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«Devi dire "aborto" in ogni intervista». Sono le indicazioni o, meglio, le pressioni che riceveva la dottoressa Leana Wen, che è stata per otto mesi nientemeno che alla presidenza del colosso abortista Planned Parenthood. A rivelarlo, è stata lei stessa nel suo nuovo libro, Lifelines: A Doctor's Journey in the Fight for Public Health (Metropolitan Books, 2021). In questo testo, la donna ha infatti riferito come, a seguito di alcune sue comparsate televisive, lo staff di Planned Parenthood fosse scontento proprio per questo, e cioè perché la Wen - coerentemente con la sua visione dell'organizzazione - si soffermasse a parlare di assistenza sanitaria, screening, farmaci.
LA PROSSIMA VOLTA ASSICURATI DI PARLARE DI ABORTO
Tutti temi che però ai vertici di PP interessavano e interessano, sì, ma fino ad un certo punto, come provano appunto i commenti che la Wen si sentiva rivolgere: «La prossima volta assicurati di parlare di aborto», «devi fare meglio», «parla di aborto ad ogni intervista con i media». Ora, questi aneddoti son particolarmente preziosi perché consentono di svolgere almeno due considerazioni importanti, la prima relativa a Planned Parenthood, la seconda invece rispetto al funzionamento dei media e al loro orientamento abortista.
Iniziando con Planned Parenthood, c'è da dire che la vicenda di Leana Wen, a ben vedere, ricorda un po' quella di Abby Johnson. Anche quest'ultima, infatti, come raccontato nel bel film Unplanned (2019) - in arrivo, tradotto, anche in Italia - stava facendo rapidamente carriera nell'organizzazione di «salute riproduttiva» quando, con sua stessa amara sorpresa, si è accorta che non doveva occuparsi "anche" di aborto ma "soprattutto" di aborto: e non per evitarli, come ingenuamente credeva, bensì per promuoverli, in quanto fonte di business per Planned Parenthood. Quel «parla sempre di aborto» intimato alla Wen pare insomma un film già visto, in tutti i sensi.
LA PROPAGANDA DEI MEDIA
La seconda considerazione che le rivelazioni dell'ex guida di PP ispirano riguarda invece il funzionamento dei media, che in realtà da oltre un secolo sono utilizzati per promuovere l'aborto. Abbiamo infatti notizia di come già i primi promotori dell'aborto di Stato - i sovietici - facessero ampio uso dell'organo ufficiale del partito, la Pravda, per convincere la popolazione ad avvalersi di quella pratica che, decenni dopo, sarebbe diventata «interruzione volontaria di gravidanza». A seguire, come ebbe a confessare una star pentita dell'abortismo, il dottor Bernard Nathanson, anche negli Usa chi voleva legalizzare la soppressione prenatale si è avvalso dei media.
Venendo invece alle interviste - ovvero le situazioni in cui Leana Wen di aborto non parlava abbastanza -, c'è da dire che la cultura dominante si serve anche di esse per veicolare la propria posizione ideologica. Come? Rispetto al tema della vita nascente, le strategie più comuni - e che anche nell'intervista si possono utilizzare - riguardano l'indirizzo della discussione sui massimi sistemi: il progresso, i diritti civili, l'autodeterminazione della donna, la libertà, la civiltà che avanza. Insomma, l'importante è che si parli di tutto, ma proprio di tutto, fuorché di lui, il figlio concepito e non ancora nato.
Che una tattica vincente sia questa lo si è visto, non negli Usa ma in Italia, in occasione del referendum parzialmente abrogativo del 1981. «Grazie all'instancabile opera di stravolgimento dovuta a solerti schiere di intellettuali, giornalisti e politici», ricorda infatti il giornalista Aldo Maria Valli nel suo libro La verità di carta (Ares, 1986), «lo scontro si spostò subito sull'incerto terreno dei massimi sistemi: la libertà, la democrazia, il progresso, la civiltà. Col risultato che, alla fin fine, dell'unico uomo davvero in questione, ovvero la persona concepita, si ricordarono in pochissimi».
Sui media l'abortismo preferisce dunque o virare sui massimi sistemi oppure sul tema dell'aborto - presentato come «interruzione volontaria di gravidanza» -, ma del concepito no, di costui non bisogna assolutamente parlare. Perché altrimenti la gente potrebbe fiutare l'inganno manipolatorio e poi perché, per così dire, strategia che vince non si cambia.
Nota di BastaBugie: qui sotto puoi ascoltare la canzone di Matthew West tratta dalla colonna sonora del film Unplanned. Per scoprire tutto sul film Unplanned, sulla storia di Abby Johnson, vedere il trailer e molto altro, clicca qui!
https://www.youtube.com/watch?v=k2bpbHzYx70
UNPLANNED di Matthew West (traduzione in italiano a cura di BastaBugie)
I'm looking at a masterpiece, I'm staring at a work of art
Sto guardando un capolavoro, sto fissando un'opera d'arte
I'm listening to a symphony, in every beat of your tiny heart
Sto ascoltando una sinfonia, in ogni battito del tuo piccolo cuore
You used to be a choice to make, but now I think you've chosen me
Eri una scelta da fare, ma ora penso che tu abbia scelto me
'Cause I see ten fingers, ten toes, two eyes, and I know this is meant to be
Perché io vedo dieci dita delle mani, dieci dita dei piedi, due occhi, e so cosa questo significa
Oh, I don't believe in accidents, miracles they don't just happen by chance
Oh, non credo nel caso, i miracoli non accadono per caso
As long as my God holds the world in His hands
Finché il mio Dio tiene il mondo nelle sue mani
I know that there's no such thing as unplanned
So che non c'è niente di non programmato
Broken turns to beautiful, I see you right before my eyes
Le cose distrutte diventano belle, ti vedo proprio davanti ai miei occhi
And every single breath you breathe is destiny love has brought to life
E ogni singolo respiro che respiri è il destino che l'amore ha portato alla vita
I thought it was my story's end, but now the future's all I see
Credevo che fosse la fine della mia storia, ma ora tutto ciò che vedo è il futuro
Instead of asking who you might have been, I'm wondering who you're gonna be
Invece di chiedere chi saresti potuto essere, mi chiedo chi diventerai
'Cause I don't believe in accidents, miracles they don't just happen by chance
Perché non credo nel caso, i miracoli non accadono per caso
As long as my God holds the world in his hands
Finché il mio Dio tiene il mondo nelle sue mani
I know that there's no such thing as unplanned
So che non c'è niente di non programmato
Every life deserves a voice, every child deserves a chance
Ogni vita merita una voce, ogni bambino merita una possibilità
You are more than just a choice, there's no such thing as unplanned
Tu sei più di una semplice scelta, non c'è niente di non programmato
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