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Il/la transgender Rikkie Valerie Kollé è Miss Olanda 2023, ecco la sua dichiarazione: «Ce l'ho fatta. È incredibile, ma ora posso definirmi Miss Netherlands 2023. È stato un viaggio educativo e bellissimo... Sono così felice che non riesco nemmeno a descriverlo. Rendere orgogliosa la mia comunità [ovviamente LGBTQ+] e mostrare che si può fare. E sì, sono trans e voglio condividere la mia storia, ma sono anche Rikkie ed è questo che conta per me. L'ho fatto da sola e ne ho amato ogni momento».
Qualche riflessione a caldo.
Primo punto: Kollè non è il/la primo/a trans a vincere un concorso di bellezza nazionale: nel 2018 Angela Maria Ponce Camacho è diventato/a Miss Spagna e ha partecipato a Miss Universo, senza arrivare in finale. Non scommetto mai, ma quest'anno Kollè potrebbe anche vincerlo, quel titolo. Perché? Perché il/la proprietario/a del concorso di Miss Universo è il/la milionario/a thailandese Jakkaphong Jakrajutatip; trans, ovviamente. [...]
LE DONNE DEVONO FARE SPAZIO AI TRANS
Insomma: non sembra assurdo pensare che, d'ora in poi, i podi dei concorsi di bellezza principali saranno appannaggio di transgender e che le donne, per quanto belle e talentuose possano essere, debbano accontentarsi di partecipare. Né la bellezza (comunque frutto di ritocchi chirurgici e fotografici) né il talento, infatti, hanno portato Kollé all'ambita corona: la motivazione della premiazione recita: «Ha una storia forte e una missione chiara». Quale missione? Probabilmente la stessa che ha portato il cantante austriaco Conchita Wurst a vincere l'Eurovision 2014. La stessa che ha portato sullo stesso podio, due anni fa, gli ambigui Maneskin; i quali, per chissà quale strano motivo (non credo di natura musicale), hanno vinto anche il Festival di Sanremo e una serie piuttosto lunga di premi e riconoscimenti.
Insomma: la faccenda ha tutta l'aria di un'operazione in grandissimo stile per modificare l'atteggiamento, soprattutto dei più giovani, nei confronti delle «non conformità sessuali». Non stiamo dunque parlando di concorsi di bellezza o musicali, ma di puntate di un Truman Show del quale tutti noi siamo i protagonisti inconsapevoli.
Secondo punto: il pensiero va automaticamente ad altre competizioni femminili nelle quali sono entrati i trans. Sto parlando delle competizioni sportive femminili dominate in lungo e in largo da atleti transessuali: ciclismo, nuoto e persino Mixed Martial Arts (MMA), il brutale sport di combattimento nel quale è lecito ad atleti transessuali picchiare e persino spaccare le ossa a donne (e nessuno denuncia). Se i maschi devono condividere il loro mondo con le donne, queste ultime devono fare spazio ai trans. Così funziona il politicamente corretto: c'è sempre una minoranza più minoranza della tua. Cala il sipario sul femminismo, si alza sul transessualismo.
QUAL E' LA LOGICA IN TUTTO QUESTO?
Conviene fare un ripassino sul processo rivoluzionario con il sempre utile schema di Hegel: la tesi produce il suo opposto, l'antitesi; dalla lotta tra i due opposti sorge la sintesi che, a sua volta, diventa tesi. E il processo ricomincia. Si ha così un continuo movimento nel quale nulla è stabile, nulla è fermo, ma tutto viene continuamente superato, cancellato, contraddetto; è un eterno movimento nel quale la realtà è sempre provvisoria e destinata ad essere distrutta. Così, ogni fase del processo rivoluzionario (operaismo, femminismo eccetera) è destinato a essere superato da una nuova fase, da un nuovo -ismo: immigrazionismo, omosessualismo, transessualismo... Chi pensa di aver ricevuto giustizia o il dovuto riconoscimento dal processo rivoluzionario è destinato a essere ben presto dimenticato e accusato a sua volta.
Terzo e ultimo punto: qual è l'obiettivo finale di questi fenomeni? Qual è la logica di tutto questo complesso fenomeno? Si potrebbe pensare che sia la sessualità tradizionale, la «cisessualità», per usare il linguaggio woke. Non è così semplice. Ricordo, ad esempio, il caso di Sephora Ikalaba, la ragazza nigeriana diventata, nel 2017, Miss Helsinki. Con tutto il rispetto per la ragazza, anche nel suo caso non è possibile attribuire la vittoria alla bellezza: se per Kollè la motivazione riguardava le sue «storia e missione», nel caso della Ikalaba viene spontaneo pensare a qualcosa legato alla sua pigmentazione.
Sembra quasi che, per il mondo mediatico contemporaneo, sia necessario premiare e applaudire una certa parte di umanità, a prescindere da merito, a discapito di un'altra. Qual è la parte che va punita o penalizzata? Avere una sessualità «conforme», cioè tradizionale? Non si spiega il caso Ikalaba. Avere la pelle bianca? Non si spiega il caso Kollè.
L'unica spiegazione possibile è che si voglia penalizzare chiunque incarni la cultura europea tradizionale; che è poi la cultura sorta dal cristianesimo, che ha le sue radici ad Atene e Roma. Eccoci dunque tornati a Popper, al suo «paradosso della tolleranza», ripreso eufemisticamente da Locke e dal suo Trattato sulla tolleranza: «I papisti non devono godere i benefici della tolleranza, perché, dove essi hanno il potere, si ritengono in obbligo di rifiutarla agli altri». Siamo alle solite: il motore della modernità è l'odio a Cristo. Il buon Maestro ce l'ha ben detto: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia ».
Nota di BastaBugie: delle competizioni femminili nelle quali sono entrati i trans è emblematico il brutale sport di combattimento che si chiama MMA nel quale è lecito ad atleti transessuali picchiare e persino spaccare le ossa a donne. Per leggere l'articolo che abbiamo rilanciato tempo fa si può cliccare nel link seguente.
UOMINI CHE PICCHIANO LE DONNE... E LO CHIAMANO SPORT (E PARITA' DI GENERE)
Non solo le donne possono ''finalmente'' picchiarsi nel pugilato, ma un uomo può massacrare di botte una donna negli incontri di MMA: parità dei sessi ottenuta!
di Luca Volontè
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6737
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