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« Torna agli articoli di Annarita Petrino
É tenuto un bambino a sapere cos'è un perizoma, per che cosa viene usato e che differenza c'è se a indossarlo è una donna o uomo? E se a indossarlo fosse Pinocchio? Questo è Shrek, film di animazione per bambini (così dicono) dalla lunga serie di doppi sensi. La vecchia generazione, quella degli adulti, è cresciuta con le favole classiche che la Walt Disney ha avuto il merito di trasformare in lungometraggi animati a dir poco spettacolari per la cura dei particolari e la capacità di animare i personaggi.
Ci sono stati capolavori del calibro di Cenerentola, Biancaneve e i sette nani, La Bella addormentata nel bosco, Pinocchio e molti altri, che hanno emozionato un'intera generazione di adulti e bambini, perché portare i propri figli a vedere cartoni di questo genere era gradevole anche per i genitori.
Ad un certo punto, però, qualcosa è cambiato quando, nel 2000, tutti questi personaggi si ritrovarono insieme nel primo episodio di un nuovo lungometraggio della DreamWorks, in cui mancava la tradizionale netta distinzione tra buoni e cattivi, come nelle animazioni di vecchio stampo. Antico e classico, ormai, sembrano essere diventati sinonimi di retrogrado e demodè. Non secondo lo Zingarelli, ma secondo la cultura dominante. Vien da chiedersi perché tale cultura debba dettare legge in Paesi liberi e democratici e pretendere di far passare come film per bambini pellicole di animazione che, oggettivamente, non lo sono.
Shrek, per l'appunto, propone diversi personaggi ambigui in scene più o meno esplicite che guizzano qua e là in una storia di per sé divertente, ma non chiara ai bambini nel suo complesso. I bambini, infatti, non hanno quella malizia che permette di comprendere determinate scene e situazioni. Tra queste: Pinocchio afferma di non portare le mutandine da donna. Essendo questa una bugia, il suo naso si allunga e, quando gli vengono tirati giù i pantaloni, si vede chiaramente un perizoma rosa... Una delle due sorellastre di Cenerentola lavora come barista nel bar più malfamato della zona, in cui si ritrovano tutti i "cattivi", ha una voce da uomo ed è di fatto un travestito, che in uno degli episodi di Shrek bacia il principe azzurro. Quando Shrek a causa di un incantesimo viene trasformato in un bel giovanotto, si sveglia tra donne che gli si strusciano addosso in maniera inequivocabile. In un'altra scena, mentre Shrek e Fiona stanno dormendo nello stesso letto, Ciuchino, per svegliare il suo amico gli toglie le coperte, urla e poi gli consiglia di "usare un bel pigiamino". E si potrebbe continuare, perché, purtroppo, non è finita qui.
Ma quello che forse fa più pensare è il perché a un cartone animato per bambini venga affidato il compito di veicolare le idee sulla gravidanza per la donna e sul come la prende l'uomo. Senza tenere conto del fatto che la maggior parte delle mamme e dei papà usano un linguaggio particolare per parlare ai loro figli di come sono nati o del fatto che presto arriverà una sorellina o un fratellino, Fiona dà la notizia a Shrek di essere in attesa del loro bambino e l'eroe del cartone... va in crisi! Esattamente come un uomo immaturo al quale la propria moglie, o compagna, o fidanzata dà la stessa notizia. Comincia una serie di incubi sul nascituro, ma quello che conta è che Shrek non è felice della cosa... Lo diventerà dopo, certo, ma la domanda è: può un bambino comprendere un processo psicologico così delicato come quello che scatta nell'uomo e nella donna alla notizia della gravidanza in corso? Si chiederà, forse, se il suo papà è stato contento del suo arrivo? Ma è giusto che se lo chieda perché ha visto un cartone animato? A voi l'ardua sentenza...
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