indipendentemente dalla propria morale»?
Insomma, ammesso e non concesso che la diffusione di «false informazioni» rappresenti un motivo sufficiente per invocare un «immediato intervento delle istituzioni» e la censura da parte dell'Agcom, probabilmente la prima persona da imbavagliare sarebbe Monica Cirinnà.

Nota di BastaBugie: qui sotto trovi il testo integrale del messaggio di Filippo Savarese di CitizenGO Italia relativo al manifesto di cui si parla nell'articolo precedente.

Abbiamo deciso di fare causa al Comune di Roma.
Aiutami a mettere in moto una grande reazione per la Libertà di opinione ed espressione!
Sono passate due settimane dalla censura del Comune di Roma contro i nostri manifesti regolarmente affissi in Città.
Lo slogan che avevamo scelto - "L'aborto è la prima causa di femminicidio nel mondo", facendo riferimento agli aborti selettivi in Asia - ha mandato in cortocircuito per giorni giornali, partiti, collettivi di sinistra, Lobby LGBT, gruppi ultrafemministi... tutti!
Per giorni tutti hanno parlato della nostra "scandalosa" campagna a favore della Vita Umana. Fino alla censura del Comune, che ha ordinato all'agenzia di rimuovere subito tutti i 50 cartelloni. E così è stato. Ci hanno imbavagliati come nelle dittature.
Io stesso mi sono addirittura meritato una dedica (diciamo così...) su un muro vicino casa... Eutanasia per Savarese... ma non mi spavento di certo.
Vado avanti con grande serenità.
Stavolta dobbiamo andare fino in fondo.
Ci siamo chiesti se bastasse una denuncia alla stampa e sui social network. Basta solo fare un po' di rumore? Protestare come al solito?
Ci siamo presi qualche giorno per riflettere con cura. E crediamo che la violazione dei nostri diritti - cioè dei tuoi - stavolta sia stata troppo grave.
Attaccano CitizenGO per attaccare te. Censurano noi per censurare te. Non ce l'hanno con noi... ce l'hanno con te. Perché pensi controcorrente.
Non credere che questa vicenda riguardi solo chi vive a Roma. Non fare quest'errore madornale! Questo è un caso gravissimo per tutta Italia. Se non reagiremo a Roma, nella Capitale, tutte le altre amministrazioni seguiranno l'esempio senza paura di alcuna nostra reazione. Ovunque.
Dobbiamo alzare la testa, in tutta Italia. Dobbiamo reagire. Dobbiamo farlo per noi ma soprattutto per chi verrà dopo di noi: i nostri figli e i nostri nipoti.
È per loro che ti chiedo... una gentile donazione di 15, 30, 50 Euro (o qualsiasi altra cifra ti sia possibile) per portare il Comune di Roma in Tribunale e difendere la tua Libertà di opinione ed espressione in tutta Italia.
Infondo a questa mail trovi i dati per Bonifico Bancario e Bollettino Postale.
Da soli non siamo in grado di sostenere i costi di un processo così importante. Senza il tuo aiuto, andremmo allo sbaraglio.
Ma se tu ci aiuti - e tutti gli amici che ricevono le nostre mail ci aiutano oggi stesso - allora andremo fino in fondo. Fino alla fine.
Non possiamo permettere che passi il principio per cui un Comune - qualsiasi Comune - può decidere chi è libero di esprimersi e chi no in Città. Quali sono le campagne "lecite" e quali no. Non possiamo!
E invece andrà proprio così... se non faremo niente per invertire la rotta. Anzi, andrà sempre peggio.
Oggi non ci lasciamo affiggere manifesti. Già lo hai visto, no? Domani non ci faranno più manifestare. Poi leggeranno le nostre mail private. Finché, prima o poi, ci processeranno per le nostre semplici intenzioni.
È già successo nella Storia! Non sarebbe mica una novità. È così che fanno i totalitarismi. E oggi viviamo in un nuovo totalitarismo. La Dittatura del Politicamente Corretto. Una dittatura antidemocratica e illiberale. Che ci ha duramente puniti a Roma per aver osato dire cose contro il Pensiero Unico.
CitizenGO vuole iniziare a mettere i bastoni tra le ruote di questa macchina infernale. Mi aiuti?
 
Per favore, aiutaci oggi con una donazione di 15, 30, 50 Euro (o qualsiasi cifra ti sia possibile) per reagire subito alla censura del Comune di Roma e almeno provare a difendere i nostri Diritti Fondamentali e la nostra Libertà!
Infondo a questa mail trovi i dati per Bonifico Bancario e Bollettino Postale
Abbiamo davanti una sfida enorme. Fare causa al Comune di Roma significa mettersi contro uffici legali altamente specializzati che faranno di tutto per confermare la censura politica che abbiamo ricevuto.
Ma noi non vediamo l'ora di poter affermare le nostre Libertà costituzionali davanti ai Giudici. Certo: solo se (anche) tu ci aiuterai ad arrivarci...
Mi rimetto, senza insistere ulteriormente, al tuo buon cuore e (ovviamente) alle tue possibilità.
Mi rimetto però anche al tuo amor proprio. Perché qui non si tratta più solo del nostro lavoro o delle nostre campagne.
CitizenGO è diventato un baluardo di Democrazia e Libertà.
La nostra Democrazia. La tua Libertà.
Coraggio allora. Andiamo con entusiasmo verso questa nuova sfida. Sarà difficile vincere. Ma ormai ho capito che insieme possiamo.
Naturalmente, riceverai tutti gli aggiornamenti sul caso!
Un caro saluto, e sempre grazie di tutto.
Filippo Savarese e tutta la squadra di CitizenGO Italia

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Titolo originale: Aborto, nuova campagna choc. Intervenga l'Agcom (ma per zittire la Cirinnà)
Fonte: Tempi, 15 maggio 2018