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« Torna agli articoli di Antonio Socci
Quella che, alle porte di Milano, la settimana scorsa, poteva essere una strage di bambini e (grazie a Dio) è stata scongiurata dal pronto intervento dei Carabinieri, sui media è stata trasformata nell'occasione per far propaganda allo "Ius soli". Paradossale - visto che l'autista era un senegalese diventato cittadino italiano - ma è così.
Per questo i media hanno trasformato in un eroe il giovane Ramy, in quanto egiziano, mentre sono spariti dalle cronache tutti quei ragazzi i quali - essendo appunto italiani - non servivano alla causa. Un titolo per tutti, quello del "Corriere della sera": "Ramy, il ragazzino eroe: 'Sogno la cittadinanza'".
Tutti i riflettori sono stati per lui. Non si è più visto il bambino (credo si chiami Riccardo) che ha preso per primo il telefonino per cercare aiuto. Dall'unica, iniziale, intervista che gli è stata fatta appare come un ragazzino italiano, biondo, con un piccolo crocifisso al collo, quindi non serviva per la narrazione migrazionista.
LA CELEBRAZIONE MEDIATICA SOLO SE SEI STRANIERO
Così come non si è saputo nulla del ragazzo, veramente eroico, che - quando l'autista ha preteso uno che andasse lì vicino a lui, da tenere a portata di mano - si è offerto come volontario("altrimenti minacciava di far saltare in aria il bus..."). Un vero eroe. Ma solo i ragazzi stranieri hanno avuto la celebrazione mediatica.
L'unico italiano a cui i media hanno dedicato qualche attenzione è colui che - mentre correva via dal pullman con i suoi amici - ha gridato due volte "ti amo" . L'episodio corrispondeva alla sensibilità oggi dominante che cucina "l'amore" in tutte le salse e in tutti i modi possibili. Così ha suscitato palpiti di commozione e interesse.
A lui infatti sono state dedicate le considerazioni di Massimo Gramellini sulla prima pagina del "Corriere" , che ha scritto: "Sono affascinato dal ragazzino che urla 'ti amo... io ti amo', mentre scappa con i compagni dallo scuolabus in fiamme, ma anche seriamente preoccupato per lui".
E la preoccupazione - spiega sarcasticamente Gramellini - sta nella "possibilità che, in mezzo a tutto quel frastuono, la destinataria del suo 'Ti amo' non si sia accorta di nulla. O, peggio, che se ne sia accorta e gli abbia risposto: 'Ti voglio bene anch'io, ma più come amico' ".
Noi adulti siamo scafati e sappiamo come vanno queste faccende di cuore. Guardiamo con tenerezza, ma anche con una certa disincantata ironia i ragazzi che a 12 anni non hanno ancora capito che l'amore espone ad amare delusioni.
DIO TI AMO!
Anche "Le iene" hanno acceso un faro su questo ragazzo e sono andate a cercarlo. Ma - una volta trovatolo - ecco la sorpresa che ha spiazzato l'intervistatrice.
Guglielmo - questo è il nome di quel dodicenne - ha una faccetta simpatica e una felpa gialla. Appare un po' intimidito dalle telecamere.
Dopo aver detto che ora sta bene ("mi sono ripreso dallo spavento"), alla giornalista che gli chiedeva a chi erano rivolte le parole 'ti amo', ha spiegato: "Erano rivolte al Signore, perché sul pullman eravamo tutti disperati e anche io ho voluto fare una mia preghiera. E quando siamo riusciti a salvarci mi è sembrato che si fosse avverata e quindi ho voluto ringraziare".
La giornalista, stupita (e spiazzata) chiede: "E hai urlato...?": E lui : "(Ho urlato) Dio ti amo!". Ecco svelato il mistero. Non "io ti amo!", ma "Dio, ti amo!". Così, in questi strani giorni, in un momento storico che affonda nel cinismo, ci è arrivata una lezione da un bambino che spalanca un orizzonte dimenticato.
È sembrato avverarsi quanto proclama il Salmo 8:
"Con la bocca dei bimbi e dei lattanti
affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli".
Quei ragazzi, nel momento del terrore, si sono raccomandati a Dio e, una volta liberati dal pericolo, scappando verso la libertà, Guglielmo - per tutti gli amici - con quel grido ("Dio ti amo!") ha ringraziato il Padre che tutti abbiamo nei Cieli.
Dietro il bel volto luminoso di Guglielmo c'è quell'Italia umile, fatta di famiglie, parrocchie e oratori che è e resta ancora l'Italia che dà speranza. Ed è la bella Italia che sui media non sembra degna di essere raccontata.
Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 2 minuti) pubblicato dal Corriere della Sera si vedono le drammatiche immagini della liberazione dei ragazzi con i sottotitoli tra cui quello erroneamente trascritto con "io ti amo, io ti amo".
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