« Torna ai risultati della ricerca


IL PROBLEMA DEI TRANS IN CARCERI FEMMINILI
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): un gruppo queer a Sanremo, Zan chiede sostegno al suo Ddl, Governo Draghi contro la famiglia
di Luca Volontè
 

Nell'ormai lontano dicembre 2017, nella fredda Dublino, Sean Kavanagh prendeva a pugni un barista e lanciava una bottiglia ad un altro organizzatore di un evento musicale del Pub Malt House Bar dove si trovava. Kavanagh si è dichiarato colpevole di un'accusa di aggressione con danno e altre due accuse di aggressione. In tribunale, lo scorso 19 febbraio, l'avvocato Noctor che difende Kavanagh ha dichiarato che il suo cliente aveva precedentemente vissuto a Londra come una donna, ma dopo il ritorno a Dublino stava "sopprimendo il suo genere". Un rapporto psicologico ha poi sostenuto che la "rabbia di Kavanagh" di quella notte è probabile sia stata causata dalla frustrazione su come "la sua vita stava procedendo... compreso il genere soppresso". Tre anni prima, dopo le aggressioni, Kavanagh aveva iniziato a identificarsi come una donna chiamata Shauna, mentre ora ha un certificato di riconoscimento di genere femminile, che le è stato fornito alla corte. Noctor ha sostenuto in tribunale che Kavanagh è "vulnerabile" e avrebbe trovato la prigione particolarmente difficile, facendo riferimento ad uno studio internazionale che afferma come "le donne transgender siano un gruppo vulnerabile in prigione".
Noctor ha fatto riferimento a due maschi attualmente detenuti nelle carceri femminili in Irlanda, che devono essere tenuti separati dal resto della popolazione carceraria.
I due maschi nelle prigioni femminili di Limerick sono: Barbie Kardashian, che ha dimostrato un modello di estrema violenza fisica e sessuale verso le donne, ed un pedofilo senza nome, che è stato condannato per 10 accuse di violenza sessuale e un'accusa di crudeltà contro un bambino.
Il problema di detenuti transgenders nelle prigioni maschili e femminili è diffuso in ogni paese ed incidenti anche gravi sono registrati anche negli ultimi anni soprattutto nel Regno Unito dove si sono moltiplicate le richieste di riassegnare gli uomini (trans) alle prigioni maschili e toglierli dalle prigioni femminili. Lo scorso fine gennaio, lo stesso The Economist ha commentato la situazione USA con preoccupazione: "Mettere le donne transgender nelle prigioni maschili può essere crudele. È anche, in un ambiente già difficile, pericoloso: una ricerca suggerisce che i detenuti transgender hanno molte più probabilità degli altri di essere aggrediti.
Una crescente consapevolezza di questi pericoli, unita alla richiesta degli attivisti che le persone transgender siano riconosciute come membri del genere con cui si identificano, sta portando a cambiamenti nel modo in cui i detenuti trans sono ospitati. Nella maggior parte dei casi, questi detenuti (la maggior parte dei quali è costituita da donne trans) sono incarcerati con membri del loro sesso biologico". Tuttavia, c'è da attendersi che verranno costruite carceri destinate alle sole persone transessuali, magari separate in sezioni transessuali maschili e femminili, la sola misura che eviterebbe violenze ed incidenti ma, allo stesso tempo e paradossalmente, segregherebbe ancor più le stesse persone LGBT.

Nota di BastaBugie
: ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.

UN GRUPPO QUEER A SANREMO
A Sanremo si esibirà anche il gruppo La rappresentante di Lista che si autodefinisce una «queer pop band». In un'intervista a Rolling Stones, Dario, un membro del gruppo dichiara: «siamo pure in un'epoca di transizione, specie sulle questioni di genere. Le minoranze (omosessuali, transessuali) stanno finalmente ricevendo attenzione mediatica, culturale, filosofica. E ora cerchiamo di capire come stravolgere la società, da qui. Cosa succederà al maschio? Non lo so, è una bella questione. Ma non parlo di me, che so scivolare da un sesso all'altro senza sbattere la testa, sono un artista e intorno ho l'intellighenzia che discute di questi temi su Instagram. [...] Una soluzione può essere quella di normalizzare la diversità, che è una cosa che stiamo facendo anche noi come artisti. Non abbiamo mai giocato troppo con la nostra identità fluida, per dire. Anzi, cerchiamo proprio di normalizzarla».
Insomma questi rivoluzionari con la chitarra in mano cantano la solita canzone stereotipata. Ma è proprio questo il lasciapassare che ti permette di calcare palcoscenici famosi come quello dell'Ariston.
(Gender Watch News, 25 febbraio 2021)

ZAN CHIEDE A DRAGHI SOSTEGNO AL SUO DDL
Dopo il discorso di Mario Draghi al Senato, l'on. Alessandro Zan ha rilasciato un commento di cui riportiamo solo una parte: «Mi auguro […] che, nonostante l'assenza [nel discorso di Draghi] di un riferimento specifico su questi temi [ossia le rivendicazioni del mondo LGBT], il governo lavori in modo serio ed efficace per far uscire l'Italia dalle ultime posizioni in Europa per inclusione della comunità lgbt+, riconoscendone la piena cittadinanza. Lavoro che deve continuare dal sostegno all'approvazione definitiva al Senato della legge contro l'omotransfobia, la misoginia e l'abilismo, già approvata alla Camera lo scorso 4 novembre. È tempo di fare questo ulteriore passo verso l'Europa».
Alla fine Draghi appoggerà seppur implicitamente il Ddl Zan, perché norma molto in sintonia con l'orientamento dell'UE, nonostante non sia una sua priorità. E poi, comunque, il premier potrà anche disinteressarsi di questo disegno di legge, dato che è questione che interessa il Parlamento.
(Gender Watch News, 19 febbraio 2021)

GOVERNO DRAGHI CONTRO LA FAMIGLIA
Tutti ricordiamo che nel discorso programmatico di Mario Draghi in parlamento non si parlava minimamente di famiglia. E invece, con un gioco di prestigio, il ministro Elena Bonetti annuncia in una intervista di ieri a La Stampa che sta preparando un Family Act con numerosi interventi per la famiglia: progetti antiviolenza sulle donne, parità salariale di genere, fiscalità agevolata, imprenditoria femminile, assegno unico per il figlio. Ma cosa intende il ministro Bonetti per famiglia?
Il ministero presieduto dalla renziana Bonetti non si chiama "ministero per la famiglia", ma "ministero per le pari opportunità e la famiglia". La chiave di interpretazione della famiglia sono quindi le pari opportunità di genere. Le quali non condurranno mai alla famiglia, o condurranno ad una famiglia deformata, non più famiglia. Il motivo è molto semplice. I diritti che stanno alla base delle pari opportunità sono diritti soggettivi e individuali, non presuppongono la coppia, ma pretendono di essere essi i presupposti della coppia. Questa nasce dal patto - di fatto o giuridico è oggi considerato lo stesso - tra due individui che, nel patto, vantano una parità da individuo a individuo. Partendo dalla parità di genere si arriva alla somma 1 + 1 ma non alla famiglia, perché la famiglia precede gli individui che la compongono. Non sono essi, sommandosi, a costituire la famiglia sulla base delle loro relazioni individuali - compresa quella della parità di genere - ma è la famiglia a costituirli. La prova è che se si parte dalla famiglia fondata sul matrimonio e solo in seguito si considera la problematica della parità di genere tra moglie e marito, questa verrà vista in modo completamente diverso: non più un rapporto rivendicativo tra due individui, ma relativo all'essere cellule diverse e complementari di un organismo. È tutto un altro mondo.
Sulla base della sua (errata) visione della famiglia, il ministro Bonetti imposta malamente anche la cosiddetta questione del "femminicidio", tra le principali preoccupazioni dell'annunciato Family Act. Il problema della cosiddetta violenza sulle donne non si risolve con la parità di genere impostata come vorrebbe il ministro, ma con il recupero della famiglia quale essa deve essere. Invece, capita oggi che la violenza sulle donne viene attribuita alla mancanza di parità di genere a causa proprio della persistenza della famiglia tradizionale che sarebbe maschilista. Si usa il femminicidio contro la famiglia. Se si considerano uomo e donna come marito e moglie alla luce della famiglia fondata sul matrimonio, si risolve anche la parità di genere perché viene inserita in un contesto familiare indisponibile agli stessi due sposi e non frutto di rivendicazioni individuali. La parità di genere non fonderà mai i due in qualcosa di superiore a loro stessi, ossia nella famiglia della cui logica vivere, ma li lascerà sempre e solo al livello di due individui che combattono per i loro diritti individuali, avendo talvolta la meglio e talaltra la peggio.
Questi due individui possono essere indifferentemente dello stesso genere o di genere diverso e in ogni caso si parlerà di parità di genere, perché essi non sono che individui che si autodeterminano nei loro diritti, e possono farlo in un modo come in un altro. Quindi sulla base della parità di genere tutte le unioni sono famiglia e tutte possono avere figli. Nella intervista a La Stampa richiamata sopra, Il ministro Bonetti ha anticipato che il suo Family Act conterrà anche un assegno per il figlio, indipendentemente dalla tipologia della coppia a cui è assegnato e indipendentemente dalla modalità tecnica in cui è stato  concepito. Del resto, perché stupirsi? Sappiamo tutti - lo sapevano anche i cattolici che l'hanno votata - che, dopo la legge Cirinnà, per l'ordinamento italiano tutte le unioni sono famiglia e quindi ogni Family Act riguarda automaticamente, senza che sia necessario specificarlo, ogni tipo di unione.
Tutti i bambini sono uguali, ha detto il ministro con l'appoggio, su questo punto, anche del senatore Pillon nello stesso numero de La Sampa. Anche un battagliero attore dei Family Day come Pillon oggi accetta che l'assegno per il figlio sia dato a qualsiasi unione. Ben vanga l'aiuto ai bambini, ma non tramite le unioni civili che non sono famiglia. Con la Cirinnà in campo, però, così è: ogni intervento fatto per la cosiddetta famiglia va anche contro la vera famiglia, ogni presunto bene fa necessariamente anche del male, ogni provvedimento costruttivo è anche decostruttivo. Il senatore Pillon annuncia da parte sua proposte di fisco a misura di famiglia e contributi a giovani coppie... ma quali famiglie e quali giovani coppie? Egli parla di famiglia, ma cosa intende? Se da un lato fa proposte per la famiglia e dall'altro è d'accordo con l'assegno unico per tutte le unioni, comprese quelle lgbt, di cosa sta parlando? La Cirinnà ci ha messo tutti in gabbia, compreso Pillon. La differenza è che alcuni vogliono rompere la gabbia e altri no.
(Gender Watch News, 24 febbraio 2021)

 
Titolo originale: L'Irlanda e il problema della gestione dei detenuti transgender
Fonte: Provita & Famiglia, 1° marzo 2021