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« Torna agli articoli di Aldo Vitale
«Verus philosophus est amator Dei» ebbe a scrivere S. Agostino, indicando con ciò un processo filosofico molto complesso che può essere riassunto e semplificato nel modo seguente: il filosofo cerca la verità; Dio è verità; il filosofo che cerca la verità cerca Dio.
In questo senso si può intuire il limite filosofico più profondo della saga di Star Wars, cioè l'inscenare la lotta tra bene e male, ma senza che vi sia un fondamento su cui costruire un tale scontro.
O meglio, in tutta la saga di Georges Lucas, dentro l'articolato intreccio della trama, dietro i roboanti e spettacolari effetti speciali, al di sotto dei pur considerevoli messaggi di filosofia politica, giuridica e morale contenuti ed esplicitati, si percepisce una eco costante di sottofondo, un sibilo non secondario, cioè quello di una vaga diffusione del pensiero gnostico che pervade l'intero sviluppo dell'epopea fantascientifica ormai a tutti nota.
L'eresia gnostica contempla la possibilità di raggiungere la salvezza solo per i pochi eletti che potranno attraverso la gnosi, cioè la conoscenza, l'illuminazione interiore ed intellettuale, pervenire ad una consapevolezza autentica dei principi del bene e del male.
Contro una simile deviazione e distorsione del messaggio cristiano, lo stesso S. Paolo (1 Tm. 6,20) si pronuncia con fermezza e così numerosi padri della Chiesa come Clemente di Alessandria.
Dallo gnosticismo, come si sa, ha preso le mosse, fondendosi con i principi cardine dello zoroastrismo, il manicheismo che riteneva esistenti due dei: uno causa del bene (Ormizd); l'altro causa del male (Ariman).
Un simile schema è rinvenibile nel confronto tra i jedi - illuminati non dalla fede, appunto, ma dalla Forza - e i sith - rappresentanti il disordine del Lato Oscuro - che si confrontano inevitabilmente in un eterno scontro.
Del resto, forse è proprio in ciò che consiste il limite più grande del pensiero interno alla saga di Star Wars, cioè l'essere "semplicemente" una filosofia e non una vera e propria teologia, cioè non riuscire ad elevarsi verso ciò che Max Horkheimer ha definito il «senso del mondo».
In questa prospettiva, allora, è forse perfino erroneo definire il pensiero di Star Wars come una vera e propria filosofia, sebbene vi siano senza dubbio messaggi di carattere filosofico al suo interno, poiché una filosofia che non mirasse al senso, cioè al vero della realtà, non sarebbe, in buona sostanza, una autentica filosofia.
Ecco in che senso si può intendere l'intuizione di S. Agostino per il quale è vero filosofo solo chi ama Dio, poiché in questa relazione d'amore in cui l'amato, cioè l'uomo, percepisce l'amore dell'amante, cioè Dio, può esprimersi in tutte la sua potenzialità la dimensione creaturale umana cioè non solo nel senso dei limiti dell'uomo, ma nel senso della sua stessa essenza; e ogni filosofia che rivela l'essenza delle cose è la vera filosofia, per cui è vero filosofo solo chi ama Dio, Dio del tutto assente nella dimensione (immaginifica) di Star Wars.
In quest'ottica senza dubbio il pensiero sottostante la saga di Star Wars è un pensiero povero, è un non-pensiero che si dimena tra una forma di bio-determinismo - come si evince dai micro-organismi con cui i jedi percepiscono la Forza - e di emanazionismo dalla sfumatura gnostico-manichea, come si evince dallo scontro furioso tra bene e male senza che però vi sia una personificazione del bene (come accade nel Dio cristiano).
In fondo si tratta pur sempre di un film, un gran bel film, ragionevole, sebbene non totalmente razionale, edificante, ma non istruttivo, affascinante, ma non rivelativo.
Insomma, sebbene vi siano numerosi spunti filosofici, interessanti, attuali e universali, il pensiero contenuto nella saga di Star Wars sembra non riuscire a sostenere il proprio stesso peso, disperdendosi in una serie di rivoli pseudo-filosofici e sicuramente non solo non prettamente cristiani, ma soprattutto non teologici, cioè non autenticamente razionali, che consentono di rievocare l'osservazione di Karl Jaspers per il quale sembra che manchi «l'uno a tenere insieme il tutto».
Si spera soltanto che il nuovo prossimo film dal significativo titolo "Il risveglio della Forza" possa rappresentare anche un primo passo verso il risveglio di ciò che l'intero mondo contemporaneo, non esclusa la sua cinematografia, sembra aver perduto da tempo, cioè, appunto, il senso.
Nota di BastaBugie: nell'articolo "I fan di Guerre Stellari si ribellano al nuovo personaggio gay" Lupo
Glori mette in guardia dalla dilagante "cultura" gay.
Ecco l'interessante articolo tratto da Corrispondenza Romana del 16/09/2015:
I fan della mitica saga
cinematografica, creata dal regista statunitense George Lucas, Guerre
Stellari (Star Wars), si ribellano al gender diktat che introduce un
insolito personaggio gay all'interno del romanzo Star Wars: Aftermath,
del giovane scrittore americano Chuck Wendig, appena uscito, lo scorso 4
settembre, nelle librerie americane.
Il libro, entrato subito nella
classifica dei bestseller del New York Times, ha ricevuto infatti una
pioggia di critiche sulla libreria online "Amazon" dove, ben il 41% dei
lettori, ha rilasciato pessime recensioni, accusando l'autore di aver
stravolto il carattere originale del canone cinematografico dell'opera
rivolta ai bambini, inserendo il tema dell'omosessualità unicamente per
portare avanti «l'agenda del movimento gay».
Nel nuovo episodio della
saga, che segue "Il Ritorno dello Jedi", ambientato dopo la distruzione
della seconda Morte Nera, con l'Imperatore e Darth Vader che sembrano
essere morti, fa infatti la sua comparsa l'eroe omosessuale Sinjir Rath
Velus, un ufficiale imperiale che è passato dalla parte dei ribelli dopo
avere assistito alla battaglia di Endor, definito dall'autore Wendig un
personaggio «dignitoso e conciliante».
Ai fan che lo accusavano di
avere introdotto l'argomento in maniera forzata ed inopportuna, Wendig
ha replicato stizzito attraverso il suo blog, Terrible Minds, scrivendo
un post durissimo nei confronti dei lettori della saga: «Se siete
arrabbiati perché ho messo dei personaggi gay e un protagonista gay nel
romanzo, non posso farci niente. Mi dispiace, dinosauri lagnosi, il
meteorite sta arrivando. Ed è un meteorite Nyan Cat favolosamente gay
con una scia arcobaleno dietro di lui e il vostro modo di ragionare si
estinguerà. Voi non siete l'Alleanza Ribelle. Non siete i buoni. Siete
il cattivo Impero. Siete un Impero orrendo, totalitario ed oppressivo.
Se riuscite ad immaginare un mondo in cui Luke Skywalker possa essere
infastidito dalla gente gay, non avete capito nulla di Star Wars.
Sarebbe come cercare di rappresentare Gesù mentre picchia un lebbroso
invece di guarirlo. Smettetela di essere l'Impero. Unitevi all'Alleanza
Ribelle. Abbiamo amore, integrazione, musica grandiosa e droidi carini».
Wendig
ha quindi troncato ogni discussione sull'argomento, chiarendo che non
accetta critiche dai suoi fan omofobi: «Se il problema è un personaggio
gay non ho niente da dire, poiché si tratta di omofobia, di arretratezza
culturale».
L'introduzione dell'eroe gay all'interno della mitica
saga di "Guerre Stellari", contro ogni logica narrativa per ammissione
stessa dei suoi fan, è solo l'ultimo episodio in ordine di tempo di una
incessante campagna ideologica volta a promuovere le istanze LGBT in
ogni ambito culturale. Dal festival del cinema di Venezia, con il "Leone
d'oro" alla storia gay, Desde Allà, fino alle più popolari fiction
televisive e ai principali programmi di intrattenimento da prima serata,
per limitarci al medium catodico, ovunque domina il personaggio gay con
l'intento dichiarato di normalizzare e socializzare l'omosessualità.
La
promozione dell'ideologia gender, spacciata dai suoi fautori per
atteggiamento ribelle e rivoluzionario, rappresenta in realtà l'adesione
al più bieco e stolto conformismo sociale contro i più elementari
criteri di ragione e buonsenso.
Un altro film inquinato dall'ideologia omosessualista è "Dio esiste e vive a Bruxelles" di prossima uscita.
Ecco la recensione apparsa su Gender Watch News il 11/12/2015 con il titolo "Un dio sadico e un apostolo trans" e che qui sotto vi proponiamo integralmente:
A breve sugli schermi di mezza Europa verrà proiettato il film "Dio esiste e vive a Bruxelles", il cui titolo originale è "Il Nuovissimo Testamento", pellicola del regista belga Jaco Van Dormael. Noi non abbiamo visto il film ma ci fidiamo della descrizione che ne fa il sito Gay.it, dato che proviene da fonte non partigiana e quindi insospettabile: "Dio? Sì, esiste, ma non è come ve lo immaginate: è un povero Cristo sadico e pigro interpretato da un perfetto Benoît Poelvoorde che, appunto, vive nella capitale del Plat Pays, simile a quella odierna, svuotata dal coprifuoco.
Sta tutto il giorno in vestaglia nella sua casa senza porte né finestre, e si diverte a inventare regole crudeli sul suo Pc Onnipotente per rendere la vita degli umani insopportabile. La sua famiglia? Per nulla tradizionale: la moglie è una casalinga obesa, remissiva e sottomessa al marito Despota Assoluto (una straordinaria Jolande Moreau), il figlio JC (David Murgia) - Sì, Gesù Cristo ma si legge come 'Je sais', 'Io so' - "ha perso la bussola e si è fatto inchiodare come una civetta" - parole di Papà che la figlia Ea (Pili Groyne) non sopporta più, facendogli un dispetto che sconvolgerà l'intera umanità: invia un sms a tutti i viventi con la data della propria morte.
Ecco dunque un nuovo amico senza casa con cui è necessario trovare altri sei Apostoli, ma non in Galilea, bensì tra l'umanità borderline composta da drop out più o meno emarginati, fra cui una donna senza un braccio, un maniaco sessuale e un bimbo transgender che vuole andare a scuola vestito da donna, Willy (Romain Gelin), causando lo sconcerto in casa e tra i compagni". Sotto i panni lerci dell'espressione "artistica" si nasconde la blasfemia. Invitiamo il regista Van Dormael a rivisitare anche la vita di Maometto in questa chiave irriverente.
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