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« Torna agli articoli di Caterina Giojelli
Strano progressismo di Joe Biden, assegnare parte dei fondi di soccorso alla pandemia in base a razza, colore della pelle, sesso. Approvato a marzo, l'ambiziosissimo "American Rescue Plan", pacchetto di misure economiche da 1.900 miliardi di dollari, è stato salutato come la più grande iniezione di aiuti federali dai tempi della Grande Depressione. «Questa legge mira a dare alla spina dorsale di questa nazione - i lavoratori essenziali, i lavoratori che hanno costruito questo paese, le persone che mantengono questo paese - una possibilità di combattere», proclamava il presidente.
I BIANCHI "NON SONO IDONEI"
Poche settimane dopo un gruppo di agricoltori del Midwest citava in giudizio l'amministrazione Biden per discriminazione razziale: «Tra le altre cose, [l'American Rescue Plan] fornisce miliardi di dollari di cancellazione del debito ad agricoltori e allevatori "socialmente svantaggiati". La frase "socialmente svantaggiato" include classificazioni razziali esplicite: per poter beneficiare della cancellazione del debito dell'Arpa, agricoltori e allevatori devono essere neri o afroamericani, indiani d'America o dell'Alaska, ispanici o latini, o asiatici americani o isolani del Pacifico. Altri agricoltori, ad esempio agricoltori bianchi, non sono idonei».
Forbes ha ripreso la causa, aggiungendo che il "Restaurant Revitalization Fund", il programma di assistenza alle imprese colpite dalla pandemia come bar e ristoranti inserito nel megapacchetto, assegna solo a titolari donne, veterani e ancora individui socialmente ed economicamente svantaggiati un "periodo prioritario" di tre settimane per richiedere i fondi. Solo a fine periodo verranno accettate, fino a esaurimento risorse, eventuali altre domande di candidati idonei al beneficio.
Una "discriminazione" che se sollevata in un tribunale, come avvenuto nel Wisconsin con gli agricoltori, rischia di paralizzare l'erogazione degli aiuti. I precedenti ci sono: in Oregon lo Stato ha deciso di destinare 62 milioni di dollari dei fondi federali ricevuti per il Covid «a beneficio esplicito di individui e imprenditori di colore - scrive il Nyt -. Ora una parte del denaro è nel limbo dopo le cause legali per presunta discriminazione razziale». A fare causa contro la nomina di un singolo gruppo razziale come beneficiario di un fondo di aiuto alla pandemia sono stati un imprenditore messicano e due bianchi sull'orlo del fallimento e del licenziamento dei loro dipendenti. La loro richiesta di aiuto, sostengono, è stata respinta perché non sono neri.
Ma è costituzionale allocare fondi in base alla razza come "contrappeso" al "razzismo strutturale" americano che ossessiona Biden? Secondo i pronunciamenti passati della Corte Suprema non è possibile aiutare gruppi vittimizzati a spese di innocenti. Così come sarebbe complicato fugare i dubbi sulla discriminazione razziale usando il paravento dell'aiuto a individui "socialmente svantaggiati" quando lo stesso portale del dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti, riportando il provvedimento di Biden, li definisce tali se appartengono a «uno o più dei seguenti gruppi: nero, indiano americano / nativo dell'Alaska, ispanico, asiatico e hawaiano / isolano del Pacifico».
FONDI COVID A DONNE E DISCRIMINATI
Quando al "Restaurant Revitalization Fund", il programma riconosce individui "socialmente svantaggiati" «coloro che sono stati soggetti a pregiudizi razziali o etnici o pregiudizi culturali a causa della loro identità come membro di un gruppo senza riguardo alle loro qualità individuali». In pratica un bianco potrebbe rientrare nella categoria e beneficiare degli aiuti se vive o lavora in un contesto che discrimina i bianchi.
Non solo, il 10 maggio il Dipartimento della salute e dei servizi umani ha annunciato che l'Ufficio per i diritti civili riprenderà a indagare sulle denunce di discriminazione sessuale sulla base dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere. Se nell'era Trump venivano proibite e punite discriminazioni in base a razza, cuore, origine, età, disabilità e "sesso", ora ospedali e cliniche potranno essere denunciati anche per pregiudizi nei confronti degli americani Lgbtq+.
L'amministrazione Biden ritiene così di aver recepito la decisione della Corte Suprema dello scorso anno quando, per vietare le discriminazioni nei confronti di gay o transgender sul posto di lavoro, i giudici hanno riscritto il significato legale di "sesso". Una decisione che [...] non potrà che generare grande confusione considerata l'alta mole di casi portati in tribunali di ogni ordine e grado aventi a tema lo scontro tra libertà di espressione e precetti di non discriminazione.
Se giuridicamente la sentenza gioca un ruolo specifico e di metodo ben circoscritto nell'ordinamento federale americano, sul piano sociale si profilano molteplici conseguenze. Bagni, spogliatoi, sport, pronomi, lezioni sul gender, copertura sanitaria alla chirurgia di riassegnazione di genere: dalla protezione dei diritti individuali sul luogo di lavoro alle implicazioni in ogni ambito pubblico e privato sul diritto di critica e di espressione il passo, per molti, sarà breve.
UN TRUMP DI SEGNO CONTRARIO
Grande sostenitore dell'Equality Act per prevenire in modo esplicito qualsiasi discriminazione basata sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere, Biden li ha di fatto già sdoganati nella legislazione sugli alloggi degli Stati Uniti e punta ad estenderla a tutti i programmi finanziati a livello federale e a tutte le "sistemazioni pubbliche", dai negozi, alle chiese, alle scuole, agli ospedali fino agli stadi.
Tradotto: se passerà la legge, nessuno negli Stati Uniti potrà impedire a un uomo che si identifica come donna di utilizzare i bagni e gli spogliatoi femminili anche in ospedali, scuole e carceri, edifici cristiani compresi. Nessuno potrà impedire ai transessuali di gareggiare nelle competizioni giovanili sportive femminili, distruggendo così lo sport femminile in sé e di conseguenza la possibilità per molte ragazze di frequentare l'università. Non a caso c'è chi ha parlato dell'Equality Act come di «un'agenda terribile per eliminare le donne» (il commentatore Tucker Carlson). Nessuna obiezione religiosa, per chi non sia d'accordo, varrà a prevenire un'accusa di discriminazione.
E a proposito di sanità c'è di peggio: come ha ben spiegato Ryan T.Anderson, presidente dell'Ethics and Public Policy Center e coautore del libro What is Marriage? ripreso da Tempi: «I medici, laici e religiosi, convinti in scienza e coscienza che le procedure di riassegnazione del sesso siano sbagliate violerebbero la nostra legislazione sui diritti civili. Chi pratica la mastectomia in caso di cancro al seno, dovrà praticarla anche sulla ragazza adolescente che si identifichi come un ragazzo. Tutto ciò in nome dell'eguaglianza. E nessuno sa cosa sia richiesto dalla legge per evitare di commettere "discriminazione" verso identità di genere "non binarie"».
Dopo aver improntato il suo mandato a nomine in base a sesso e colore della pelle, Biden persevera nell'incredibile impresa di dividere, non meno razzisticamente di quanto imputato a Trump, gli americani, in razzisti buoni e cattivi, discriminati buoni e cattivi. Dal destinare un terzo degli stanziamenti in soccorso alla pandemia alle persone nere dell'Oregon - quando in Oregon solo il 2,9 per cento degli abitanti sono neri, un sostegno finanziario «dieci volte più grande di quello dedicato ai residenti di altre razze» (Lionel Shriver sullo Spectator) - al fomentare il cortocircuito tra vittime. Agricoltori bianchi piegati dal Covid contro agricoltori indiani o dell'Alaska, donne contro transgender, libertà di credo ed espressione contro i precetti della nuova, escludentissima, religione dell'uguaglianza.
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