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« Torna agli articoli di Anna Bono
La fondazione Ismu ha appena pubblicato un rapporto sulla situazione degli immigrati residenti in Italia. I dati, forniti Istat, Alto commissariato dell'Onu e Ministero dell'Interno, indicano un forte aumento negli ultimi anni del numero di cittadinanze concesse. Si è passati dalle 12.258 del 2002 alle 201.591 del 2016. L'incremento maggiore si è avuto negli ultimi due anni, con un totale di 380.000 nuove cittadinanze.
È un andamento in controtendenza rispetto agli altri stati dell'UE che a partire dal 2015 pone l'Italia al primo posto per nuovi cittadini, seguita a distanza da Gran Bretagna, Spagna e Francia.
La maggioranza degli stranieri che nel 2016 ha ottenuto cittadinanza italiana ha meno di 30 anni. Per paese d'origine, il primo posto spetta all'Albania seguita dal Marocco. Tuttavia i brasiliani sono al primo posto per tasso di acquisizione della cittadinanza: 130 ogni mille residenti. Per tasso di cittadinanza tra gli ultimi figurano cinesi e filippini, molto numerosi ma più restii a chiedere la cittadinanza perché non possono godere della doppia cittadinanza come invece altri immigrati. Dal 2002 al 2016 sono diventati cittadini italiani 1.068.000 immigrati, 956.000 negli ultimi dieci anni.
In totale gli immigrati residenti in Italia sono quasi sei milioni.
Nota di BastaBugie: Roberto Marchesini nell'articolo sottostante dal titolo "I musulmani non si integrano? Neanch'io" parla di un sondaggio che rivela che un terzo degli islamici in Italia non ha alcuna intenzione di integrarsi. Ma a dire il vero chiediamoci se sia giusto integrarsi in questa società che ha perso ogni riferimento alla verità.
Ecco dunque il provocatorio articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 21 settembre 2017:
Sondaggio choc de Il Giorno: un musulmano su tre non vuole integrarsi. Da un sondaggio in esclusiva per Il Giorno condotto da IPR Marketing risulta che il 50-60% degli immigrati non si mantiene grazie ad una attività lavorativa. Ovvio, considerato che l'Italia non riesce a garantire un lavoro a tutti gli italiani occupabili. Come farà, dunque, il nostro paese a garantire l'integrazione a tutti gli immigrati irregolari che sono arrivati (e continuano ad arrivare) in massa sulle nostre coste?
Non è un problema. Un terzo di essi (il 31%, secondo il sondaggio IPR) non ha nessuna intenzione di integrarsi. E allo sconcerto della sinistra («Casa e lavoro per tutti!») si unisce quello dei liberali («Chi viene in Italia è tenuto ad integrarsi!»). Così stanno le cose: buona parte degli immigrati musulmani non hanno nessuna intenzione di integrarsi. Non gliene può fregare di meno. E adesso che si fa?
Ottima domanda, però... pensandoci bene... non hanno tutti i torti.
Non voglio integrarmi in una società dove vige la legge del più forte, nella quale i poveri, i deboli, i fragili e gli ultimi sono merce, oggetti senza valore e sacrificabili.
Non voglio integrarmi in una società nella quale ogni anno vengono abortiti milioni di bambini; che preme perché ci siano più aborti; che considera l'obiezione di coscienza all'aborto un problema da risolvere.
Non voglio integrarmi in una società che considera i disabili, gli anziani, i malati come un peso inutile da sopprimere; che considera «degna» solamente la vita di chi è giovane, sano e autosufficiente (ma chi lo è?).
Non voglio integrarmi in una società che offre, a chi è depresso, il suicidio invece di amore ed accoglienza; che nega ogni dignità alla sofferenza, che rifiuta assistenza e prossimità.
Non voglio integrarmi in una società che impedisce di lavorare a chi non si conforma al mainstream; che affida la propria politica economica (e quindi la vita e la libertà dei propri cittadini) al mercato e ai suoi interessi; che è governata dalle lobby anziché dal popolo.
Non voglio integrarmi in una società nella quale la scuola ha rinunciato ad istruire e mira solamente a diffondere assurde ideologie; che si rifiuta di riconoscere ai genitori il dovere (prima ancora del diritto) di educare i propri figli; e che minaccia di sbattere in galera chi denuncia questo intollerabile sopruso.
Non voglio integrarmi in una società fondata sulla menzogna, nella quale le notizie dissonanti vengono censurate dal governo come «fake news».
Non voglio integrarmi in una società materialista, edonista e consumista, nella quale il valore di una persona dipende da quanto guadagna o da quanto spende; nella quale la dignità, il pudore e i valori sono quotidianamente sacrificati sull'altare della reputazione.
Non voglio integrarmi. Non ne vale la pena. Preferisco essere emarginato, escluso, ghettizzato. Anzi...
Cari musulmani in Italia, avete ragione voi.
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