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« Torna agli articoli di Alfredo De Matteo
Nel corso del tradizionale discorso annuale che i Pontefici rivolgono al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Papa Francesco ha scelto di parlare dei delicati temi della famiglia e della vita. Estremamente significativo un passaggio del discorso del 13 gennaio in cui il Papa affronta il crimine umanitario dell’aborto: «Non possono lasciarci indifferenti i volti di quanti soffrono la fame, soprattutto dei bambini, se pensiamo a quanto cibo viene sprecato ogni giorno in molte parti del mondo, immerse in quella che ho più volte definito la “cultura dello scarto”. Attenzione, però: non combatte in modo credibile la cultura dello scarto chi parla volentieri della fame del mondo, ma non si oppone all’orrore dell’aborto. Purtroppo, oggetto di scarto non sono solo il cibo o i beni superflui, ma spesso gli stessi esseri umani, che vengono “scartati” come fossero “cose non necessarie”. Ad esempio, desta orrore il solo pensiero che vi siano bambini che non potranno mai vedere la luce, vittime dell’aborto».
Le considerazioni del Sommo Pontefice sono dense di significato e sembrano lanciare dei chiari messaggi. Innanzitutto, il riferimento alla cultura dello scarto ed all’incoerenza di coloro i quali volentieri si stracciano le vesti per la fame nel mondo ma poco o nulla fanno per contrastare il crimine dell’aborto, pone nel giusto ordine quella scala gerarchica dei valori morali che è stata e continua ad essere costantemente ignorata o negata dalla società attuale e da larga parte del mondo cattolico, ecclesiastici inclusi.
Anzi, Papa Francesco sembra proprio voler appositamente ribaltare la questione morale, arrivando a confutare uno dei miti che hanno falsamente e furbescamente giustificato la desistenza nei confronti della lotta all’aborto di Stato; mito sulla base di cui il cattolico, per essere coerente, deve necessariamente impegnarsi per contrastare ed eliminare la fame nel mondo prima di buttarsi anima e corpo nella battaglia in difesa della vita nascente. In realtà, tale pseudo principio mira esclusivamente a mantenere lo status quo, ad infiacchire le coscienze delle persone di buona volontà e soprattutto a limitare al minimo le occasioni di scontro col mondo e le sue avanguardie rivoluzionarie. Una posizione senz’altro inconsistente e comoda che Papa Francesco non ha mancato di denunciare.
Inoltre, estremamente significativo è il riferimento del Pontefice al combattimento: l’opposizione all’aborto implica necessariamente la lotta individuale e sociale e non solamente la personale ed intima condanna di tal abominevole delitto. Da qui l’obbligo morale di combattere, ciascuno secondo i propri mezzi, non solamente contro la cultura di morte imperante ma anche contro le leggi che contrastano con quella naturale e divina. Lo scempio perpetrato in Italia da oltre trent’anni di legge 194 con più di cinquemilioni di morti innocenti non può lasciarci indifferenti, né la deriva abortista planetaria apparentemente inarrestabile può giustificare la vile resa delle armi.
Le sferzanti parole di Papa Francesco costituiscono un motivo in più per partecipare in massa alla prossima quarta edizione della Marcia Per la Vita che si terrà come di consueto a Roma, quest’anno il 4 maggio. Manifestare pubblicamente contro l’aborto di Stato è un’opportunità unica che la Provvidenza ci invita a cogliere, indipendentemente dai risultati politici che si otterranno e dal tempo che sarà necessario affinché la vibrante protesta del popolo della vita abbia la meglio sulla logica del compromesso e del quieto vivere.
Sì alla vita senza compromessi, è il messaggio della Marcia che il Sommo Pontefice ha implicitamente ribadito con forza in questo messaggio del 13 gennaio.
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