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IL MESSAGGIO CEI PIENO DI LUOGHI COMUNI PER GIUSTIFICARE L'ABORTO
Nel messaggio per la Giornata per la Vita sembrano non interessare né i milioni di bambini uccisi con l'aborto legale, né gli embrioni uccisi con la fecondazione in vitro
di Tommaso Scandroglio
 

La Giornata per la vita fu indetta dai vescovi italiani per la prima volta nel febbraio del 1978. Fu pensata perché ormai si era capito che anche l'Italia si sarebbe dotata di una norma che avrebbe legittimato l'aborto. Norma che, infatti, fu approvata il 22 maggio di quello stesso anno. La Giornata per la vita fu pensata come risposta alla 194.
Da allora i messaggi della Cei, negli anni, si sono sempre più scoloriti tanto da non parlar più, a volte, nemmeno di aborto, ma della salute, degli anziani, etc. L'ultimo messaggio è per certi versi simili ai precedenti: si fa cenno ai bambini che muoiono nelle guerre, durante le migrazioni, per fame, per varie malattie, per la povertà. Poi un cenno anche all'inverno demografico e alla sostituzione di specie, ossia si preferiscono gli animali domestici ai bambini.
Il messaggio chiama in causa anche l'aborto? Sì. Vi sono passaggi lodevoli a tal proposito, ma altri per nulla convincenti, come il seguente: «Quando una donna interrompe la gravidanza per problemi economici o sociali (le statistiche dicono che sono le lavoratrici, le single e le immigrate a fare maggior ricorso all'IVG) esprime una scelta veramente libera, o non è piuttosto costretta a una decisione drammatica da circostanze che sarebbe giusto e "civile" rimuovere?».

UN PAIO DI RIFLESSIONI
Non si citano altre motivazioni che inducono la donna ad abortire. Un paio di riflessioni. Secondo una ricerca americana, pare che la motivazione principale per cui non si voglia un figlio è che non lo si vuole (cfr. Le esperienze degli adulti americani che non hanno figli realizzata dal Pew Research Center: qui un approfondimento). È come regalare uno schiaccianoci ad uno a cui non piacciono le noci. Le motivazioni economiche e sociali a cui fa cenno la Cei adombrano il vero motivo per cui si sceglie di abortire: non si comprende la preziosità intrinseca del figlio e dunque la gravità della scelta abortiva. Qui sta il problema, non nei soldi.
Seconda riflessione: addebitare alla società la causa degli aborti è veterocomunismo. Le sovrastrutture sociali sono loro le vere colpevoli, mica la donna e il medico abortista. Invece il problema è il cuore dell'uomo: ad immagine di questo si modellano le società. E nel cuore dell'uomo post-moderno Dio è assente. È la mancanza di fede che uccide i figli nei ventri delle loro madri. A margine: non solo Cristo è assente nei cuori di molti, ma anche nel messaggio della Cei in riferimento all'aborto.
Continuiamo con il messaggio: «Dobbiamo poi constatare come alcune interpretazioni della legge 194/78, che si poneva l'obiettivo di eliminare la pratica clandestina dell'aborto, nel tempo abbiano generato nella coscienza di molti la scarsa o nulla percezione della sua gravità, tanto da farlo passare per un "diritto"». Bene la critica alla qualificazione dell'aborto come diritto, male il riferimento all'aborto clandestino. Questa motivazione, lo sanno anche i paracarri, era solo pretestuosa, uno specchietto per le allodole. Tanto è vero che è ormai è stata abbandonata nelle retorica abortista e sostituita, per l'appunto, dallo slogan "L'aborto è un diritto". In secondo luogo in nessuna parte della 194 c'è scritto che questa legge è stata pensata per eliminare l'aborto clandestino. In terzo luogo - dato che non ci sono commenti critici a riguardo da parte dei vescovi - pare che il fine di eliminare la clandestinità sia un fine buono per varare una legge abortista, fine da recuperare tenuto conto delle derive massimaliste che vedono nell'aborto un diritto.

LA 194 COME SOLUZIONE ALL'ABORTO (?!)
Proseguiamo: «Per di più, restano largamente inapplicate quelle disposizioni (cf. art. 2 e 5) tese a favorire una scelta consapevole da parte della gestante e a offrire alternative all'aborto». Intendiamoci bene: tutto quello che si può lecitamente fare per dissuadere una donna dall'abortire è benvenuto, ma indicare la 194 come soluzione all'aborto è come avvalersi dell'aiuto dei mafiosi per stroncare la criminalità organizzata nel nostro Paese.
Infatti gli articoli 2 e 5 sono stati costruiti per essere inefficaci e facilmente aggirabili. Come scrivevamo a suo tempo, illustrando in modo più analitico il contenuto di questi due articoli, «la reale esiguità della portata degli obblighi di legge, l'impossibilità della sanzione in capo agli operatori sanitari che non fanno il loro dovere, il fatto che è il medico abortista a dover dissuadere la donna, fanno sì che la 194 può essere applicata benissimo e nello stesso non inceppare per nulla la macchina abortiva che uccide un bambino ogni cinque minuti. Quindi nella 194 non c'è reale prevenzione all'aborto, non perché gli artt. 2 e 5 vengono applicati male (difetto fenomenologico), ma per intrinseca struttura della 194 (difetto giuridico)».
Dunque per abrogare la 194 non si può far ricorso alla 194. Per combattere l'aborto non ci si può alleare con la 194. Sono evidenti contraddizioni in termini. Ben venga qualsiasi appiglio normativo presente anche nella 194, vedasi l'obiezione di coscienza normata dall'art. 9, ma non è nella 194 la soluzione. La soluzione è nella fede che diventa cultura.

Nota di BastaBugie: Giacomo Rocchi nell'articolo seguente dal titolo "Ma ai vescovi interessano quei sei milioni di bambini uccisi?" commenta scandalizzato come nel messaggio della Cei per la Giornata per la Vita sembrano non interessare né i milioni di bambini uccisi con l'aborto legale, né gli embrioni uccisi con la fecondazione in vitro.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 2 dicembre 2024:

«Alcune interpretazioni della legge 194/78, che si poneva l'obiettivo di eliminare la pratica clandestina dell'aborto».
Nel messaggio per la Giornata per la Vita i vescovi italiani, benché niente affatto obbligati, attesa la natura pastorale del documento, sono voluti entrare sul tema della legge 194 del 1978 e - perseverando nell'erroneo giudizio sulla legge e addirittura aggravandolo - hanno mostrato la loro piena adesione alla logica abortista.
La domanda brutale che si potrebbe fare agli estensori del documento è: i sei milioni di bambini uccisi ufficialmente nel grembo materno dal 1978 ad oggi sono vittime di una «interpretazione della legge 194» oppure sono morti - crudelmente smembrati o avvelenati - in conseguenza della piena attuazione di quella legge?
E una legge che permette alle donne di uccidere il loro bambino sette giorni dopo aver manifestato la loro intenzione di farlo in un colloquio con un medico, di farlo per qualsiasi motivo, gratuitamente, mentre gli ospedali pubblici sono obbligati ad eseguire l'intervento e, di solito, sono in grado di garantirlo entro qualche settimana, può davvero essere ritenuta soltanto «una legge che si proponeva di eliminare l'aborto clandestino» oppure, piuttosto, una legge che garantisce il diritto all' aborto legale? A proposito, che i vescovi sappiano: l'aborto clandestino è stato eliminato oppure i sei milioni di bambini uccisi non sono serviti nemmeno a questo?
Come è possibile che i vescovi riescano soltanto a trovare gli elementi positivi in questa legge "integralmente iniqua"? Sì, perché non solo la Legge 194 sarebbe stata scritta (solo) per eliminare la pratica clandestina dell'aborto (senza riuscirci), ma vi sarebbero «disposizioni tese a favorire una scelta consapevole da parte della gestante e a offrire alternative all' aborto»! Ora: esaltare una «scelta consapevole della gestante» altro non significa che abbracciare il principio di autodeterminazione che è il principio ispiratore delle leggi di aborto: i vescovi sono diventati abortisti? Strano, fra l'altro, che non menzionino l'unica iniziativa che cercava di rendere la donna incinta davvero consapevole: la proposta di legge di iniziativa popolare "Un cuore che batte", che pure ha raccolto molte firme proprio da cittadini cattolici. Forse che i vescovi hanno paura di sconfessare una ministra che, en passant, l'ha definita una cattiva pratica medica? O forse hanno paura di tutto? E la attività dei Centri di Aiuto alla Vita: i vescovi sembrano "ringraziare" la 194 per la loro opera! Ma i CAV sono nati prima di quella legge e l'aiuto alle gravidanze difficili viene svolto a prescindere da quella legge omicida!
Non basta: ai vescovi non sembrano interessare né i sei milioni di bambini uccisi con l'aborto legale (cui devono aggiungersi i bambini morti per aborto clandestino e gli embrioni uccisi con i cripto aborti derivati dalle pillole dei giorni dopo) né gli embrioni - decine di migliaia! - uccisi con la fecondazione in vitro.
Leggiamo il passo relativo a quelle pratiche: si parla genericamente di una "valutazione morale", ma non si fa alcun cenno all' enorme numero di embrioni prodotti per la morte o per il congelamento, previa selezione! Sarà che le legge 40 del 2004 è una legge promossa dal mondo cattolico ufficiale?
Giornata per la vita? La vita di chi? Una "alleanza inclusiva e non ideologica" per sostenere la natalità i vescovi la vogliono fare con coloro che - in piena attuazione delle leggi 194 e 40 - vogliono continuare ad uccidere embrioni e bambini? Per essere inclusivi bisogna tacere la verità?

 
Titolo originale: Il messaggio Cei pieno di luoghi comuni per giustificare l'aborto
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 2 dicembre 2024