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« Torna agli articoli di Antonio Socci
Il cardinal Martini sbandierò al mondo intero che, una volta in pensione, si sarebbe “ritirato” a Gerusalemme. Tanti poterono dirsi ammirati per la profonda spiritualità del prelato, che si dava alla preghiera, al silenzio e alla meditazione.
In realtà lui non aveva detto questo: “Quando mi chiedono il perché io abbia scelto di vivere a Gerusalemme, rispondo che non lo so. È stato lo Spirito Santo”.
Evidentemente lo Spirito Santo – dopo avergli negato il papato a cui lo avevano candidato i grandi media e averlo condotto lontano da Roma - non si è più fatto vivo.
Così il prelato, per ingannare il tempo, si è sintonizzato con il sistema mediatico e da allora sforna un fiume di libri, interviste, conferenze, articoli su quotidiani. Ora ha deciso di tenere, ogni mese, addirittura un’intera pagina di corrispondenza con i lettori del Corriere della sera. Naturalmente dicendo che lo fa controvoglia e confessando “scetticismo”, “imbarazzo e smarrimento” (ma gliel’ha ordinato il medico?).
Smarriti comunque sono pure i cattolici che leggono i suoi scritti dove si ripete quanto sia oscura la fede e quanto sia incomprensibile Dio e quanto sia sensato non credere (infatti Eugenio Scalfari è entusiasta di Martini), e quanto siano ambigue e respingenti le presunte risposte che Dio dà nelle Sacre Scritture e quanto sia discutibile ciò che insegnano la Chiesa e il Papa (di cui il porporato fa il controcanto fin dai tempi di Giovanni Paolo II).
Nell’editoriale di prima pagina con cui presenta la sua lenzuolata (Corriere della sera 28/6), Martini attribuisce a sant’Agostino il parere “che nessuna persona può insegnare alcunché a un’altra”.
Cosa che, detta così, chiuderebbe il discorso per la Chiesa docente. Sennonché il vero pensiero di Agostino è opposto. Indicando “tanti sacerdoti santi ed illustri nell'esposizione delle divine Scritture, quali Ireneo, Cipriano, Reticio, Olimpio, Ilario, Ambrogio, Gregorio, Innocenzo, Giovanni, Basilio” i quali “hanno difeso contro gli eretici la verità cattolica”, Agostino dice che questi pastori “hanno conservato ciò che hanno trovato nella Chiesa; hanno insegnato ciò che hanno imparato, ed hanno trasmesso ai figli ciò che hanno appreso dai padri”. (Contra Iulianum, 2, X). Che ne pensa Martini? Sarà questo il compito dei pastori?
Una cosa giusta però nell’articolo di presentazione del prelato c’è: “inizio la mia collaborazione con la persuasione che essa deluderà molti”.
In effetti la noia nebbiosa e inconcludente delle risposte (di solito “non risposte”) alle lettere, fa rimpiangere la posta di Donna Letizia.
Più interessante invece è chiedersi come e perché un quotidiano solitamente disinteressato ai temi religiosi, come il Corriere, abbia pensato di riservare ogni mese un’intera pagina (con editoriale in prima) a un prelato.
Cosa bizzarra soprattutto considerando le ripetute dichiarazioni di laicità del giornale. Non solo. Dopo questa lenzuolata domenicale, il giorno successivo, lunedì 29 giugno, il Corriere ha addirittura fatto un’altra mezza pagina di discussione sulle cose scritte da Martini il giorno prima.
A margine, in un trafiletto piccolo della pagina, hanno invece riportato l’importantissimo discorso del papa fatto a chiusura dell’anno paolino. Dove fra l’altro Benedetto XVI demolisce la tronfia presunzione dei cosiddetti “cattolici adulti”, formula coniata da Romano Prodi per dire che se ne infischiava di quanto dicevano i vescovi.
Ma curiosamente il Corriere non ha riportato quella frase del Papa sulla “fede adulta”. Di certo una svista. Del resto non credo che alla proprietà bancaria del Corriere (proprietà “cattolico adulta”) quelle parole del Papa piacciano, come pure il resto del suo magistero. Chissà che l’ “operazione Martini” non sia proprio un tentativo di continuare a farne il contraltare del papa. Un tempo si diceva l’antipapa. Un triste antipapa bazolian-prodiano.
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