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Qualche cattolico ingenuo potrà indignarsi per l'ormai evidente predilezione di molto clero, anche vescovi e prelati, per la sinistra. Indignarsi e/o stupirsi. "Ma come!", si chiederà, "abbiamo partiti tutti Dio-patria-famiglia, contrari all'aborto e alla tracotanza Lgbt, e i vescovi e Famiglia Cristiana li snobbano?".
Peggio: li demonizzano e, se potessero, li caccerebbero di chiesa? Che cos'è, un accecamento, un equivoco, un fraintendimento evangelico? Ci sentiamo di rispondere: no, per niente. I chierici, specie se altolocati, sono tutt'altro che sprovveduti, e sanno quel che il popolo bue, quello che vota, non sa. Quest'ultimo crede che basti vincere le elezioni per risolvere tutto, invece non è così. Proprio l'esperienza di Salvini dimostra che puoi avere tutte le maggioranze che vuoi, ma puoi finire lo stesso al tappeto se non in galera.
LA VICENDA DI CRAXI
Circola in questi giorni nelle sale cinematografiche il film Hammamet sulla vicenda finale di Craxi. Chi ha una certa età sa bene che per qualche anno fu l'uomo più potente d'Italia e che addirittura, nella crisi di Sigonella, non temette di contraddire, con tanto di carabinieri schierati, l'«alleato» americano. Che a quel tempo era Reagan, conservatore, religioso e pro life, sì, ma pur sempre americano. Ebbene, Craxi finì come finì anche se aveva un consenso popolare quasi totale. Sorse, allora, Berlusconi, e anche lui ebbe un consenso strepitoso. E ancora oggi, dopo quasi trent'anni, deve continuare a presentarsi in tribunale (siamo al Ruby-ter, se non abbiamo contato male).
Insomma, il vero potere, anzi i veri potentati, stanno altrove. E a poco serve aver vinto le elezioni se la maggior parte dei media li hai contro, se la maggior parte dei funzionari sono di nomina avversaria, eccetera (il resto mettetecelo voi, tanto è sotto gli occhi di tutti).
Questo i chierici lo sanno, sanno che la narrazione è di sinistra, le parole d'ordine sono di sinistra, l'immaginario è di sinistra e pure gli appoggi internazionali. Guardate la Rai: il presidente è, sì, come si suol dire, in quota centrodestra, ma guardate anche la galleria degli ospiti di Sanremo, il cui conduttore si è praticamente dovuto scusare per avere ammesso Rita Pavone, in odore di «sovranismo».
PARAGONI STORICI
Settant'anni di applicazione lenta, meticolosa, ossessiva e sistematica della dottrina gramsciana non si vanificano con una tornata elettorale. Neanche con due. E neppure con dieci. Tutto questo forse il semplice elettore non lo sa, ma un vescovo, per esempio, deve farci i conti tutti i giorni. Si tratta allora di un calcolo cinico? No, qualcuno ci crede davvero: pensiamo ai preti cosiddetti di strada o di frontiera, quelli delle stole arcobaleno o dei bellaciao in chiesa. Vadano in Internet e troveranno le foto storiche dei preti che sfilavano a braccio teso alle parate del Duce. No, il problema vero è un altro. Quante divisioni ha il Vaticano? La domanda sarcastica di Stalin è sempre valida e, con chi comanda (davvero), il clero deve confrontarsi nella pratica quotidiana.
Se i paragoni storici servono a qualcosa, l'entente cordiale tra san Gregorio Magno e i longobardi d'Italia mandò su tutte le furie l'imperatore bizantino. Che era cattolico, mentre i longobardi erano ariani. Però, il papa i longobardi li aveva sotto casa, mentre i bizantini erano lontanissimi. Tuttavia, quel papa era, non a caso, un santo e, col tempo, riuscì a portare dalla sua la regina Teodolinda, che fece battezzare cattolico il figlio ed erede al trono Adaloaldo.
Ripetiamo: gli esempi storici lasciano il tempo che trovano. Tuttavia, se vi chiedete perché tanti vescovi sembrano simpatizzare con le sinistre, queste righe servano da spunto di riflessione. Eccovene un altro: al tempo delle elezioni regionali in Umbria fece scalpore un candidato nero e massone in lista con la Meloni. Come, un massone tra i Dio-patria-famiglia? Venne fuori che a Perugia, dove quello abita, ci sono una trentina di logge. In una città di 160 mila abitanti. Una trentina.
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