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IL CONTE DI CAGLIOSTRO: MARTIRE DELL'OSCURANTISMO CATTOLICO? FALSO
Capo incontrastato della massoneria ''egiziaca'' da lui fondata, pretendeva obbedienza cieca e totale
di Angela Pellicciari
 

Poche sono le certezze che ci accompagnano. Fra le poche ce n'è una che spicca per il grado dell'assoluta ovvietà: l'Inquisizione è un'istituzione ecclesiastica di cui c'è solo da vergognarsi. Siccome a suo tempo l'Inquisizione ha condannato al carcere a vita Giuseppe Balsamo - detto conte di Cagliostro -, la conclusione ovvia è che certamente Cagliostro è un martire dell'oscurantismo cattolico.
E' sufficiente la notizia della condanna dell'Inquisizione per osannare Cagliostro?
Qualche anno fa, mentre scrivevo "I papi e la massoneria" (Ares, 2007), ho passato parecchio tempo all'archivio del Sant'Uffizio dove, fra gli altri, ho avuto fra le mani un interessante fascicolo riguardante proprio Cagliostro, capo incontrastato della massoneria "egiziaca" da lui fondata. Questo l'obiettivo dell'ordine: "ringiovanire e recuperare lo stato della perduta innocenza, ed un pieno dominio sopra degli Angeli". Come fare per ottenere la perfezione spirituale e l'immortalità? Se ne parla nel manuale della "Promozione De' Compagni al grado di Maestri" in cui si prevedono due quarantene. Alla fine della prima si raggiunge un potere immenso che permette ai maestri di dire: "Ego sum qui sum", mentre alla fine della seconda si vince la morte. Per farlo bisogna aspettare il plenilunio di maggio e andare in campagna in compagnia di un amico: qui bisogna sottoporsi ad una "dieta estenuante" che porta alla caduta della pelle e alla perdita dei denti, ma che, alla fine, permette di ringiovanire e di diventare fisicamente perfetti. Vale a dire immortali. Viene da domandarsi: Cagliostro ha fatto su qualcuno qualche esperimento per verificare la bontà della propria dottrina?
Con un simile bagaglio concettuale, gli affiliati alla massoneria egiziaca sono comprensibilmente vincolati ad un segreto impenetrabile e ad una rigidissima obbedienza. Al momento dell'ingresso in loggia, per esempio, gli uomini giurano tenendo una mano sopra un braciere e pronunciano la formula: "Io prometto, mi impegno e giuro di non rivelare mai li segreti, li quali mi saranno comunicati in questo tempio, e di obbedire ciecamente ai miei superiori".
L'obbedienza cieca che la massoneria ha sempre condannato imputandola ai fedeli cattolici, è esigita alla lettera all'interno della loggia. Così, per esempio, quando Cagliostro vuole che un affiliato del suo ordine sia nominato "Ambasciatore dell'Ordine rispettabile di Malta presso la Corte di Roma", si rivolge in questi termini al cardinale di Rohan: "se voi non volete nuocere a voi stesso, ed anche camminare per la vostra rovina contro il vostro modo di pensare, ed agire nella guisa, che noi ve ne abbiamo tracciata la regola, noi vi ordiniamo di risponderci ipso facto. Il che ci metterà nel caso, in virtù dell'autorità, di cui siamo rivestiti, di darvi dei regolamenti saggi, e perfetti, di farvi sapere le nostre intenzioni, e li voleri della Provvidenza Divina".
E se un principe di Santa Romana Chiesa non obbedisce ad un ordine dato, all'apparenza, da un signor nessuno? "E se voi disobbedirete alli nostri ordini, non tarderete a riceverne il castigo. Sarete sottoposto alla pena, che soffrirono li nostri nemici. In una parola ve ne pentirete per sempre". Detto in parole povere: se Rohan disobbedisce, Rohan è un uomo morto. Proprio come, ricorda Cagliostro, è successo a quanti si sono opposti alla "nostra" volontà.
Si è tornati a parlare di Cagliostro per un fatterello di cronaca: un prete di San Leo, il paesino nelle cui prigioni Cagliostro è morto, si è rifiutato di dire messa durante una tre giorni organizzata in memoria del martire della crudeltà pontificia. Buona notizia. Si vede che, ogni tanto, c'è qualcuno che ha smesso di credere alle favole.

 
Fonte: Il Tempo, 23/08/2013