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Sarà l’arcivescovo Velasio De Paolis a prendere le redini dei Legionari di Cristo. Scalabriniano, presidente della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede, è lui il delegato pontificio incaricato di guidare il «cammino impegnativo di purificazione e rinnovamento che attende la congregazione», come ha spiegato il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. Sarà sempre De Paolis a comunicare «anzitutto ai Legionari e a stabilire modi, tempi e forme di comunicazione degli aspetti principali del mandato ricevuto dal Santo Padre, come pure della prevista costituzione della commissione per lo studio delle costituzioni della stessa congregazione». Con questa nomina giunge a compimento una lunga e travagliata fase di indagini sulla vita e sul lascito del fondatore dei Legionari, il sacerdote messicano Marcial Maciel Degollado (1920-2008).
Dopo le denunce da parte di ex Legionari, alla fine degli anni ’90, di abusi sessuali e di altri delicta graviora commessi da Maciel, nel novembre 2004 l’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale Ratzinger, ordinò un’inchiesta sulle accuse, verificandone la fondatezza. Nel maggio 2006, vista l’impossibilità di un processo canonico per l’età avanzata di Maciel, a costui fu ordinato di ritirarsi a «una vita riservata di preghiera e di penitenza, rinunciando ad ogni ministero pubblico». Decisione chiara e dirompente, ma che pure non bastò a rovesciare il mito del fondatore all’interno della congregazione (e non solo). Nel comunicato emesso dai Legionari a ridosso della 'sentenza' della Santa Sede, si scriveva ancora che Maciel «con lo spirito di obbedienza alla Chiesa che sempre lo ha caratterizzato, ha accettato questo comunicato con fede, con totale serenità e con tranquillità di coscienza, sapendo che si tratta di una nuova croce che Dio, il Padre della misericordia, ha permesso che soffra e dalla quale otterrà molte grazie per la Legione di Cristo e per il movimento Regnum Christi». Maciel morì il 30 gennaio 2008. Agli inizi del 2009 i Legionari dovettero però riconoscere che il sacerdote messicano aveva lasciato dietro di sé una figlia carnale, poco più che ventenne. Cominciarono così a venire alla luce i dettagli di una vita scandalosa ai limiti dell’immaginabile: un secondo figlio in Messico – che sostiene di essere stato pure lui violentato da Maciel –, amanti frequentate per decenni e mantenute coi soldi della congregazione, il plagio di un libro chiave nella spiritualità legionaria, inganni e mistificazioni di ogni sorta. E cominciarono ad apparire veritiere accuse antiche, come la dipendenza di Maciel dalla morfina che, secondo testimoni ex-Legionari, sarebbe durata molti anni. Di fronte a un tale terremoto Benedetto XVI ordinò nella primavera del 2009 una visita apostolica della congregazione, per verificare quanto l’iniquità del fondatore avesse intaccato la vita e l’identità dei Legionari e se vi fossero stati fra loro dei complici. Lo scorso 1 maggio un comunicato della Santa Sede dava conto della fine di questa indagine supplementare, ad opera di cinque vescovi, confermando come Maciel avesse condotto una «vita priva di scrupoli e di autentico sentimento religioso», come «di tale vita fosse all’oscuro gran parte dei Legionari », non tutti quindi, ma come allo stesso tempo la congregazione annoverasse «un gran numero di religiosi esemplari, onesti, pieni di talento, molti dei quali giovani, che cercano Cristo con zelo autentico e che offrono l’intera loro esistenza per la diffusione del Regno di Dio». Un bene prezioso e da salvare, secondo il Papa, iniziando un cammino nuovo e una profonda riforma. Una delicata opera affidata ora al lavoro di monsignor De Paolis e dei suoi assistenti.
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