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Sul tema del cosiddetto femminicidio si è ormai oltrepassato ogni limite di decenza: l'ennesimo spot anti uomo promosso dal Ministero delle (dis) Pari Opportunità rappresenta un autentico incitamento all'odio ed alla violenza, ossia l'esatto contrario di ciò che esso all'apparenza si propone. Trattasi della campagna realizzata da un team di professioniste (?) "Riconosci la violenza", che prevede una serie di soggetti i cui protagonisti sono quattro diverse coppie di uomini e donne abbracciati.
L'uomo però ha il volto oscurato, reso irriconoscibile da un grande rettangolo nero, su cui si legge un invito rivolto a ogni donna: "La violenza ha mille volti. Impara a riconoscerli". Ogni immagine è accompagnata poi da alcuni titoli che mirano a fornire "consigli concreti" su come prevenire e reagire di fronte ai primi segni di violenza: "Hai un solo modo per cambiare un fidanzato violento. Cambiare fidanzato"; "Non sposare un uomo violento. I bambini imparano in fretta"; "Un violento non merita il tuo amore. Merita una denuncia"; "Gli schiaffi sono schiaffi. Scambiarli per amore può farti molto male".
La campagna "Riconosci la violenza", indetta in occasione della Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne promossa dall'ONU (25 novembre), è partita il 18 novembre e prevede affissioni su tutto il territorio nazionale, presenza sui quotidiani nazionali e sulla stampa periodica e diffusione capillare sul web.
La Vice Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali con delega alle Pari Opportunità, prof. Maria Cecilia Guerra, ha commentato: "Abbiamo scelto questa campagna perché si pone in modo chiaro, non vittimista e costruttivo (sic!) il problema della violenza di genere. Siamo orgogliose di diffondere una campagna fatta propria anche dall'ONU in un documento importante sulle buone pratiche suggerite alle nazioni aderenti".
In buona sostanza, per la prof. Guerra (nomen omen) essere costruttivi significa operare una ingiusta discriminazione, nonché un autentico paradosso logico, dal momento che la violenza è condannabile in sé e non sulla base del sesso a cui la vittima appartiene, disconoscere i dati statistici che mettono in evidenza come la violenza sugli uomini (fisica, psicologica e giuridica) sia una realtà in netto aumento che non ha "nulla da invidiare" a quella sulle donne, insinuare diffidenza e sospetto nei confronti di mariti, fidanzati o conviventi.
In effetti, non sono infrequenti i casi di riappacificazione delle coppie che vivono un rapporto altamente conflittuale e violento; gli spot del Ministero delle Pari Oppurtunità sembrano incitare le donne ad allontanare e denunciare il partner al minimo accenno di violenza, a recidere legami affettivi anche stabili e duraturi senza tenere conto degli effetti spesso disastrosi che tali separazioni hanno sugli eventuali figli della coppia (contrariamente a ciò che comunemente si pensa è molto peggio per un minore assistere allo sfascio della famiglia che ai litigi violenti dei genitori). D'altra parte, lo stesso decreto sul femminicidio licenziato pochi mesi fa dal Consiglio dei Ministri prevede, tra le altre misure repressive, la cosiddetta querela irrevocabile, sulla base di cui una volta presentata la denuncia non può più essere revocata o ritrattata. In altri termini, il ripensamento e il perdono sono banditi per legge.
Da notare, infine, come tale indecorosa campagna fomentatrice di violenza costituisca una offesa all'intelligenza della donna stessa, la quale viene trattata come un essere inferiore incapace di scegliere il proprio partner in maniera autonoma e libera, senza l'ausilio "illuminato" di un gruppo di esperti (leggasi femministe militanti) che le indichino come comportarsi e cosa fare. Mogli e fidanzate che debbono imparare a conoscere la persona che hanno al loro fianco magari da molti anni … attraverso degli spot!
Nota di BastaBugie: per approfondire il tema del femminicidio consigliamo la lettura di questo articolo già pubblicato
FEMMINICIDIO, INVENZIONE DI REGIME: GLI UOMINI UCCISI SONO IL QUADRUPLO
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