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Durante l'udienza concessa il 23 maggio al card. Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, Papa Francesco ha autorizzato il medesimo Dicastero a promulgare una serie di decreti, tra cui quello riguardante il martirio del Servo di Dio Stanislao Kostka Streich, sacerdote diocesano; nato il 27 agosto 1902 a Bydgoszcz (Polonia) e ucciso in odio alla fede il 27 febbraio 1938 a Luboń (Polonia). Un'altra vittima del comunismo in Polonia sarà proclamata beata, ma a differenza dei sacerdoti martiri nel periodo comunista, don Streich fu ucciso nella Polonia democratica, prima della Seconda guerra mondiale da un militante comunista. La sua storia assomiglia a tante storie dei sacerdoti dell'Emilia Romagna martirizzati dai comunisti negli anni Quaranta.
Un anno prima dell'assassinio di don Streich Pio XI pubblicava l'Enciclica Divini Redemptoris sul «'comunismo bolscevico' ed ateo che mira a capovolgere l'ordinamento sociale e a scalzare gli stessi fondamenti della civiltà cristiana». Nella sua Enciclica il Papa, tra le altre cose, spiegava le cause della violenza esercitata dai comunisti. «Insistendo sull'aspetto dialettico del loro materialismo, i comunisti pretendono che il conflitto, che porta il mondo verso la sintesi finale, può essere accelerato dagli uomini. Quindi si sforzano di rendere più acuti gli antagonismi che sorgono fra le diverse classi della società; e la lotta di classe, con i suoi odi e le sue distruzioni, prende l'aspetto d'una crociata per il progresso dell'umanità. Invece, tutte le forze, quali che esse siano, che resistono a quelle violenze sistematiche, debbono essere annientate come nemiche del genere umano» - scriveva Pio XI. Il martiro di don Streich è la prova della correttezza dell'analisi del Papa che, purtroppo, è sempre attuale.
DON STANISŁAW KOSTKA STREICH
Ma chi era don Stanisław Kostka Streich? Nacque il 27 agosto 1902 a Bydgoszcz che nel periodo delle spartizioni della Polonia ad opera delle potenze confinanti (1795-1918) apparteneva alla Prussia. I suoi genitori erano: Franciszek Streich, impiegato di una Compagnia di Assicurazioni, e Władysława Birzyńska. Nel 1912, dopo aver compiuto i tre anni della scuola dell'obbligo, frequentò per otto anni il ginnasio di Scienze umane fino al 1920. Lo stesso anno, inoltrò una domanda di ammissione al Seminario di Poznań e fu ammesso. Poi studiò a Gniezno e fu ordinato sacerdote il 6 giugno 1925. Dopo l'ordinazione, negli anni 1925-1928 studiò filosofia classica all'Università di Poznań. Negli anni successivi lavorava come vicario presso varie parrocchie e insegnava religione al seminario.
Nel 1933 assunse la funzione di parroco nella località Zabikowo nel territorio del comune di Lubon dove, purtroppo, mancava una vera chiesa: da chiesa fungeva la cappella presso il convento delle Ancelle dell'Immacolata. Don Streich organizzò un comitato per la costruzione della chiesa: nel 1935 fu presa la decisione di avvio della costruzione della chiesa a Luboń e fu istituita la nuova parrocchia di San Giovanni Bosco organizzata attorno alla chiesa in costruzione. Durante i 3 anni del suo lavoro pastorale, prima di essere assassinato, il sacerdote organizzò quasi dal nulla la vita parrocchiale e la vita della comunità. Il suo atteggiamento pieno di premura e disponibilità, la promozione della vita eucaristica nella parrocchia e le attività introdotte conferirono alla parrocchia di San Giovanni Bosco di Lubon una qualità particolare. Don Streich organizzò una serie di organizzazioni cattoliche che poi crebbero in modo meraviglioso. Ma le sue intense attività nel campo sociale, di particolare importanza per Lubon, città abitata prevalentemente da operai, furono malviste dai comunisti locali che volevano instaurare il comunismo.
MINACCE DI MORTE
Per tutto l'anno 1937 il sacerdote riceveva lettere anonime in cui, con linguaggio ingiurioso e offensivo, si prediceva la sua morte imminente. Ad aprile, qualcuno si introdusse di nascosto nella chiesa, manomise il tabernacolo, forzò le cassette delle offerte e sparpagliò gli abiti di rito. Ad agosto, fu aggredito il guardiano della chiesa. In ottobre, aggressori ignoti lanciarono pietre contro il prete. È proprio in quel mese che scrisse il suo testamento. L'11 febbraio 1938, scrisse la sua ultima lettera alla madre. La domenica del 20 febbraio, nella chiesa successe un fatto strano: fu probabilmente quel giorno che, durante una finta confessione il suo futuro assassino gli comunicò la sua intenzione di ammazzarlo. Dopo quel fatto il sacerdote sembrava cambiato.
Il 27 febbraio 1938 alle ore 9.30, don Streich entrò nel confessionale come al solito per sentire le confessioni dei fedeli. Alle 10.00 cominciò a celebrare la Messa. Dopo che si fu allontanato dall'altare, si tolse la casula e si diresse verso il pulpito per leggere il Vangelo e pronunciare la predica. Con la mano sinistra stringeva contro il petto l'evangeliario, con la destra toccava le testine dei bambini. All'improvviso, dalla folla saltò fuori un uomo con la mano alzata e sparò due volte a don Streich mirando alla faccia. Il primo colpo fu mortale: il proiettile entrò sotto l'occhio destro, ruppe l'osso cranico e si fermò nel cervello. La seconda pallottola attraversò l'Evangeliario. Il prete cadde all'indietro sul fianco destro e l'attentatore gli sparò altri due colpi alla schiena. L'atto di decesso precisava il momento della morte: le ore 10.30.
I tentativi volti ad avviare l'inchiesta diocesana della causa di beatificazione di don Streich iniziarono subito dopo la sua morte. Sfortunatamente, l'anno successivo scoppiò la Seconda guerra mondiale, successivamente, nel 1945, in Polonia fu istaurato il regime comunista che ovviamente non permetteva d'instaurare un processo di beatificazione di una vittima di un comunista. Solo con la caduta del comunismo nel 1989 si ripresentò la possibilità d'avviare la causa, essendo sempre viva fama di martirio e di santità di don Streich tra i fedeli. Il 26 gennaio 2017, la Congregazione Vaticana per le cause dei santi rilasciò il "nulla osta" per l'istruzione della causa che cominciò nell'arcidiocesi di Poznan. Finita la fase diocesana, il 26 aprile 2019 gli atti furono consegnati alla Congregazione per le Cause dei Santi. L'odierna promulgazione del decreto sul martirio di don Streich apre la strada alla sua già prossima beatificazione.
«Quando i cristiani sono veramente lievito, luce e sale della terra, diventano anche loro, come avvenne per Gesù, oggetto di persecuzioni. Come Lui sono 'segno di contraddizione' (...) Quanto utile è allora guardare alla luminosa testimonianza di chi ci ha preceduto nel segno di una fedeltà eroica sino al martirio!» - scriveva Benedetto XVI.
Il messaggio del martirio di don Streich rimane sempre attuale nel mondo che continua a combattere la Chiesa di Cristo e perseguita i suoi sacerdoti. Ed è particolarmente attuale anche nella Polonia di oggi dove è iniziata una nuova persecuzione della Chiesa, simile a quella dei tempi del comunismo. I politici, ma prima di tutto i media, fomentano l'odio verso fede cattolica e l'anticlericalismo. E i preoccupanti risultati si vedono: profanazione dei luoghi di culto e dei simboli religiosi, spettacoli blasfemi, attacchi anche fisici ai sacerdoti, ondate di discorsi d'odio conto la Chiesa e i valori cristiani nei social media. Allora il martirio di don Streich dovrebbe essere anche un monito contro chi alimenta l'anticattolicesimo.
Nota di BastaBugie: Wlodzimierz Redzioch, nell'articolo seguente dal titolo "Sacerdote arrestato nella nuova Polonia anticlericale" intervista l'avvocato del sacerdote in carcere dal 26 marzo. Si sospetta il movente politico dietro l'arresto, per appropriarsi del suo centro di aiuto alle persone in difficoltà e "regalarlo" a fondazioni di sinistra.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 11 aprile 2024:
Quest'anno la Settimana Santa per la Chiesa in Polonia è stata particolare: martedì 26 marzo è stato fermato dalla polizia un sacerdote, padre Michal Olszewski: fermato e subito condannato dal tribunale distrettuale di Varsavia-Mokotów a tre mesi di arresto temporaneo in relazione al caso del Fondo Giustizia. Il difensore di padre Olszewski, l'avvocato Krzysztof Wąsowski ha comunicato che non c'erano motivi per l'arresto e che le accuse rivolte alla Fondazione Profeto diretta dal sacerdote sono infondate. Perciò ha fatto ricorso contro la detenzione del sacerdote. La faccenda riguarda la costruzione del centro "Arcipelago - Isole libere da violenza" destinata ad aiutare le persone in situazioni economiche difficili, socialmente escluse e vittime di violenza e crimini, che viene finanziato principalmente dal Fondo Giustizia gestito dal Ministero della Giustizia.
Nemmeno i confratelli di padre Olszewski, i padri del Sacro Cuore di Gesù, potevano contattarlo nel giorno dell'arresto. Lo stesso giorno, gli agenti dell'Agenzia per la Sicurezza Interna (ABW) sono entrati in tre case appartenenti alla congregazione. P. Płatek, portavoce della congregazione, ha dichiarato che il giorno dell'arresto «gli ufficiali dell'ABW sono venuti e hanno fatto delle perquisizioni nelle loro case a Varsavia, Stopnica e Stadniki: erano luoghi dove la Fondazione Profeto svolgeva temporaneamente le proprie attività».
L'arresto di p. Olszewski è stato preceduto ed accompagnato dall'odiosa campagna mediatica di denigrazione del sacerdote che l'avvocato ha stigmatizzato fermamente. Purtroppo questo modo di agire contro padre Olszewski assomiglia ai "vecchi" metodi dei servizi segreti nella Polonia comunista che spesso fabbricavano falsi materiali per screditare il clero.
Per capire meglio che cosa è successo a padre Olszewski, abbiamo chiesto alcune spiegazioni all'avvocato Wąsowski.
Quando ha saputo dell'arresto del sacerdote di cui è difensore?
Martedì 26 marzo, alle 6:30 di mattina circa un agente dell'ABW (Agencja Bezpieczeństwa Wewnętrznego, Agenzia di Sicurezza Interna) mi ha chiamato informandomi che il mio cliente era stato arrestato e mi ha chiesto di essere presente durante le attività che lo coinvolgevano.
Ne aveva il diritto, penso...
Ciò è garantito dalla legge ad ogni persona detenuta, non solo ad un sacerdote detenuto.
Dove è stato arrestato?
Padre Michal è stato fermato nella casa della famiglia di uno dei dipendenti di Radio Profeto (la Radio che fa parte della Fondazione Profeto), dove ha trascorso la notte perché ha terminato i suoi doveri sacerdotali molto tardi (era la Settimana Santa) e non poteva tornare al convento in un orario "accettabile".
Ma la televisione di Stato, in mano all'attuale governo, ha dato una "scandalosa" notizia che era stato fermato in qualche "SPA" o "hotel"...
Non è affatto vero! Ha passato la notte in casa degli amici dormendo da solo in soffitta. Pertanto ho appreso con grande indignazione le manipolazioni e le insinuazioni apparse nei media su questo argomento.
Quando ha potuto incontrare il suo assistito?
Come ho detto sono stato informato dell'arresto di p. Olszewski, ma è stato impossibile contattarlo fino alla fine della giornata: l'ufficiale che indagava sul caso del mio assistito non sapeva dove fosse stato portato, e i pubblici ministeri non hanno risposto né alle e-mail, né al telefono. Solo mercoledì mattina, cioè 24 ore dopo l'arresto, ho potuto vederlo. Ma prima che mi fosse permesso di vedere padre Olszewski, mi è stato chiesto d'incontrare un altro pubblico ministero che si è rivolto a me con una sorta di proposta per rinunciare alla difesa del mio cliente.
Quindi padre Olszewski avrebbe dovuto rimanere senza avvocato?
Ammetto che una cosa del genere mi è successa per la prima volta. Il motivo di questa "proposta" è che la Procura intende interrogarmi come testimone, perché come avvocato collaboro da anni con la Fondazione Profeto, fornendole servizi legali. Alla mia risposta che trattare il legale della Fondazione come "testimone" non è giuridicamente consentito per il divieto espressamente previsto dal nostro Codice (art. 178 comma 1), mi hanno detto che la Procura potrebbe avere un'opinione diversa in questo caso.
Lei, da avvocato, ha avuto l'opportunità di studiare gli atti della causa?
Purtroppo la procura ha fatto di tutto per impedirmi di ottenere i fascicoli. In ogni caso, padre Michal è stato accusato di aver commesso un reato amministrativo e gestionale. Si tratta di abuso di potere da parte di un pubblico ufficiale e di recare un danno nelle transazioni commerciali. La pena massima può essere di 10 anni di reclusione.
Vale la pena sottolineare che prima dell'arresto padre Olszewski è stato linciato dai media, che hanno descritto l'investimento della Fondazione (la costruzione di un centro dove svolgere attività di beneficenza) in modo molto critico e hanno avanzato diverse accuse…
La maggior parte delle accuse contro la Fondazione Profeto sono infondate e le distorsioni mediatiche che le accompagnano indicano che non si tratta di stabilire la verità, ma piuttosto d'istituire un processo farsa.
L'accusa principale mossa dalla Procura a padre Olszewski è che la sua fondazione (la Fondazione Profeto, di cui il sacerdote è presidente) ha partecipato ad un concorso per un contributo economico assegnato dal Ministero della Giustizia per la costruzione del più grande centro di aiuto alle vittime dei crimini in Polonia. L'accusa sostiene che la fondazione gestita dal sacerdote non avrebbe dovuto partecipare al concorso perché fornita di "troppa poca esperienza" nella gestione di questo tipo di centri (va aggiunto che nessuna organizzazione in Polonia ha tale esperienza, poiché doveva essere il primo progetto di questo tipo nel Paese). I PM sostengono inoltre che la fondazione gestita dal sacerdote non avrebbe dovuto vincere il concorso per questo contributo, perché altri enti partecipanti avevano - secondo la procura - offerte migliori e più vantaggiose (il che, a nostro avviso, è falso e non è confermato dalla documentazione del concorso). La curiosità più grande, però, è che padre Michal è stato accusato di aver recare danno all'Erario vincendo tale concorso (eppure il sacerdote non doveva e non è obbligato ad agire per conto dell'Erario) e ad agire a scapito degli "interessi privati", cioè degli enti concorrenti in questa competizione.
Il tribunale distrettuale di Varsavia-Mokotów ha deciso di imporre al sacerdote un arresto di tre mesi. Le accuse contenute negli atti giustificano l'arresto?
Secondo me no. La grande campagna mediatica per diffamare padre Olszewski serviva per mettere sotto pressione e condizionare i giudici. Faremo ricorso contro questa ingiusta decisione. Sono profondamente convinto che la Corte accetterà le nostre argomentazioni che sono molteplici.
In Italia la gente è rimasta scossa vedendo un'italiana, Ilaria Salis, in manette davanti alla corte di Budapest. Sono curioso come viene trattato padre Olszewski: gli mettono le manette?
Sì, secondo le procedure.
Allora bisogna dire agli italiani che non soltanto nella Ungheria di Orban gli arrestati sotto processo vengono ammanettati ma questo succede anche nella Polonia di Tusk…
(Alla fine della nostra conversazione mi permetto di citare Zbigniew Ziobro, ex ministro della Giustizia che disponeva del sopraccitato Fondo Giustizia. Il ministro Ziobro, parlando del Fondo, ha detto che grazie a questi finanziamenti padre Michal Olszewski ha potuto fondare «un grande centro, 45 stanze, 24 ore di assistenza quotidiana, per bambini e donne, vittime della violenza da tutta la Polonia. Beh, ma è gestito da un prete e un prete non ha diritto a fare questo. Deve essere distrutto, distrutto socialmente, deve essere distrutta la sua organizzazione e poi si può rubare ciò che ha costruito e magari regalarlo a qualche simpatizzante del partito al governo». Sono parole amare ma che riflettono cosa succede nella Polonia governata da quelli che volevano, a parole, ripristinare la legalità nel Paese).
Purtroppo nel caso di padre Olszewski c'è il sospetto che in realtà la procura politicamente motivata voglia sottrarre alla fondazione cattolica il centro Arcipelago, già quasi ultimato, e "regalarlo" a qualche fondazione o organizzazione con un profilo di sinistra o anticlericale.
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