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Sull’“Osservatore Romano” di mercoledì 3 giugno u.s., sua Eccellenza mons. Jean-Louis Bruguès, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, ha pubblicato un lungo intervento che ha tenuto ad un incontro con i Rettori dei seminari pontifici di Roma.
Si potrebbe dire che il vescovo e teologo francese applichi, pur senza nominarlo, il noto discorso di Benedetto XVI sulla doppia ermeneutica conciliare alla formazione sacerdotale e religiosa, mostrando come i seminaristi tendono ormai a superare la stagione post-conciliare secolarizzata, ma i loro formatori vi restino completamente legati. «Da molto tempo – scrive – sono convinto del fatto che la secolarizzazione sia diventata un termine-chiave per pensare oggi le nostre società, ma anche la nostra Chiesa.
La secolarizzazione rappresenta un processo storico molto antico, poiché è nato in Francia a metà del XVIII secolo, prima di estendersi all’insieme delle società moderne».
Queste parole potrebbero apparire scontate ma non lo sono: esiste infatti tra gli ermeneuti della discontinuità e tra i teologi del dissenso un apprezzamento della secolarizzazione che avrebbe non già danneggiato la fede, i costumi e la Chiesa, ma li avrebbe rinnovati e persino migliorati! Mons. Bruguès al contrario dice poco dopo che: «Qualunque sia la forma che ha assunto [estrema, alla francese o moderata, alla anglo-americana], la secolarizzazione ha provocato nei nostri Paesi un crollo della cultura cristiana».
La conseguenza di questo crollo è stata, a livello di formazione religiosa, la crescita esponenziale dell’analfabetismo spirituale al punto che il vescovo asserisce che: «I giovani che si presentano nelle nostre case di formazione [dunque coloro che sono interessati al sacerdozio o alla vita religiosa] non conoscono più niente o quasi della dottrina cattolica, della storia della Chiesa e dei suoi costumi». E se i futuri seminaristi hanno un backgroud cattolico quasi inesistente, che dire dei laici, catechisti, politici e membri dei movimenti ecclesiali?
Mons. Bruguès per far fronte a questa situazione critica propone un anno intero di seminario dedicato ad una sorta di propedeutica teologica a base del Catechismo della Chiesa cattolica da assimilare senza se e senza ma. Cosa senza dubbio valida e interessante. Poi si dovrebbe mettere in atto, più che una superspecializzazione tipica di certi ambiti teologici, «una formazione teologica sintetica, organica e che punta all’essenziale».
I termini scelti da sua Eccellenza ci paiono ottimi, soprattutto quando aggiunge che: «Questo implica, da parte degli insegnanti e dei formatori, la rinuncia a una formazione iniziale contrassegnata da uno spirito critico, come era stato il caso della mia generazione (…) e alla tentazione di una specializzazione troppo precoce». Per gli stessi motivi, cioè per evitare il criticismo, lo storicismo, l’intellettualismo, il prelato domenicano consiglia da subito «l’apprendimento della metafisica» giudicato «assolutamente indispensabile allo studio della teologia»: ce ne rallegriamo vivamente!
Adesso, secondo noi, viene il punto più interessante dell’analisi. Mons. Bruguès parla di due tipologie di seminaristi che bussano nei seminari cattolici negli ultimi decenni: una corrente detta di “composizione” e una detta di “contestazione”. Quelli della prima corrente sono coloro che vorrebbero comporre il cristianesimo colla modernità relativista: è la corrente «risultata predominante nel post-concilio».
Ma dagli anni Ottanta, e tanto più oggi, a predominare nettamente è la corrente di contestazione, cioè di coloro che potrebbero chiamarsi cattolici identitari e che vogliono un ritorno alla fede integrale, alla morale senza sconti e contestano la secolarizzazione senza scendere a patti e conciliazione. «Non mi sarebbe difficile – scrive il Vescovo – illustrare la contrapposizione che ho appena descritto con numerosi esempi». Ne facciamo noi uno solo: nella laica e secolarizzata Francia, un seminarista su 4 si prepara, in vista del sacerdozio, alla celebrazione della Messa Tradizionale di san Pio V e la proporzione, visti i numerosi ritorni alla Messa antica in giovani sacerdoti già ordinati, è destinata a modificarsi ancora in senso… opposto alle speranze dei novatori! Secondo Bruguès perfino le Università cattoliche, che dovrebbero essere tutte unite nella difesa della fede cattolica e opposte alla secolarizzazione, vivono una divaricazione del genere: «alcune giocano la carta dell’adattamento e della cooperazione con la società secolarizzata [tacendo per esempio i crimini della stessa, come l’aborto, il divorzio, la pornografia, il matrimonio omosessuale, etc.] (…) altre, d’ispirazione più recente, mettono l’accento sulla confessione della fede e la partecipazione attiva all’evangelizzazione».
Nonostante tanto buio, la luce si vede all’orizzonte, infatti «i candidati della prima tendenza sono diventati sempre più rari (…). I candidati della seconda tendenza sono diventati oggi più numerosi, ma esitano a superare la soglia delle nostre case, perché spesso non trovano ciò che cercano». Come mai, Eccellenza? «Mi è stato raccontato il caso d’un seminario francese in cui le adorazioni del Santissimo Sacramento erano state bandite da una buona ventina d’anni, perché giudicate troppo devozionali [!]: i seminaristi nuovi hanno dovuto battersi per parecchi anni per il loro ristabilimento, mentre alcuni formatori hanno preferito dare le dimissioni davanti a ciò che giudicavano come un “ritorno al passato”; cedendo alle richieste dei più giovani, avevano l’impressione di rinnegare ciò per cui si erano battuti per tutta la vita». La materia di riflessione è più che abbondante.
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