IL CONCILIO DI TRENTO E' L'ORIGINE INVOLONTARIA DELLO SFACELO ATTUALE DELLA CHIESA
Nonostante gli ottimi obiettivi dei primi gesuiti, l'istituzione dei seminari e la fedeltà al Papa sono oggi degenerati in indottrinamento all'eresia e fiducia cieca
di Andrea Maccabiani
Il termine "papismo" ha disgustose origini. È l'aggettivo dispregiativo utilizzato dalle sette protestanti, specialmente quelle anglicane, per indicare la Chiesa Cattolica Apostolica e Romana. Ciò che effettivamente distingue in maniera esteriore e visibile i cattolici dalle chiese ortodosse o dalle sette protestanti è il papato, centro carismatico simbolo dell'unità della Fede dei credenti sparsi ai quattro angoli del mondo. Il papato non coincide con l'idea (moderna) del centralismo amministrativo, come se Roma fosse l'occhio che sorveglia e domina le varie comunità; è piuttosto il punto sulla terra in cui è custodito il tesoro più prezioso mai esistito, ovvero la Fede. Il Papa non è il padrone della Chiesa come non lo è della Fede: egli è il custode vigile e autorevole del deposito iniziato a caro prezzo dal sangue degli Apostoli, raccoglitori fedeli di quello più prezioso di Nostro Signore. La Chiesa non ha altro tesoro che questo e non ha altro fedele custode che il Papa.
COSÌ SI ESPRIME IL CATECHISMO DI SAN PIO X
113. Chi è il Papa?
II Papa è il successore di san Pietro nella sede di Roma e nel primato, ossia nell'apostolato ed episcopato universale; quindi il capo visibile, Vicario di Gesù Cristo capo invisibile, di tutta la Chiesa, la quale perciò si dice Cattolica-Romana.
114. Il Papa e i Vescovi uniti con lui che cosa costituiscono?
Il Papa e i Vescovi uniti con lui costituiscono la Chiesa docente, chiamata così perché ha da Gesù Cristo la missione d'insegnare le verità e le leggi divine a tutti gli uomini, i quali solo da lei ne ricevono la piena e sicura cognizione che è necessaria per vivere cristianamente.
116. Il Papa, da solo, può errare nell'insegnarci le verità rivelate da Dio?
Il Papa, da solo, non può errare nell'insegnarci le verità rivelate da Dio, ossia è infallibile come la Chiesa, quando da Pastore e Maestro di tutti i cristiani, definisce dottrine circa la fede e i costumi.
LA DOTTRINA CATTOLICA
Partendo dalla situazione odierna una domanda sorge spontanea: che cosa dunque è andato storto? A mio avviso per cercare di interpretare correttamente la crisi della Chiesa contemporanea occorre liberarsi da alcuni schemi:
- parlare del Papa non è come parlare del capo del governo. A volte applichiamo le categorie politiche per giudicare la Chiesa e la sua gerarchia. Non si può giudicare un Pontefice a seconda del suo partito, delle sue esperienze pregresse, delle sue idee, dei suoi sponsor elettorali o della sua agenda politica. E' un problema dei fedeli che guardano dal basso la balconata di San Pietro, ma è un problema anche dei porporati che si riuniscono in conclave. Può essere anche un problema del Papa di turno che si affaccia al balcone. Purtroppo termini come "elezioni", "dimissioni", "programma" sono entrati a gamba tesa nel lessico dei vaticanisti. In ogni caso non possiamo farci guidare nel nostro giudizio da questi aspetti. Conta solo una cosa: la fedeltà a Cristo e alla Tradizione.
- un Papa è sempre frutto di un ambiente e di un contesto particolare: non è possibile pensare che sia un fenomeno spuntato nel nulla che faccia bene o male rispetto alla storia che lo precede. Un Papa viene eletto da una maggioranza di cardinali con una formazione e sensibilità specifica. Quando si interpreta un pontificato bisogna tenere conto che esso è la conseguenza e non la causa di una situazione ecclesiale ben più ampia. Oggi non si può ritenere Francesco colpevole di ogni cosa, come se fosse un dittatore solo contro tutti.
Altra domanda cruciale: da dove viene fuori questo papismo moderno? Ripeto: tocca tapparsi il naso nell'utilizzare questo termine, ma non se ne trova uno migliore per indicare il fenomeno a cui assistiamo quotidianamente. Non ha nulla a che vedere con la sana fedeltà al Romano Pontefice che è parte integrante della Dottrina Cattolica, come ho già potuto sottolineare poco sopra. È piuttosto un'esasperazione, una degenerazione di un concetto giusto.
COME HA FATTO QUESTO CONCETTO A GUASTARSI A TAL PUNTO?
Provo a raccogliere schematicamente qualche idea ripercorrendo la storia della Chiesa:
Il Concilio di Trento, tra le tante riforme, mette mano alla formazione dei sacerdoti diocesani, fondando seminari e curando sempre meglio la formazione dei candidati al sacerdozio. Come tutte le riforme anche questa ha avuto bisogno di essere portata avanti nella pratica: se il livello di formazione teologica e spirituale dei sacerdoti era generalmente scadente, a chi affidare i nuovi istituti? Parve logico rivolgersi al nuovo ordine dei gesuiti fondati da S. Ignazio di Loyola, precursore del seminario tridentino. Ci fu un'intenzione buona ed un errore di fondo: i gesuiti sono religiosi, i sacerdoti diocesani hanno invece un altro carisma. Applicare una formazione religiosa in un seminario diocesano non è esattamente corretto. Tant'è. I gesuiti diventano dunque i gestori dei seminari diocesani della cattolicità, portando il loro carisma. Si può dire dunque che la formazione ufficiale dei presbiteri diocesani della Chiesa cattolica è stato dato praticamente in appalto ad un ordine religioso con una natura specifica.
Questo appalto durerà fino al Concilio Vaticano II: è vero che i gesuiti non furono più gestori in prima persona dei vari seminari, via via affidati al clero diocesano sempre più formato, ma è anche vero che rimarrà impressa una mentalità, quasi una sudditanza psicologica dal metodo gesuitico. Per fare un sunto dei tratti salienti di questa formazione: teologia manualistica rimasticatura della rimasticatura rimasticata della scolastica del dopo San Tommaso (che paradossalmente c'entra poco con l'Aquinate) e spiritualità improntata sul perenne sforzo del seminarista/sacerdote/semplice fedele alla perfezione, quasi un volontarismo che tiene poco in considerazione l'azione della Grazia, tema tanto caro ai padri della Chiesa e alla spiritualità medievale. Basta leggere i vecchi regolamenti dei seminari diocesani e si trova la scansione della giornata basata sul continuo esame di coscienza e sui processi di perfezione così come vengono insegnati da S. Ignazio.
CARO AI GESUITI È IL TEMA DELL'OBBEDIENZA
Questo passaggio è cruciale per la nostra riflessione. S. Ignazio la spiega così: « [...] facciamo quanto ci sarà comandato con molta prontezza, gaudio spirituale e perseveranza, persuadendoci che tutto ciò è giusto, e rinnegando con cieca obbedienza ogni parere e giudizio personale in contrario, in tutte le cose che il superiore ordina... Persuasi come siamo che chiunque vive sotto l'obbedienza si deve lasciar portare e reggere dalla Provvidenza, per mezzo del superiore, come se fosse un corpo morto ("perinde ac cadaver"), che si fa portare dovunque e trattare come più piace". L'espressione "perinde ac cadaver" porta alle estreme conseguenze il concetto di obbedienza cattolica. Il sapore di questa espressione è fortemente militare e certo si può adattare per una famiglia religiosa come i gesuiti. Avendo però parlato di una commistione secolare tra spiritualità gesuitica e formazione del clero diocesano non si può non riconoscere che questa "esagerazione" sia entrata a far parte del lessico sacerdotale. Il mescolare la vita religiosa con quella secolare è stato un errore dovuto a questo passaggio storico, che si è trascinato per quasi quattro secoli. L'obbedienza per i gesuiti è strettamente legata alla gerarchia, secondo uno schema tipicamente marziale. Non è dunque difficile concludere che mano a mano che si sale nei gradini della gerarchia cattolica e più sia dovuta estrema obbedienza, anche al di là della ragionevolezza ("come un cadavere").
MA È SEMPRE STATO COSÌ?
Se si guarda un po' indietro nella storia stupisce trovare comportamenti da parte del basso clero e a volte di semplici fedeli nei confronti della gerarchia. Non parliamo di rivoluzionari alla Lutero ma di santi. San Pier Damiani così scriveva a proposito di papa Benedetto IX: "Sguazzante nell'immoralità, un diavolo venuto dall'Inferno travestito da prete, apostolo dell'Anticristo, saetta scoccata da Satana, verga di Asur, figliolo di Belial, puzza del mondo, vergogna dell'umanità". Eppure era il Romano Pontefice. Cosa avrebbero scritto Tornielli o Melloni all'epoca? Cosa direbbero di una donna come Santa Caterina da Siena che si rivolge al Pontefice come se fosse suo fratello quando scrive a Urbano VI: "Soltanto passando attraverso il crogiolo sarete quello che dovrete essere, il dolce vicario di Cristo in Terra!... Fate dunque tutto quello che è in vostro potere acciocché non veniate ad agire secondo la volontà degli uomini, piuttosto secondo la volontà di Dio che altro non chiede, e per lo quale motivo vi ha posto a sì tanto supremo vicariato. Ma voi avete bisogno dell'aiuto di Gesù Cristo Crocifisso e con voi i vescovi che sono chiamati a consigliarvi, perocché molti sono fra loro corrotti e neanco ferventi sacerdoti, liberatevi di costoro, ponete il vostro santo desiderio in Cristo Gesù, ripudiate i sollazzamenti del marciume della corruzione, abbiatelo a distinguere da questo: se non sapete soffrire, non siete degno! Voi fate le veci del dolce Cristo Gesù, e come Lui dovete desiderare soltanto il bene delle anime, dovete bere il calice dell'amarezza, dovete farvi dare il fiele. Oh quanto sarà beata l'anima vostra e mia che io vegga voi essere cominciatore di tanto bene".
QUALCOSA È ANDATO STORTO
Il fatto di provare un certo disagio leggendo queste parole è un nuovo indizio che qualcosa è andato storto. Se non possiamo sapere il parere dei vaticanisti moderni se fossero vissuti all'epoca, purtroppo non possiamo nemmeno sapere cosa direbbero oggi questi santi. Guardando l'oggi pare che all'epoca si parlasse di peccatucci da probande. Cosa direbbero leggendo le interviste di papa Francesco a Scalfari? Certo non potrebbero dire molto, sarebbero stati cacciati da conventi e congregazioni, forse avrebbero perso la vocazione o anche la Fede. O forse sarebbero stati santi lo stesso, chi lo sa.
Non si vuole demonizzare la Compagnia di Gesù, solo inquadrare il suo ruolo all'interno della Chiesa. Come tutte le istituzioni religiose, anche i gesuiti nascono da mani e mente umana e quindi con il bacillo del peccato originale. Non si può negare la grandiosa storia di santità che contraddistingue questa congregazione. Non si può però nemmeno nascondere il suo contributo perché, passo dopo passo, si è arrivati alle degenerazioni attuali. E' singolare: tutto parte dai gesuiti nel 1500, tutto pare racchiuso nelle mani di un gesuita pontefice degli anni '10 del 2000.
Bene: mettiamo insieme i pezzi. Dopo questa breve panoramica non possiamo dunque più stupirci se nessuno oppone resistenza al quotidiano sfacelo della Fede cattolica che sta avvenendo ormai da svariati decenni. Nessun cardinale parla. Qualche vescovo borbotta. Molti preti chiacchierano. Ma davanti ai microfoni tutti muti. Ci chiediamo spesso: perché? Il colpo da maestro di Satana: passare la rivoluzione attraverso l'obbedienza e la riverenza verso l'Autorità, il potere. Attraverso i secoli il demonio ha preparato anello dopo anello la grande e pesante catena che ora stringe la Chiesa quasi soffocandola. Sappiamo per certo che non ce la potrà fare, ma intanto la situazione non è ottimale. Si aspetta sempre di cadere più in basso e poi "qualcosa accadrà". Ma non succede mai niente. Abbiamo già superato il limite parecchie volte, non si capisce quale sia il punto ulteriormente più basso. Se la dottrina interessa pochi, paiono non spaventare nemmeno i costumi. In queste settimane si è abbattuta una bufera di dimensioni incredibili sulla Chiesa, come abbiamo avuto modo ampiamente di descrivere su Riscossa Cristiana. Ma non succede niente.
Papa Francesco si paragona a Cristo in croce circondato da accusatori che latrano come cani. Chiede silenzio e preghiera. Un silenzio che paradossalmente dovrebbe guarire l'omertà. Nemmeno davanti ai dettagli nauseabondi di queste bassezze umane il papismo viene scalfito. Tanti lettori scrivono indignati che il Papa è sempre il Papa, che è tutto un complotto per toglierlo di mezzo, che si manca di carità.
L'UNITÀ È SUBORDINATA ALLA VERITÀ
Già: perché poi tutto viene buttato nello spirituale, o meglio nello spiritualismo. Il legittimo giudizio razionale su un atto esterno compiuto da un'altra persona che ciascun essere umano può formulare davanti ad una determinata situazione, alla luce della Rivelazione e della Tradizione, è subito bollato come peccato. Il che è abbastanza curioso: i peccati veri vengono continuamente derubricati, per le seconde (terze, quarte, quinte...) nozze ci vuole tenerezza e discernimento, per i pederasti occorre preghiera e silenzio ma sulla critica alla gerarchia ci vuole un'ora di confessionale, lo scioglimento della scomunica e una penitenza maiuscola. Si pecca di carità, si vuole attentare all'unità della Chiesa, si monta in superbia ("chi sei tu per giudicare un vescovo o un Papa che come è noto, sono assistiti continuamente dallo Spirito Santo?"). Se non fosse stata per la penetrazione massiccia del "perinde ac cadaver" nei seminari, nel clero e nelle parrocchie a quest'ora non ci sarebbe bisogno di illustrare come l'unità sia subordinata alla verità e che per amore di questa non bisogna aver paura che "gli scandali avvengano".
Se lo dicono diversi lettori di Riscossa Cristiana si può ben immaginare cosa può succedere sulla pagina Facebook di padre Spadaro (SJ). Se voleste però capire a che livello è il fenomeno papista non perdetevi il sito dell'associazione nazionale dei Papaboys, dove è presente una sezione nominata "attacco al pontificato!" (manca l'H finale da bimbiminkia che ci starebbe proprio bene). Vi si leggono diverse perle del tipo: "Vi abbiamo già detto in numerose occasioni come alcuni 'corvi', 'gufi' e 'sfigati della fede' tentano, ormai in maniera quotidiana e virale, di attentare al Pontificato di Papa Francesco che cerca - quasi da solo contro tutti - di portare avanti una necessaria riforma per la Chiesa, che viene ostacolata però da numerose potenze, prima di tutto mediatiche, poi anche economiche e culturali".
È evidente che il sistema è stato buono e fruttuoso finché al vertice ci sono stati pontefici fedeli. Non si possono certo demonizzare i nostri vecchi di parrocchia che sono stati cresciuti da parroci alla don Camillo e che sanno a memoria il canto "Bianco Padre". Chi glielo spiega che Avvenire o Famiglia Cristiana non andrebbero più sostenuti perché da difensori della cattolicità sono diventati organi di stampa nemici della Chiesa? Chi spiega a coloro che cinquant'anni fa prendevano legnate sulla schiena dai comunisti per aiutare il parroco con l'Azione Cattolica che adesso, per dirla come il Peppone del film: "Reverendo qui si bara, i comunisti siamo noi"?.
Alla luce di questa breve riflessione non è difficile capire che non si sta parlando di un fungo nato ieri sera e che domattina morirà. Il terreno è preparato proprio affinché questi siano i frutti. Dio sa il perché.
Titolo originale: Alle radici del papismo contemporaneo
Fonte: Riscossa Cristiana, 6 settembre 2018
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