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Il corpo di Philippine Le Noir de Carlan, studentessa diciannovenne dell'Università Paris Dauphine, è stato trovato sabato 21 settembre nel bosco di Boulogne. È morta per asfissia, secondo i primi risultati dell'autopsia. Venerdì scorso, dopo aver pranzato alla mensa dell'università, Philippine invece di tornare subito a casa, aveva deviato per farsi una passeggiata nel bosco di Boulogne. Con i suoi 800 ettari, il grande parco dal quale la ragazza non avrebbe più fatto ritorno, è frequentato dai parigini durante il fine settimana e da molti studenti per la pausa pranzo, sebbene nasconda anche un sottobosco di degrado.
Il sospettato dell'omicidio è già noto alla polizia: entrato in Francia dalla Spagna con visto turistico nel 2017, Taha O. è un marocchino di 22 anni già condannato a sette anni di carcere per uno stupro del 2019. Messo in detenzione a partire da marzo 2022, è poi uscito di prigione lo scorso giugno per essere posto in un centro di detenzione amministrativa a Metz, dove ha trascorso l'estate in attesa di essere rimandato in Marocco. Ma a settembre, un giudice lo ha rimesso in libertà vigilata, con obbligo di firma e un ordine di espulsione mai eseguito. Dopo una caccia all'uomo basata sul Dna, è stato arrestato in Svizzera alla stazione di Ginevra martedì sera.
Nonostante la sua giovane età, Philippine frequentava già il terzo anno del corso di laurea in economia e ingegneria finanziaria. I suoi compagni di università la descrivono, a Le Figaro, come «molto volenterosa», «gentile», «discreta», «riservata». «Era un'ottima studentessa a cui piaceva molto leggere. Non era una persona stravagante. Passava del tempo con la sua famiglia quando poteva», aggiunge ancora una studentessa della sua università. Molto legata alla sua famiglia, ai suoi genitori e ai suoi cinque fratelli e sorelle, Philippine ogni venerdì rientrava alla casa di famiglia a Montigny-le-Bretonneux, nelle Yvelines. Dopo averla aspettata invano venerdì scorso, i famigliari hanno avvisato la polizia facendo partire le indagini.
CASA E CHIESA
Cresciuta in una famiglia cattolica, Philippine era impegnata nella vita della parrocchia di Montigny-Voisins (Yvelines), in particolare per la Messa dei giovani, ed era anche membro delle Guide e degli Scout di Francia. «Era sempre disponibile se c'era bisogno di fare qualcosa o di motivare gli altri», ha testimoniato uno dei supervisori scout a Le Figaro. Sono sorte numerose iniziative di preghiera. La parrocchia della giovane donna ha organizzato domenica sera una veglia di preghiera nella chiesa di Saint-Pierre-du-Lac dove la giovane era solita andare a Messa fin da piccola.
«Circondiamo tutta la sua famiglia così provata. Pensiamo molto a loro. Li portiamo nella nostra preghiera, con dolore, ma anche con la speranza della vittoria di Gesù sul Male», ha scritto l'abate Pierre-Hervé Grosjean, in un messaggio che circola sui social. Alcune parrocchie francesi hanno inserito nella preghiera dei fedeli un'intenzione per Philippine e la sua famiglia. I funerali di Philippine saranno celebrati venerdì nella cattedrale di Saint-Louis di Versailles. È stata anche aperta una raccolta fondi online su Leetchi per sostenere la famiglia, con il consenso dei genitori.
Per la Francia, che proviene da un'elezione che ha visto centrali i temi della sicurezza, dell'immigrazione e del razzismo, diviene subito un caso politico. Il ministro degli Interni, Bruno Retailleau, che tre giorni fa nel primo Consiglio dei ministri del nuovo governo Barnier ha promesso lo «stop agli ingressi illegali», dopo questi fatti di cronaca ha voluto ribadire la proposta di cambiare le leggi sull'immigrazione. In effetti siamo tutti qui a chiederci come mai lo scorso 4 settembre quando il Marocco «ha inviato l'autorizzazione all'espulsione» alle autorità francesi, Taha O. non sia stato immediatamente prelevato e rimandato al suo Paese d'origine.
OMICIDIO DI STATO
In queste ore si sta parlando di "omicidio di Stato", perché, senza girarci troppo intorno, se la giustizia avesse fatto il suo corso Philippine sarebbe ancora viva. Sono in molti a puntare il dito sulle falle giudiziarie che finiscono per tutelare i carnefici e provocare a catena altre vittime. Per il leader del Rassemblement National di Marine Le Pen, Jordan Bardella: «La nostra giustizia è lassista, il nostro Stato è disfunzionale, i nostri leader lasciano che i francesi convivano con bombe umane». Sandrine Rousseau di Nouveau Front Populaire parla di «femminicidio» affermando che tanto «se fosse stato in un altro Paese, avrebbe messo altrettanto in pericolo altre donne» - e quindi per solidarietà se lo tengono loro in Francia? - Olivier Faure, segretario dei Socialisti, parla di «giustizia che funziona con mezzi ridotti» e François Hollande di «errori nella catena penale e amministrativa».
Mentre in Italia siamo impegnati a esultare per il raggiungimento del quorum del Referendum sulla cittadinanza, i media fanno di tutto per non mettere in relazione "immigrazione" e "sicurezza". Ci beviamo sempre la stessa narrazione: tanti volti di donne, tanti carnefici di cui viene omessa la provenienza, spesso gli stessi già noti alle forze dell'ordine. Allora ecco che Libération e Le Monde quasi sommessamente annuncia la morte di Philippine definendo l'accusato come «un uomo di 22 anni». E per gli stessi motivi qualche settimana fa i nostri media specificavano che Moussa Sangare - reo confesso per l'omicidio di Sharon Verzeni - «è un italiano», cioè un immigrato di seconda generazione con la cittadinanza italiana, tanto per essere chiari. E poi si parla di patriarcato, di violenza contro le donne. Mentre nel nome di una società "multiculturale" - nella più negativa delle accezioni - in Europa molte donne stanno morendo, quasi martirizzate da un sistema che preferisce importare criminalità e conferire cittadinanze facili.
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