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IL MONDO NON PUO' CAPIRE LA BELLEZZA DEL CELIBATO DEI SACERDOTI
Accettando di vivere celibi come Gesù i sacerdoti si consacrano con cuore indiviso al Signore e possono così dedicarsi più liberamente al servizio dei loro fratelli
da Luce di Maria
 

La Chiesa crede che nel mondo opera sempre la presenza del suo Signore, il quale ha solennemente affermato: "Io sono con voi tutti i giorni sino alla fine dei tempi".
Il "mistero" di questa presenza si attua in svariati modi: nei sacramenti, nella sua Parola, in ogni battezzato, dove due o tre sono riuniti nel Suo nome, ecc., ed in modo sovreminente nella Santa Eucarestia, suo vero corpo, sangue, anima e divinità.
Anche i sacerdoti sono chiamati a perpetuare la sua presenza nel mondo con la loro persona e la loro missione; infatti, "nel servizio ecclesiale del ministero ordinato è Cristo stesso che è presente alla sua Chiesa in quanto Capo del suo Corpo, Pastore del suo gregge, Sommo Sacerdote del sacrificio redentore, Maestro di Verità" (CCC n. 1548).
Per svolgere questa sublime missione, la Chiesa latina sceglie tra i suoi membri quei credenti che intendono abbracciare, per tutta la loro esistenza, il celibato "per il Regno dei Cieli". Accettando di condurre la stessa forma di vita scelta da Gesù e da lui proposta come modello ai suoi discepoli, i ministri sacri si consacrano con cuore indiviso al Signore e possono così dedicarsi più liberamente al servizio dei loro fratelli.

UNA VOCAZIONE
Il celibato "per il Regno dei Cieli" - è molto importante sottolinearlo - è una vocazione, un dono di Dio, che viene accolto liberamente dalla persona: non è assolutamente una costrizione; "abbracciato con cuore gioioso, esso annuncia in modo radioso il Regno di Dio" (CCC n.1579).
Nella nostra società pluralista, tale scelta di vita celibataria, a volte, non è compresa se non addirittura tacciata come un impedimento allo sviluppo integro della persona umana". Più che da motivazioni teologiche o pastorali, in realtà tali contestazioni sono spesso ispirate da una mentalità materialista, divenuta oramai incapace di cogliere i valori dello spirito.
Non c'è nulla di più fastidioso che dover essere, per dir così, liberati per forza, dopo che qualcuno, secondo la sua opinione, abbia programmato i modi della tua libertà e della tua felicità.
Osserviamo, per esempio, quello che accade riguardo ai beni di consumo: la pubblicità produce nella gente bisogni inesistenti, non certo per il bene delle persone interessate, ma semplicemente per vendere un certo prodotto.

RIVOLUZIONI & IMPOSIZIONI
Anche nel campo delle idee può succedere qualcosa di simile. La storia delle grandi liberazioni, ovvero delle grandi rivoluzioni, è fatta spesso di simili imposizioni: mai come in questo caso, infatti, ciò di cui il popolo deve aver bisogno viene deciso a priori da altri. Sotto pena di morte, ad esempio, per chi faceva resistenza, si volle liberare dall'asservimento della religione chi nella propria religione stava bene, oppure si volle liberare da un certo regime di governo chi non aveva eccessivi problemi.
Le precedenti considerazioni ci fanno sospettare che, ad ingaggiare certe campagne a favore, per dir così, della "libertà" del prete, non sia stato per nulla il prete ma, anche qui, chi per lui. Si vorrebbe, infatti, aprirgli l'accesso a quello che viene considerato il principale motivo di autorealizzazione dell'uomo libero e moderno: l'esercizio della sessualità. Il prete dovrebbe - suo malgrado - decidersi ad acquisire il diritto di potersi sposare, se non vuole passare per un essere frustrato, per un immaturo, in altre parole, la mentalità secolarista ritiene condannato all'infelicità chi consacra per un amore più grande la propria vita, soltanto perché rinuncia a sposarsi, dimenticando che l'uomo - ogni uomo, non solo il prete - si ritrova soltanto nel dono sincero di sé: è l'amore di Dio che dà il vero senso alla nostra vita, perché questo amore trascende i limiti materiali e la stessa morte.

CELIBATO E MATRIMONIO INDISSOLUBILE
Il celibato sacerdotale, dunque, comporta imbarazzo e disagio. Del resto, Gesù aveva avvertito: "A chi non vi è chiamato non è richiesto di capire, ma solo di accoglierlo tra i misteri della fede".
Viene spontanea la domanda: perché questa contestazione sul celibato sacerdotale da parte di chi, nella propria vita, si guarda bene dall'avvicinarsi al prete?
Ci sembra, però, più giusto porre la questione in altra prospettiva: chi vuole liberarsi dal celibato? Il prete, che nella quasi totalità dei casi lo vive serenamente, oppure chi è diventato talmente materialista da non capire più la parola di Gesù: "Non di solo pane vive l'uomo"? Il prete, oppure chi ritiene irragionevole non solo il celibato per il Regno dei Cieli, ma anche il matrimonio indissolubile, vedendolo semplicemente come una delle tante esperienze della vita, che si sostituisce quando non funziona più? Il celibato non da forse problema proprio a chi non vuole capire?
A questa categoria di persone, così animosamente e spregiudicatamente interessate al suo destino celibatario, del prete non importerebbe un bel niente, se non tosse una forte contestazione al loro modo di vivere e di pensare; essi, più o meno inconsciamente, desiderano non sentire più alcun rimorso di coscienza per la propria vita troppo materialista.

UN PUGNO NELLO STOMACO
Il prete, vivendo con serenità la sua castità, testimonia anche senza aprir bocca il vero significato del corpo e della sessualità, la relatività di questa vita, nonché l'inconsistenza delle teorie che vogliono serena ed equilibrata solo la vita di chi soddisfa spontaneamente tutti i desideri; per questo, la sua figura è un continuo "pugno nello stomaco" per quanti vivono come se Dio non esistesse.
Considerando che la mentalità materialista ed edonista riguarda tutte le classi sociali, possiamo immaginare quanto il celibato sacerdotale sia come il sasso nello stagno di una società sempre più permissiva. Capiamo allora che il celibato, abbracciato per un Regno che è esclusivamente quello dei cieli, rappresenta un dato polemico troppo forte e rumoroso per chi non vuole vivere la regola morale e nemmeno sopporta i segni che la ricordino, perché sono per lui una riprovazione.
Giustamente, la sensibilità cattolica replica agli attacchi mossi contro il celibato sacerdotale, ai ripetuti e spesso falsi scoop scandalistici su miserie umane, che possono esserci anche tra chi almeno si propone di raggiungere la cima. Ma non bisogna dimenticare le motivazioni di fede - che ispirano non solo il celibato volontario, ma anche tutta l'azione della Chiesa e che, appunto, sono incomprensibili per la mentalità secolarista, che rinchiude tutto nel solo orizzonte terreno - : finché non si decodifica l'obiezione e non si smascherano i veri motivi di tali contestazioni, si rischia di sparare solo su controfigure del vero nemico.

 
Titolo originale: Celibi per il Regno dei Cieli
Fonte: Luce di Maria, 15/05/2000