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« Torna agli articoli di Benedetta Frigerio
Davvero la diffusione della ‘cultura contraccettiva’ serve a limitare le interruzioni di gravidanza? I dati mostrano che avviene l'esatto contrario
'Piu' ti proteggi, meno abortisci’. E’ uno degli slogan piu’ in voga nelle campagne che promuovono la cosiddetta sessualita’ responsabile, secondo cui solo la sana e consapevole diffusione di una ‘cultura contraccettiva’ puo’ limitare il ricorso all'interruzione di gravidanza. Uno slogan smentito ora da una pubblicazione apparsa sull'ultimo numero della rivista scientifica Italian Journal of Gynaecology & Obstetrics, organo ufficiale dei ginecologi italiani. I dati tracciano un ritratto dei paesi occidentali che fa vacillare il postulato delle piu’ famose teorie demografiche e che mostrano come, soprattutto in Europa, gli aborti aumentano insieme alla diffusione dei contraccettivi e insieme alla crescita degli aborti volontari. Lo studio prende in considerazione una molteplicita’ di fattori che vanno dall'eta’ della donna al numero di figli desiderato e rileva le probabilita’ di ricorrere all'aborto. Un risultato ancor piu’ sorprendente, dal momento che lo studio considera diversi gruppi di donne ed esclude la ‘pillola del giorno dopo’.
In Spagna, in appena sei anni, la possibilita’ di utilizzare precauzioni sessuali e’ salita del 38,6 per cento, mentre il tasso di abortivita’ nello stesso periodo e’ aumentato del 58,9 e il numero di aborti effettivi e’ salito del 39 per cento. Un elemento in piu’ emerge dai dati francesi, secondo cui se e’ vero che le gravidanze indesiderate sono diminuite grazie a tecniche variate in qualita’ piu’ che in quantita’, il tasso di abortivita’ non ha fatto lo stesso. Tra tutte le donne che vanno incontro a una gravidanza non preventivata quelle che infine scelgono di abortire sono in aumento del 20 per cento. Come dire che piu’ si diffonde la cultura contraccettiva piu’ un figlio non voluto viene percepito come una sorta di fallimento nel proprio ‘piano di protezione’. La ricerca raccoglie poi le tendenze di piu’ paesi smentendo anche in generale il nesso fra la diminuzione degli aborti e la diffusione di contraccettivi sempre piu’ sofisticati. Tanto che nello scorso decennio in quattordici nazioni sviluppate (Danimarca, Finlandia, Norvegia, Regno Unito, Italia, Spagna, Austria, Belgio, Francia, Germania, Olanda, Svizzera, Canada, Stati Uniti e Nuova Zelanda) il proliferare di strumenti sempre piu’ efficaci e sofisticati non ha modificato il tasso di abortivita’. Preoccupanti i dati provenienti da Oltremanica, dove da sempre si spende di piu’ per promuovere il ‘sesso responsabile’ (solo quest'anno sono stati stanziati fondi extra per circa 20 milioni di sterline). Fra il 1996 e il 2007 in Inghilterra e Galles il tasso contraccettivo e’ aumentato del 2 per cento all'anno con una crescita significativa di quello di abortivita’, schizzato su del 12,3. Addirittura tra le adolescenti, sottoposte ai messaggi martellanti delle campagne contraccettive, il numero di aborti si aggira intorno al 38 per cento. Non solo, all'inizio del mese, dopo che l'8 di dicembre le metropolitane di Londra sono state tappezzate da cartelli dove appare il condom con la scritta ‘l'immacolata contraccezione’, il governo ha dato notizia dell'incremento degli aborti ripetuti piu’ volte dalle stesse adolescenti, segnalando che l'interruzione di gravidanza e’ sempre piu’ percepita come un metodo anticoncezionale fra gli altri. Sono seguite roventi polemiche su una politica contraccettiva che gia’ nell'aprile scorso aveva rivelato la sua vera logica, quando i comitati di revisione pubblicitaria di radio e tv chiesero di introdurre spot esplicitamente abortivi a supporto di quelli contraccettivi per contrastare le gravidanze tra adolescenti.
Il caso degli Stati Uniti
La pubblicazione getta una luce nuova anche sugli Stati Uniti, dove la diminuzione dell'aborto viene attribuita al maggior uso dei contraccettivi. Analizzando la situazione Stato per Stato, i ricercatori hanno scoperto che le interruzioni di gravidanza calano laddove si ricorre maggiormente alla contraccezione irreversibile (legatura delle tube e chiusura dei deferenti), mentre aumentano negli Stati dove e’ piu’ diffusa la contraccezione reversibile. Analizzando come le politiche sono recepite dalle donne americane appare vero l'assioma secondo cui ad una maggior educazione all'astinenza consegue un calo degli aborti. Separando le adolescenti in gruppi e’ emerso che fra le bianche, a differenza di quanto accade fra le loro coetanee di colore, il ricorso all'uso del contraccettivo e’ diminuito del 50 per cento, riducendo drasticamente gli aborti e compensando quelli rimasti costanti in altri gruppi. Cio’ evidenzia che la politica dell'astinenza, introdotta nell'agenda della presidenza Bush, riduce il numero delle gravidanze almeno quanto la contraccezione. Infine, parla chiaro la casistica delle adolescenti di tutti i paesi considerati. Qui non esiste in nessun caso una correlazione positiva fra copertura contraccettiva e diminuzione dell'aborto. Se fra le francesi, le inglesi e le australiane gli aborti sono aumentati riducendo le gravidanze, per le giovani spagnole lo schema fra 1997 e 2005 e’ a senso unico: al crescere della contraccezione (+278 per cento) corrisponde non solo l'aumento degli aborti (+228), ma anche del tasso di gravidanza (+23), a dimostrazione che la copertura contraccettiva e’ stata del tutto insufficiente a compensare l'incremento della disinibizione sessuale e della propensione abortiva.
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