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LA KAFALA ANCHE IN ITALIA: ECCO COME IL NOSTRO PARLAMENTO SI PIEGA DOCILMENTE ALL'ISLAM
Se il senato lo approva, anche da noi varrà il principio della sharia per cui i bambini musulmani possono essere dati in adozione solo se la famiglia adottante si dichiara musulmana
di Antonio Socci
 

Il nostro futuro è quello tratteggiato nel romanzo "Sottomissione" da Michel Houellebecq? [Per la trama del romanzo: https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3630, N.d.BB]
In realtà già il nostro presente europeo mostra scene di allarmante sottomissione ideologica, politica ed economica all'Islam. E non c'è neanche bisogno (per ora) di un partito islamico.
L'ultimissimo esempio di questa tendenza alla resa ci è fornito dal dibattuto in corso in Senato sulla ratifica della Convenzione dell'Aja sui diritti dei minori del 1996.

EURABIA
Tutti gli altri paesi europei l'hanno già recepita senza batter ciglio, un po' perché alla fine degli anni Novanta non si poneva ancora, con l'attuale gravità, il problema islamico o almeno non si notava il già disastroso dilagare della sharia nelle legislazioni dei paesi musulmani.
Un po' perché l'Europa è ormai a tutti gli effetti quello che Bat Ye'Or definiva l'Eurabia (neologismo che dà anche il titolo al suo famoso libro) e ha abbassato le difese culturali nei confronti dell'aggressività e dell'espansionismo islamico.
In Italia c'è stata nel corso di questi anni qualche resistenza perché, pur trattandosi di una questione particolare e apparentemente limitata (riguarda le adozioni, o meglio gli affidi di minori), la ratifica di quella Convenzione rappresenterebbe di fatto la prima introduzione ufficiale e formale nella legislazione italiana della "legge islamica".
Con tutte le conseguenze che oggi, anno di grazia 2015, con l'islamismo all'arrembaggio, possiamo prefigurare.
Perché un simile precedente giuridico è una sorta di cavallo (o – se preferite – un cavillo) di Troia, che apre la strada a problemi futuri.

KAFALA
In breve si tratta di questo. Il diritto islamico non prevede l'istituto dell'adozione.
Un bambino rimasto orfano di padre e di madre è islamico per natura e irrevocabilmente (perché secondo i musulmani tutti gli uomini nascono islamici) e non può essere dato in adozione, ma solo in affido, anche internazionale, unicamente se la coppia affidataria – secondo la cosiddetta "kafala" – è islamica o si converte all'Islam e si islamizza.
Il senatore Giovanardi – uno dei pochi a suonare l'allarme fra tanti spensierati colleghi – ha usato parole gravi che dovrebbero far riflettere tutti: "l'introduzione della 'kafala' nel nostro ordinamento" ha dichiarato "significa la sottomissione del nostro ordinamento al diritto islamico".
Giovanardi ha poi fatto riferimento alle note elaborate in proposito dagli uffici legislativi di Palazzo Chigi negli anni passati, "in cui si scrive, nero su bianco, che poiché è obbligatorio per chi prende in affidamento un bambino che professi la religione musulmana o che comunque si islamizzi e quindi si converta, si configurano evidenti profili di contrasto con il diritto di professare liberamente la propria fede, sancito dall'articolo 19 della Costituzione, nonché con il principio costituzionalmente garantito, e affermato anche a livello comunitario, del divieto di discriminazioni fondate sulla religione di appartenenza".
In pratica sarebbe come se ratificassimo una convenzione col vecchio Sudafrica secondo la quale si possono fare in quello Stato adozioni e affidi internazionali solo se si è "ariani" o "bianchi".
Un'aberrazione.
Ma se fosse proposta una convenzione di questo tipo tutti griderebbero allo scandalo. Mentre oggi sembra che l'introduzione della "kafala" nel sistema giuridico italiano ed europeo non faccia problema a nessuno.

VULNUS
Naturalmente di fronte a chi evidenzia il "vulnus" giuridico e morale che questa ratifica rappresenterebbe ci sono sempre i faciloni, i superficiali che minimizzano sostenendo che una famiglia italiana nel caso può fare una dichiarazione formale (cioè fasulla) di conversione all'Islam e così ottenere l'affido senza bisogno poi di essere veramente musulmani.
Ma si tratta di un'enormità.
Anzitutto perché anche un volontario atto di conversione finalizzato al raggiungimento dell'affido sarebbe frutto di un'imposizione religiosa, quindi sarebbe una grave coartazione morale, che viola le coscienze e i principi costituzionali.
In secondo luogo – come nota Giovanardi – per una coppia che "si converte per avere il bambino, dopo è difficile dire che si tratta di una conversione coatta e ancora più difficile è ottenere la revoca della conversione perché in questo caso subentra l'apostasia, la pena di morte prevista per chi dovesse giocare sulla questione di una falsa conversione".
Il varco che si aprirebbe nella nostra giurisprudenza potrebbe diventare una voragine dove si perde lo stato democratico, considerata la massiccia immigrazione musulmana che si stabilizza da noi e considerato il fatto che – come nota Giovanardi – "i movimenti fondamentalisti musulmani degli ultimi anni hanno accentuato la loro pretesa di imporre, anche extra territorialmente (vedi Inghilterra), la 'sharia' nelle corti islamiche di quel Paese".
Possibile che nessuno si avveda che tutto questo rischia di essere il classico buco nella diga?

MA QUALI LAICI ?
E' davvero singolare che soprattutto la Sinistra, la quale fa sempre altisonanti professioni di laicità, trangugi senza batter ciglio una simile imposizione religiosa da parte di stati nei quali – evidentemente – la religione islamica è il fondamento della legge civile e delle istituzioni statali.
Ieri sulla "Repubblica" sono uscite due pagine contenenti un proclama di Paolo Flores d'Arcais che iniziava così: "La laicità è diventata una questione di vita o di morte, alla lettera. Costituisce, non a caso, la questione cruciale della democrazia".
Dopodiché, senza problemi, recepiamo la "kafala" nel nostro ordinamento costringendo delle coppie italiane a convertirsi all'Islam per prendere un minore in affido?
L'aspetto singolare del laicismo nostrano è che anzitutto fa di tutta l'erba un fascio e non distingue una religione per la quale le leggi dello stato e la religione non sono distinte, come l'Islam, dal cristianesimo che invece ha addirittura fondato la distinzione fra lo Stato (Cesare) e il tempio di Dio.
Ha scritto Joseph Ratzinger: "La moderna idea di libertà è perciò un legittimo prodotto dello spazio vitale cristiano... bisogna anzi aggiungere: essa non è affatto separabile da esso e piantabile in qualsiasi altro sistema, come si può oggi constatare con chiara evidenza nel rinascimento dell'Islam... la costruzione sociale dell'islam è teocratica, quindi monistica e non dualistica. Il dualismo, che è la condizione previa della libertà, presuppone a sua volta la logica cristiana [date a Cesare...]".
Paradossalmente – ma lo hanno capito da sempre i grandi pensatori liberali – per mantenersi laico l'Occidente ha bisogno di non recidere le proprie radici cristiane.
Senza le quali dà vita a una laicità ideologica e totalitaria (come quella giacobina o quella dei totalitarismi novecenteschi).
Oppure decade in quel nichilismo relativista che oggi si mostra incapace di dare spazio a forti proposte ideali per le giovani generazioni e che si trova disarmato e inerte di fronte all'arrembaggio aggressivo dell'islamismo.
Invece la cultura laicista – che è davvero masochista – odia le radici cristiane, rischiando di tagliare il ramo su cui stanno sedute in trono la laicità e la libertà.
Quella cultura laicista arriva al punto di essere indulgente (o reticente o indifferente) verso l'intolleranza islamista e invece mostrarsi implacabile contro la (non violenta) proposta cristiana.
Come sottolineò don Luigi Giussani già vent'anni fa, prevedendo una persecuzione in arrivo per i cristiani.
Parlando dell'odio che sentiva nell'aria da parte della cultura dominante, osservò: "il fondamentalismo islamico, anche quando non rispetta le scelte di chi si vuol sottrarre alle sue pretese, è comprensibile. Il cattolicesimo, che accetta e rispetta il no, è (considerato) peggio del nazismo".
L'episodio odierno della "kafala" sembra una delle tante conferme.

 
Titolo originale: UN ALTRO CAVILLO DI TROIA PER FINIRE SOTTOMESSI
Fonte: Libero, 10 marzo 2015