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« Torna agli articoli di Antonio Socci
Ma in che mani siamo? È doveroso chiederselo dal momento che ci dicevano di stare tranquilli, con sicumera, e invece di colpo siamo precipitati nell'incubo dell'epidemia, diventando in un giorno il paese d'Europa più contagiato. Possibile che nessuno spieghi il perché e nessuno sui giornali se lo chieda? È chiaro che qualcosa non ha funzionato.
Fino a giovedì scorso il governo ha versato fiumi di sonnifero sul Paese. Questo il messaggio costante (e testuale) del premier Giuseppe Conte: "I cittadini italiani devono stare sereni e tranquilli che noi stiamo affrontando con la massima responsabilità (il coronavirus). Vi posso assicurare che l'Italia ha adottato una linea di misure cautelative che è la più efficace, attualmente, sicuramente in Europa e addirittura forse a livello internazionale".
Detto fatto. Venerdì 21 febbraio, di colpo, è divampata l'epidemia e siamo diventati il paese più contagiato d'Europa, con decine di malati e già alcuni morti. Come minimo, dunque, abbiamo il diritto di pensare che non dovevamo stare tranquilli e non era vero che era tutto sotto controllo. Dobbiamo chiederci: il governo ha fatto tutto quello che doveva e poteva?
Se si analizzano bene i fatti e la sequenza degli avvenimenti, c'è da dubitarne. Le falle sono evidenti. Infatti tutto esplode attorno a venerdì 21 febbraio e il coronavirus ha un'incubazione di circa 14 giorni (qualcuno ipotizza fino a 24). Se andiamo 14-24 giorni a ritroso arriviamo ai primi giorni di febbraio o a fine gennaio, quando si ritiene sia iniziato il contagio.
Ebbene, quelle parole di Conte che ho appena citato ("state tranquilli... l'Italia ha adottato le misure più efficaci in Europa e a livello internazionale") sono del 30 gennaio. Così - oggi - possiamo constatare quanto erano "efficaci" le misure prese dal governo in gennaio e quanto ci possiamo fidare delle sue rassicurazioni.
NON ERA INEVITABILE
Si dirà: è stata una fatalità, era inevitabile. Ma quei signori stanno al governo, pagati dagli italiani, precisamente per evitarci disastri del genere. Se fossero epidemie inevitabili e dovessimo solo rassegnarci a subirle, potremmo fare a meno di avere dei ministri preposti alla salute pubblica. No?
Se costoro non sono capaci di fare quello per cui sono pagati, se ne vadano. Oltretutto siamo - ripeto - il paese più contagiato d'Europa. Era "inevitabile" anche questo?
La Sinistra strilla che non si poteva fare di più. Ma è davvero così? No. Si poteva e si doveva fare di più: bastava ascoltare le indicazioni degli esperti invece di liquidarli con sufficienza.
Il famoso virologo Roberto Burioni, un'autorità riconosciuta da tutti, nel suo sito "Medical facts", già l'8 gennaio scorso faceva riferimento al comunicato delle autorità sanitarie di Wuhan del 3 gennaio e parlava di un coronavirus simile alla Sars: "e poi il 25 gennaio, sempre sul sito" ricorda Burioni "proposi la quarantena per tutte le persone che tornavano di là".
Lui stesso subì attacchi e critiche: "mi hanno dato dell'allarmista, addirittura del fascioleghista, perché dall'inizio ho sostenuto che l'isolamento delle persone provenienti dalla Cina fosse l'unico modo efficace per evitare il diffondersi del virus".
Perché il governo non ha ascoltato un'autorità come Burioni? Perché anche lui è stato trattato come un allarmista da snobbare con sufficienza?
Ancora di peggio - negli stessi giorni - toccò a Matteo Salvini che il 31 gennaio, dopo i primi due casi (i due turisti cinesi arrivati, proprio da Wuhan, a Malpensa il 23 gennaio) scriveva: "Fatemi capire... I primi due casi di Coronavirus in Italia sarebbero sbarcati tranquillamente a Malpensa il 23 gennaio e, senza alcun controllo, avrebbero girato per giorni per mezza Italia, fino ad arrivare in un albergo nel pieno centro di Roma.
È COSÌ CHE IL GOVERNO TUTELA LA SALUTE E LA SICUREZZA DEGLI ITALIANI?
La Lega da giorni chiedeva quarantena, controlli, blocchi e informazioni, ma per politici e giornalisti di sinistra eravamo 'speculatori' e sciacalli. Preghiamo Dio che non ci siano disastri, ma chi ha sbagliato deve pagare".
Poi un altro tweet di Salvini, sempre del 31 gennaio: "Verificare ogni singolo ingresso. Via mare, via aereo, via terra. Mentre altri Paesi si sono attivati immediatamente, in Italia si è avuta l'impressione che qualcuno abbia perso tempo. E con la salute dei cittadini non si scherza".
Al leader leghista sono toccate brutte parole e non è stato minimamente preso in considerazione dal governo, ma dobbiamo amaramente constatare che l'inizio del contagio a Codogno è proprio di quei giorni (secondo il "Corriere" è il 1° febbraio).
Anche i governatori leghisti delle tre regioni del Nord che il 3 febbraio - sulla scorta di quanto scritto da Burioni - chiesero al governo di non far rientrare a scuola i ragazzi che tornavano dalla Cina (se non dopo i 14 giorni di quarantena) ebbero brutte risposte.
Il premier Conte respinse la richiesta e quasi li irrise: "Invito i governatori del Nord a fidarsi di chi ha specifiche competenze. Dobbiamo fidarci delle autorità sanitarie" (Corriere della sera, 4 febbraio). Ma - chissà perché - lui e il governo non dettero nessun ascolto a esperti come il professor Burioni che è un'autorità sui virus.
Può anche darsi che se il governo avesse adottato le misure proposte da Burioni l'epidemia sarebbe comunque arrivata, ma probabilmente non così forte. E comunque si sarebbe potuto dire che era stato fatto tutto il possibile. Invece non è così.
Il tentativo del governo di minimizzare, per settimane, il pericolo incombente del coronavirus è evidentissimo nello spot del ministero della salute in cui a Michele Mirabella - in un ristorante cinese - fanno dire testualmente: "l'infezione da coronavirus colpisce le vie respiratorie, ma non è affatto facile il contagio".
Vadano a dirlo ad alcuni dei primi contagiati che pare abbiano preso il virus semplicemente andando al bar. Comprensibile che ci sia chi chieda il ritiro dello spot.
La minimizzazione da parte del governo e la sottovalutazione dei rischi (con le accuse di allarmismo nei confronti di chi chiedeva misure più serie) sono dovuti a incapacità o hanno una causa ideologica?
PROBABILMENTE SONO VERE ENTRAMBE LE SPIEGAZIONI
Tutti gli sforzi del governo e della sinistra che lo sostiene, in quei giorni, si sono concentrati nel dare addosso a Salvini e alla Lega, che chiedevano misure più decise, e nel denunciare a gran voce il rischio di razzismo nei confronti dei cinesi, dando ad intendere che la semplice e umanissima paura del contagio - da parte degli italiani - fosse un sintomo di pericolosa xenofobia.
Così si sono viste iniziative come "abbraccia un cinese" lanciata dal sindaco di Firenze Nardella "contro terrorismo psicologico, sciacallaggio e odio". E poi tutti a mangiare involtini primavera.
Questa deformazione ideologica è stata ben colta da Toni Capuozzo - bravissimo inviato di guerra - che in un post su facebook ha fotografato la mediocrità di questa classe politica, già fallimentare su problemi come Libia, Europa, tasse o economia: sul coronavirus "hanno fatto di peggio, pensando che la correttezza politica (visita scuole multietniche, ristoranti cinesi ecc.) fosse la cosa più importante, che il nemico fosse il razzismo. Sordi agli appelli di Burioni, tante Alici nel paese delle meraviglie, convinti che la loro solo esibita bontà salverà il mondo. Come se ne fottono di chi dorme all'aperto o raccoglie pomodori da schiavo, una volta esaurita l'accoglienza, così se ne sono fregati delle reali possibilità di contagio. Il razzismo è un male da tenere a bada, l'allarmismo è un pericolo, certo. Le malattie, anche".
Un male, per l'Italia, è anche dover subire un governo così. Dovrebbero dimettersi oggi stesso di fronte ai tanti fallimenti (ultimo il coronavirus), ma siccome non si schioderanno mai dalle poltrone di loro spontanea volontà, che almeno chiedano scusa agli italiani.
Nota di BastaBugie: Paolo Gulisano nell'articolo dal titolo "Virus, si è detto di tutto ma si è fatto poco... ora paghiamo" pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 22 febbraio 2020 ha fatto notare alcune cose interessanti. Ecco un estratto dell'articolo:
Ciò che sta accadendo in Lombardia è spiegabile con quelle falle evidenti nel sistema di protezione dei cittadini del nostro Paese. Dovrebbe essere evidente a chiunque che essendo questa malattia trasmissibile solo ed esclusivamente attraverso soggetti contagiati in Cina e portatori del virus, il metodo più sicuro ed efficace per evitare l'insorgere di casi in Italia era e resta la sorveglianza sugli ingressi dalla Cina, sia che si tratti di persone cinesi o italiane o di qualunque altra nazionalità.
Per sorveglianza sanitaria si intende un insieme di accertamenti sanitari svolti dalle autorità competenti finalizzati alla tutela dello stato di salute e alla sicurezza della comunità. Niente di eccezionale: semplici visite di controllo, e possibilmente un isolamento di un paio di settimane dei soggetti in questione.
Alla luce di quanto sta accadendo, si può dire che ciò non è avvenuto con la dovuta attenzione. Vanno dunque individuate le responsabilità, e i motivi di queste falle nel sistema di sorveglianza. Il soggetto da cui è partito il contagio nel lodigiano, sembra che non fosse stato sottoposto ad alcuna vigilanza dopo il suo arrivo in Italia.
Nei giorni scorsi aveva fatto molto discutere la decisione della Regione Toscana di non sottoporre ad alcuna quarantena le 2.500 persone - un numero davvero significativo - rientrate dal Capodanno cinese. Duemilacinquecento persone potenzialmente infette, come peraltro dovrebbero essere tutte le persone in arrivo dalla Cina.
Per un mese sul Coronavirus si è letto di tutto, si sono fatte speculazioni di fantapolitica o fantamedicina, e probabilmente non si è fatto al meglio l'unica cosa che andava realmente fatta: attuare una attenta, scrupolosa, capillare sorveglianza. Il motivo? Probabilmente la paura di essere politicamente scorretti, di prendere misure interpretabili dai media come "razziste" (una lettura infondata perché, ripetiamo, la sorveglianza andrebbe attuata verso tutti coloro che provengono dalla Cina, indipendentemente dall'etnia).
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