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Il presidente Donald Trump ha firmato, sino ad ora, 48 ordini esecutivi dal suo giuramento di lunedì 20 gennaio scorso, descritto su queste pagine. I suoi ordini esecutivi riguardavano politiche relative all'economia, alla protezione dei confini, all'ideologia di genere e altro ancora. Gli ordini esecutivi non sono l'equivalente legale delle leggi approvate dal Congresso.
Sono ordini del presidente in quanto capo dell'esecutivo che dirigono il comportamento e le azioni delle agenzie federali e dei dipendenti nell'adempimento delle loro responsabilità ai sensi di tali leggi e dei doveri del presidente in quanto comandante in capo. La più importante decisione di Trump, secondo me, è stata quella di ristabilire la libertà di parola e opinione anche in pubblico, come previsto dal Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, dopo che, negli ultimi 4 anni, «la precedente amministrazione ha calpestato i diritti di libertà di parola censurando il discorso degli americani ... con il pretesto di combattere "disinformazione" e "misinformazione", il governo federale ha ... promosso la narrazione preferita dal governo su questioni significative del dibattito pubblico». Una decisione, scusate il gioco di parole, decisiva anche per la libertà religiosa nel paese e dovrebbe essere presa sul serio anche dalle istituzioni europee, sempre più affascinate dalla censura politicamente corretta.
Con i suoi ordini esecutivi Trump ha anche revocato 78 decisioni di Biden (67 ordini esecutivi emessi dal suo predecessore e 11 memorandum "presidenziali") su identità di genere, DEI (politiche di diversità, equità e inclusione), misure per la mitigazione dei cambiamenti climatici, la revoca della designazione di Cuba come "stato sponsor del terrorismo" e all'indebolimento dell'applicazione delle leggi sull'immigrazione. Per evidente economia di spazi giornalistici, ci concentriamo sulle decisioni che, al momento, interessano il valore della vita nascente, l'ideologia gender e woke, l'educazione. Senza dimenticare la forte pressione anche il 21 gennaio della Thomas More society e diversi senatori e deputati repubblicani affinché il Presidente USA perdoni, oltre ai manifestanti del 6 gennaio 2021, anche i manifestanti pacifici e pro-life accusati di violazione della legge sulla libertà di accesso agli ingressi nelle cliniche (FACE Act), iniziativa da noi descritta nei giorni scorsi.
DURO LAVORO, MERITO E UGUAGLIANZA
In particolare, lunedì, Trump aveva già revocato la decisione di Biden di inserire politiche di inclusione, rispetto della diversità ed equità e verificarne l'implementazione in tutte le agenzie e strutture del governo federale. Una decisione che, secondo Trump, ha corrotto le istituzioni federali, «sostituendo duro lavoro, merito e uguaglianza con una gerarchia preferenziale divisiva e pericolosa». Ieri, 22 gennaio, ha firmato un nuovo ordine esecutivo che protegge i diritti civili di tutti gli americani ed espande le opportunità individuali ponendo fine alla radicale preferenza DEI negli appalti federali e ordinando alle agenzie federali di combattere, senza sosta, la discriminazione nel settore privato. Con questa decisione di Trump, si pone fine alla discriminazione per "diversità, equità e inclusione" (DEI) nella forza lavoro federale, negli appalti e nelle spese federali.
Le assunzioni, le promozioni e le valutazioni delle prestazioni a livello federale premieranno l'iniziativa individuale, le capacità ed i talenti, le prestazioni e il duro lavoro e non, in nessun caso, fattori, politici, etnici, ideologici, sensibilità sessuali, altri requisiti o privilegi di minoranze previsti dalle politiche DEI. Il presidente Trump ha ristabilito anche la "Responsabilità per le posizioni che influenzano le politiche all'interno della forza lavoro federale", che prevede per i lavoratori federali l'obbligo di «implementare fedelmente le politiche amministrative al meglio delle loro capacità, in linea con il loro giuramento costituzionale e con l'attribuzione dell'autorità esecutiva esclusivamente al Presidente. Siamo al ritorno della responsabilità e alla giusta punizione per i funzionari che rallentano o boicottano l'esecutivo per motivi politici o ideologici. La mancata osservanza di ciò costituisce motivo di licenziamento».
Trump ha dato riprova anche della sua avversione alle pericolose e fantasiose ideologie del gender e un ordine esecutivo specifico sull'ideologia di genere, o in difesa della specificità femminile e maschile, riafferma la evidenza biologica e biblica dei due sessi e delle loro differenze e complementarità che Joe Biden, con le sue politiche ed iniziative ossessive, negli ultimi quattro anni ha cercato di cancellare, imponendo dapprima la confusa ideologia dell'istintività gender, poi la promozione del transgenderismo.
MASCHI O FEMMINE, PUNTO
Al posto di confusione ed equivoci su "identità di genere" e "sesso assegnato alla nascita", questo ordine esecutivo cerca di radicare la legge e la politica federale sul fondamento della biologia e cancellare la promozione federale dell'ideologia di genere, anche nelle prigioni femminili, vieta il finanziamento federale delle procedure di "transizione" di genere e, di conseguenza, annulla tutti i precedenti documenti di orientamento del Dipartimento dell'Istruzione degli Stati Uniti relativi all'ideologia di genere.
Il presidente Donald Trump ha anche firmato un ordine esecutivo che ritirava gli Stati Uniti dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Nello specifico, l'ordine annuncia l'intenzione degli Stati Uniti di ritirarsi, sospende il trasferimento di tutti i fondi statunitensi all'OMS, richiama tutto il personale del governo statunitense distaccato o assunto per lavorare nell'OMS e pone fine alla partecipazione degli Stati Uniti alle negoziazioni per l'accordo pandemico dell'OMS e agli emendamenti al Regolamento sanitario internazionale.
Il processo di ritiro richiede un anno, ma le restrizioni sopra menzionate hanno effetto immediato. Nell'anno fiscale 2024, i finanziamenti per la salute globale degli Stati Uniti erano di circa 12 miliardi di dollari. Questa decisione taglia di netto anche i fondi spesi dall'OMS per promuovere l'aborto nel mondo, corrispondenti a circa l'11% del bilancio annuale attraverso il "Programma di Riproduzione Umana" (HRP).
Insieme a ciò, il Presidente Trump ha sospeso per 90 giorni gli aiuti allo sviluppo estero, in attesa di valutazioni di efficienza e coerenza con la sua politica estera. Una sospensione per valutazione anche dei copiosi finanziamenti vincolati di Washington, più volte denunciati anche su queste pagine, che l'amministrazione Biden elargiva imponendo, ai paesi terzi, politiche contraccettive, la piena legalizzazione dell'aborto, l'educazione transgender e woke.
L'ultimo rendiconto ufficiale degli aiuti esteri nell'amministrazione Biden mostra che 68 miliardi di dollari sono stati impegnati per programmi all'estero in 204 paesi e regioni. La verifica puntuale su questi finanziamenti verrà compiuta dal Segretario di Stato, il cattolico, Marco Rubio, entrato in carica il 21 gennaio, dopo l'approvazione della sua nomina all'unanimità delle commissioni del Senato e a seguito del giuramento nelle mani del cattolico e Vice Presidente degli USA J.D. Vance.
Nota di BastaBugie: Ermes Dovico nell'articolo seguente dal titolo "Trump grazia 23 pro vita, perseguitati sotto Biden" racconta che il presidente degli Stati Uniti ha concesso la grazia a 23 attivisti pro vita, perseguiti ingiustamente dall'amministrazione Biden. E nella tradizionale March for Life, con decine di migliaia di partecipanti invia un suo videomessaggio e il vicepresidente Vance.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 25 gennaio 2025:
Tra gli ordini esecutivi firmati da Donald Trump nei primi giorni del suo secondo mandato alla Casa Bianca, c'è anche quello della grazia concessa a 23 attivisti pro vita ingiustamente perseguiti dal Dipartimento di Giustizia sotto l'amministrazione Biden, per aver manifestato nei pressi o all'interno di cliniche per aborti. «È un grande onore firmare questo», ha detto il presidente degli Stati Uniti, aggiungendo che le suddette 23 persone, diverse anche anziane, non dovevano essere perseguite. Con questo ordine esecutivo - firmato il 23 gennaio, il giorno prima della tradizionale March for Life - Trump ha mantenuto una promessa più volte ripetuta durante la sua campagna elettorale.
In rappresentanza di 21 di questi 23 attivisti, la Thomas More Society aveva inviato la settimana scorsa una petizione circostanziata, con la quale chiedeva al 47° presidente degli USA un «perdono pieno e incondizionato» dei propri assistiti, presentando le informazioni personali di ciascuno di loro e i casi in cui erano stati coinvolti. [...]
Particolare il caso di Herb Geraghty. L'uomo - rilasciato dal carcere dopo aver scontato 17 mesi su 27 complessivi di pena - ha deciso di rifiutare la grazia presidenziale perché intende continuare a combattere in tribunale contro la condanna subita. A rappresentare Herb è la Life Legal Defense Foundation, il cui avvocato John Kiyonaga ha detto: «La decisione di Herb di rinunciare alla grazia è una dichiarazione coraggiosa contro i procedimenti giudiziari politicamente motivati che calpestano la libertà di parola e i diritti di protesta pacifica». Una protesta pacifica, va ricordato, mirante a salvare la vita di bambini nel grembo materno.
L'obiettivo di Herb e in generale di tutto il movimento pro vita statunitense è quello di mostrare l'ingiusta applicazione del Face (Freedom of Access to Clinic Entrances) Act, ossia la legge sulla libertà di accesso agli ingressi delle cliniche, approvata sotto Bill Clinton nel 1994, secondo cui è un reato federale tentare di bloccare l'accesso a una clinica per aborti o a un centro per la gravidanza.
Sotto la presidenza di Joe Biden, il Face Act (e non solo) è stato usato come arma politica con una spregiudicatezza mai vista in passato, per punire i pro vita e scoraggiare qualunque tipo di presenza, a difesa dei nascituri, nei pressi delle cliniche per aborti. Basti qui accennare ad alcuni dei casi più eclatanti che hanno reso necessaria la grazia da parte di Trump: vedi Paulette Harlow, settantaseienne con seri problemi di salute, condannata a 24 mesi di carcere federale, con tanto di presa in giro sulla sua fede da parte della giudice Colleen Kollar-Kotelly; Joan Andrews Bell, anche lei di 76 anni, condannata a 27 mesi di carcere; e ancora, Eva Edl, 89 anni, sopravvissuta a un campo di concentramento comunista nella ex Jugoslavia, condannata a tre anni di libertà vigilata. L'elenco potrebbe continuare.
L'ingiustizia è stata tanto più evidente perché sono stati usati due pesi e due misure, come ricordava la petizione della Thomas More Society: «Mentre i procuratori di Biden hanno quasi completamente ignorato gli attacchi incendiari e gli atti vandalici contro centinaia di chiese pro-vita e centri per la gravidanza, hanno perseguitato ferocemente gli americani pro-vita», ottenendo condanne contro di loro grazie a un'interpretazione strumentale del Face Act e, addirittura, del "Ku Klux Klan Act", una legge conseguente alla guerra civile americana (e che intendeva punire il terrorismo e i linciaggi contro i neri). In quest'ultimo caso le condanne sono state inflitte ai sensi delle disposizioni sui reati gravi che ricadono sotto la voce "Cospirazione contro i diritti": neanche sotto Clinton e Obama il Dipartimento di Giustizia aveva osato usare questa legge contro gli attivisti pro vita, come invece ha fatto l'amministrazione Biden.
Una chiara persecuzione, dato che i pro life condannati - come ricorda ancora l'organizzazione di giuristi a difesa di vita, famiglia e libertà - «hanno partecipato a una mera disobbedienza civile pacifica, nel solco della tradizione degli attivisti americani per i diritti civili. Azioni pacifiche come queste di solito meritano, nel peggiore dei casi, una condanna per reati minori. Se si fossero opposti a qualcosa di diverso dall'aborto, Joe Biden avrebbe dato loro delle medaglie». Invece, l'ex presidente e i suoi sodali hanno spinto perché questi pro-vita fossero condannati come criminali, accusandoli di reati con pene fino a 11 anni di carcere.
Per di più, questo accanimento ha fatto seguito alla sentenza Dobbs (giugno 2022), in cui la Corte Suprema ha chiarito che non esiste un diritto costituzionale all'aborto. E così, osserva la Thomas More Society, è venuto meno lo stesso scopo dichiarato dal Congresso - proteggere appunto il "diritto" federale di accedere all'aborto - all'epoca dell'approvazione del Face Act. Legge che quindi andrebbe abrogata, ma se ciò avverrà è tutto da vedere.
Alcuni dei pro life graziati da Trump hanno partecipato ieri, a Washington, all'annuale Marcia per la Vita, giunta alla sua 52^ edizione. Decine di migliaia i partecipanti. Al raduno pre-Marcia ha parlato dal palco il vicepresidente J.D. Vance [N.d.BB vedi video in fondo all'articolo, con il testo in italiano]. Da parte sua, Trump si è rivolto ai manifestanti con un videomessaggio, in cui ha tra l'altro ribadito che negli USA non ci sarà «mai più persecuzione religiosa» e che «indagheremo finalmente sugli attacchi ai centri per la gravidanza e alle chiese». Difficile attendersi, ora come ora, restrizioni federali all'aborto, dal momento che Trump in campagna elettorale ha detto - in mezzo ad altre dichiarazioni ondivaghe sul tema aborto - di voler lasciare ai singoli Stati federati la competenza in materia. Ad ogni modo, nel videomessaggio ha assicurato che in questo suo secondo mandato «torneremo a sostenere fieramente la famiglia e la vita», promuovendo anche l'adozione. E ha ringraziato il popolo pro vita per l'impegno a forgiare una società che accolga e protegga «ogni bambino come un bellissimo dono dalla mano del nostro Creatore».
VIDEO: IL VICE PRESIDENTE USA, JD VANCE, ALLA MARCIA PER LA VITA (durata: 13 minuti)
https://www.youtube.com/watch?v=23XJ2SqI8FA
DISCORSO DI JD VANCE (traduzione a cura del sito del Timone)
Lasciatemi dire: grazie; buon pomeriggio!
Grazie per avermi accolto; è un onore essere qui con voi oggi a sostegno della vita. Siamo orgogliosi di marciare con voi e, sì, torneremo anche l'anno prossimo.
L'entusiasmo, la passione, la convinzione incrollabile che ogni singola persona qui al National Mall dimostra sono profondamente commoventi per me e significano più di quanto io possa esprimere per il presidente Trump e per me stesso.
Per oltre mezzo secolo, questa marcia ha unito decine di migliaia di americani di ogni estrazione sociale per sostenere la causa della vita nella nostra nazione. È il più grande raduno al mondo per celebrare il nostro movimento, le vittorie che abbiamo conquistato con così tanta fatica e, sì, le vittorie che ancora ci attendono.
Voglio dare un caloroso benvenuto a tutti voi che avete viaggiato da lontano per raggiungere la capitale della nostra nazione. Grazie per la vostra dedizione; siete una folla straordinaria, ed è fantastico vedervi oggi.
Lunedì siamo stati costretti a spostare tutti gli eventi inaugurali al chiuso a causa del freddo pungente, e faceva davvero freddo. Ma voi, anche oggi, con questo gelo di gennaio, siete qui, all'aperto, e non credo di aver mai visto una folla così gioiosa in questo periodo dell'anno.
Come sapete, il tema di quest'anno è "La vita: perché marciamo". Ci sono risposte ovvie alla domanda implicita che pone: marciamo per proteggere i non nati; marciamo per proclamare e vivere la sacra verità che ogni bambino è un miracolo e un dono di Dio.
Ogni volta che Usha e io abbiamo accolto i nostri figli nel mondo, abbiamo visto con i nostri occhi la bellezza indescrivibile di una nuova vita e, sì, a volte anche le sfide comportamentali, come quelle di lunedì. Ma sono stati momenti meravigliosi. Vedere i nostri tre figli crescere, imparare e diventare ciò che sono oggi è stata la più grande benedizione della nostra vita.
Ogni genitore qui conosce quella sensazione, quello stupore davanti a un neonato. È nostra responsabilità proteggerlo e custodirlo. Ma, pensando alla domanda "perché marciamo", ci sono anche risposte più sottili, ma altrettanto importanti, su cui voglio riflettere oggi.
Il compito del nostro movimento è proteggere la vita innocente, difendere i non nati, ma anche essere pro-famiglia e pro-vita nel senso più pieno del termine.
Nel corso della mia vita, non so dirvi quante persone, di fronte a una gravidanza o alla prospettiva di una, reagiscano non con gioia ma con preoccupazione. Si chiedono: "Come posso permettermelo? Cosa significherà per la mia istruzione, la mia carriera, la mia relazione o la mia famiglia?".
So quanto tempo e risorse abbiate dedicato per rispondere a queste domande e tendere una mano ai giovani in momenti di disperazione. Ma, in larga misura, la nostra società e il nostro governo non hanno ancora fatto abbastanza per sostenere i giovani genitori.
Abbiamo fallito come nazione non solo permettendo una cultura di aborto su richiesta, ma trascurando di aiutare i giovani genitori a ottenere ciò di cui hanno bisogno per vivere una vita felice e significativa. Una cultura di radicale individualismo ha preso piede, vedendo le responsabilità e le gioie della vita familiare come ostacoli, invece che come benedizioni personali. La nostra società non è riuscita a riconoscere l'obbligo che una generazione ha nei confronti di un'altra, che è una parte fondamentale del vivere in una società.
Quindi, lasciatemi dire chiaramente: voglio più bambini negli Stati Uniti d'America. Voglio più bambini felici nel nostro Paese, e voglio giovani uomini e donne pronti ad accoglierli e crescerli con gioia.
È compito del nostro governo rendere più facile per giovani mamme e papà avere figli, portarli al mondo e accoglierli come le benedizioni che sono. Dovrebbe essere più facile crescere una famiglia, più facile trovare un buon lavoro, più facile costruire una casa in cui crescere quella famiglia, più facile risparmiare e acquistare un buon passeggino, una culla per la cameretta.
Dobbiamo creare una cultura che celebri la vita in tutte le sue fasi, riconoscendo che il vero successo di una nazione non si misura con il PIL o il mercato azionario, ma dal fatto che le persone si sentano in grado di crescere famiglie felici e in salute.
E questo ci riporta a dove siamo oggi.
Lunedì, il presidente Donald J. Trump ha prestato giuramento come 47° presidente degli Stati Uniti. Questo è l'uomo che ha mantenuto la promessa di porre fine a Roe v. Wade, portando alla monumentale decisione di Dobbs; l'uomo che ha nominato centinaia di giudici pro-life e sostenuto politiche pro-famiglia come il raddoppio del credito d'imposta per figli, che è avvenuto durante la sua prima amministrazione e su cui faremo molto di più nella seconda amministrazione. Ora è tornato e lo faremo di nuovo.
Ieri, il presidente Trump ha sostenuto con forza il Born-Alive Abortion Act, garantendo che i bambini sopravvissuti agli aborti falliti ricevano protezione legale.
Con il suo ritorno alla presidenza, il governo federale non dirigerà più le incursioni dell'FBI nelle case di persone come Mark Houck e altri attivisti cattolici e cristiani che lottano per i nascituri ogni singolo giorno. E il nostro governo non getterà più in prigione manifestanti e attivisti pro-life, nonni anziani o chiunque altro. È finito lunedì e non permetteremo che torni in questo paese.
Invece, e so che avete visto tutti la notizia, il 47° presidente ha già concesso la grazia a coloro che sono stati ingiustamente imprigionati; e voglio essere chiaro sul fatto che questa amministrazione vi sta accanto. Siamo con voi; e, cosa più importante, siamo con i più vulnerabili e con il principio fondamentale che le persone che esercitano il diritto di protestare per conto dei più vulnerabili non dovrebbero mai più essere perseguitate dal governo.
La folla riunita qui in questo incredibile National Mall fornisce uno straordinario esempio per la nostra nazione. Fate donazioni alle banche dei pannolini; aiutate a trovare un alloggio per chi è nel bisogno; aiutate a finanziare i centri di crisi-gravidanza che danno aiuto a giovani donne e giovani uomini in un momento di crisi. Voi ragazzi siete il cuore pulsante del movimento pro-life, e avete già salvato molte vite, e ne salverete ancora di più. La vostra presenza qui, questa stessa marcia è un promemoria dell'incredibile forza e unità del movimento pro-life. E dal profondo del mio cuore, grazie.
Grazie per essere qui, e grazie per aver marciato qui oggi; e, cosa più importante, nei vostri lavori ci ricordate che la Marcia per la vita non è solo un singolo evento che si verifica in una gelida giornata di gennaio. La Marcia per la vita è il lavoro del movimento pro-life ogni singolo giorno da questo momento in poi. Ora, è una chiamata all'azione per tutta la vita, un momento nel tempo; ma ogni singolo giorno in cui voi ragazzi fate quello che fate, dal sostenere le giovani mamme e i giovani papà alla lotta per i nascituri, al lavorare con le nostre legislature a livello statale e federale, ci rendete possibile stare qui e dire che l'America è fondamentalmente un paese pro-bambino, pro-vita e pro-famiglia.
Esito a darvi dei consigli perché vedo che ci sono persone giovani e anziane che sono state nel movimento pro-life, alcune di voi da più tempo di me, e vi sono grato. Ma se posso offrire un consiglio: è un consiglio nato dalla mia esperienza personale. C'è stato un momento in cui mi innervosivo con le persone che non vedevano quello che vedevamo noi. Mi innervosivo che le persone potessero guardare la foto di un bambino su un'ecografia e vedere non un essere umano ma solo un ammasso di cellule. Ma una delle cose che essere padre mi ha insegnato, e una delle cose che essere in politica mi ha insegnato negli ultimi due anni, è che è una benedizione conoscere la verità. E la verità è che la vita non ancora nata merita protezione.
Quindi, per favore, andate avanti, non con frustrazione, ma con gioia. Siamo gioiosi di marciare per la vita. Siamo gioiosi di sapere che quella foto su un'ecografia, è la foto di un bambino con speranze, sogni e potenziale per arrivare.
È una gioia e una benedizione combattere per i nascituri, lavorare per i nascituri e marciare per la vita! Dio vi benedica tutti e grazie per avermi ospitato. È un onore essere con voi.
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