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ELOGIO DEL CELEBATO SACERDOTALE
Perche' i preti non si sposano
di Cornelio Fabro
 

A un secolo di distanza dalla crisi del celibato a opera dell’Illuminismo culturale dell’Ottocento, giudicata e condannata dal grande Mohler, ci viene ancora dalla Germania la difesa teologica del celibato e la diagnosi scientifica della sua crisi provocata da una società edonistica e da una cultura antropologica di cui si è fatta succube la nuova teologia e resa cedevole qualche parte della stessa gerarchia. L’analisi del grave fenomeno è sia esistenziale sia teologica.
La crisi del celibato nella Chiesa contemporanea è un fatto indiscutibile di cui si è impadronita spesso anche la stampa laica e che ricorre di frequente nella cronaca dei giornali e dei settimanali. Leggiamo, scrive il May, di preti che depongono il loro ufficio e abbandonano la loro comunità. Si organizzano votazioni sul celibato. È sorto un regolare movimento anticelibato che chiede la soppressione della legge del celibato. Soprattutto in Olanda la situazione è molto avanzata.
Qual è il significato del fenomeno? Secondo il May, non si tratta affatto di una faccenda (Angelegenheit) intellettuale; esso non sorge per una fondazione insufficiente della legge del celibato. Coloro che trovano insufficiente la legge del celibato sono di regola gli stessi che spesso agiscono per impulsi irrazionali e si lasciano condurre dalle tendenze. La fondazione del celibato è completamente (vollauf) sufficiente per coloro che sono pronti e disposti al sacrificio. Chi non vuole, non trova alcun sufficiente fondamento né nella Humanæ vitæ né nella Sacerdotii cælibatus.
La presente crisi del celibato ha varie radici, alcune nella Chiesa e altre fuori della Chiesa: ecco le principali.
1) CONTESTAZIONE DEI VALORI
Il primo dato di fatto della situazione è che valori elevati ed esigenti sono sempre più combattuti e ritenuti di poco valore. I nemici del celibato l’hanno sempre ammesso, fuori e dentro la Chiesa. Dentro la Chiesa certamente di solito non osano uscire allo sbaraglio. Essi vengono allo scoperto solo quando l’autorità dei Pastori si indebolisce e lo spirito del tempo (Zeitgeist) viene loro in aiuto.
Anche all’inizio del secolo diciannovesimo, ricorda il May, ci fu la bufera anticelibato, specialmente nel Baden e nel Würtemberg. Gli avversari del celibato nel clero erano i seguaci di una teologia illuministica. I suoi promotori (Förderer) erano liberali e protestanti.
2) INSICUREZZA NELLA FEDE
La prima causa della crisi del celibato è l’insicurezza della fede che ha colpito oggi una vasta zona di clero e di popolo. Essa si alimenta di posizioni non cattoliche in parte radicalmente incredule di certi teologi rinomati la cui diffusione è realizzata da un esercito molto attivo di operatori di pubblicità. La campagna di denigrazione del sacerdozio da parte di certi teologi ha tolto a molti preti la coscienza della dignità e del valore del sacerdozio.
Se il sacerdozio, come affermano falsamente questi teologi, è una vocazione come qualsiasi altra, allora in realtà non si vede perché non si debba “cambiare” quando a qualcuno questo “giogo” più non piace. Quando l’assolutezza della fede cattolica più non sta salda, non ci sarà più un numero notevole di uomini e donne a fare il sacrificio che li eleva essenzialmente al di sopra della misura ordinaria delle altre denominazioni cristiane. Il grande sacrificio della vita celibataria sta o cade con il carattere della Chiesa Cattolica come l’unica vera Chiesa di Gesù Cristo. Più si alimenta l’apparenza (con un concetto di ecumenismo indiscriminante) che le confessioni non cattoliche stiano più o meno alla pari con la Chiesa Cattolica, più diventerà incomprensibile perché si debba esigere dal sacerdote un sacrificio che quelle non conoscono.
Il sacerdote cattolico può e vuole sacrificarsi – e la completa astinenza sessuale è un sacrificio – soltanto per una causa assoluta. Né per una cristeità generica né per una Chiesa che è equiparata alle altre comunità religiose si troveranno uomini che fanno il sacrificio.
La distruzione della fede oggettiva (del contenuto della fede) trascina la fede soggettiva nel compromesso. L’appello alla soppressione del celibato nasce dalla mancanza di fede nella potenza della grazia. Non si ha più fiducia nella grazia di Dio che può dare il volere e il realizzare.
3) TRASCURATEZZA DELLA PREGHIERA
Un’altra causa delle proteste contro il celibato è la trascuratezza della preghiera. La Chiesa ha ridotto notevolmente la recita del Breviario per il clero, probabilmente per l’eccesso di lavoro dei sacerdoti in cura d’anime. Io dubito della consistenza di questa motivazione. In base alla mia esperienza e osservazione ognuno trova il tempo per fare tutto ciò che vuole. La riduzione della doverosa recita del Breviario non ha avuto come effetto che il Breviario sia recitato con maggiore devozione o che la parte tolta venga sostituita con altre preghiere. Al contrario, il Breviario ridotto oggi è recitato alla stregua del Breviario intero di dieci anni fa.
Uguale trascuratezza si osserva nelle altre preghiere. La recita del Rosario è da molti disprezzata e resa spregevole dai predicatori. La meditazione è a mal partito. La visita del Santissimo Sacramento è in ribasso. La devozione alla Madonna è in molti ormai spenta. La Confessione frequente, prescritta dalla Chiesa, è da non pochi sottovalutata. Con un simile regresso di vita spirituale è ovvio che il voto della vita verginale sia in crisi e la carne si ribelli. La caduta del celibato coincide anche con la decadenza degli Esercizi spirituali.
4) INCOMPRENSIONE PER L’AUTO-ABNEGAZIONE
Viene a mancare inoltre la comprensione per l’ascesi. Dominio di sé, moderazione, rinunzia, sono termini, così sembra, scomparsi dal vocabolario dei progressisti. Ci si vuol scapricciare, godere la vita, il più presto possibile, il più frequentemente possibile, il più a lungo possibile. La rinunzia e l’astinenza sono prese in giro, la castità verginale e la purezza di coscienza sono deprezzate. La generale sessualizzazione della vita spinge troppi giovani ad esperienze erotiche precoci e sbarra loro quindi la via al sacerdozio.
La storia ci insegna che la dissoluzione del matrimonio e la corruzione dei costumi portano spesso in molti modi al disprezzo del celibato. Un siffatto clima non è per nulla favorevole all’invito per la completa astinenza sessuale. Chi lo accetta, deve imporsi contro preconcetti, opposizioni e diffamazioni.
A questo aggiungi che l’astinenza dall’attività sessuale non può stare isolata. Essa deve piuttosto essere inglobata in una condotta che sia pronta alla rinuncia anche in altri campi. Non ci si può del resto permettere tutto, quando per amore di Dio e dei fratelli si è rinunziato al matrimonio.
La volontà di condurre una vita sufficiente e di astenersi dai vizi è completamente in ribasso. Accenniamo a un punto soltanto.
Famiglie numerose e aumento delle vocazioni si corrispondono. Dove c’è la volontà di vivere il matrimonio secondo le leggi di Dio e di avere una famiglia numerosa, ci sono anche a sufficienza giovani e ragazze che mostrano la forza di offrire un libero celibato per amore di Dio. Ma la gioia delle famiglie numerose è diminuita negli ultimi anni in modo spaventoso. Se scompare lo spirito di sacrificio nelle famiglie, esso mancherà di regola anche nei figli. Il sacrificio del celibato sembra ad essi troppo pesante. Si portano ragioni apparenti per nascondere il timore del sacrificio. Infatti non si osa confessare a se stessi e agli altri la propria debolezza. Il crescente timore di avere una famiglia numerosa, di cui è responsabile in parte la teologia progressista che fa propaganda dei metodi contraccettivi contro natura, renderà sempre più raro il caso che una sorella zitella si prenda cura della casa del fratello sacerdote.
5) L’ATTIVITÀ DEL MOVIMENTO ANTICELIBATARIO
La crisi del celibato ha in parte notevole la sua causa nella messa in discussione del medesimo da parte dei teologi progressisti. I suoi patroni sono noti. Basta ricordare i nomi di Küng e Böckle. Il movimento anticelibatario possiede i più calorosi banditori fra quei teologi che da molto tempo si disinteressano della cura d’anime e godono di eccellenti condizioni economiche. La vita borghese e il darsi alle teorie non sono favorevoli ai doni di Dio. La cosiddetta discussione aperta degli avversari del celibato toglie a molti sacerdoti la gioia e la sicurezza del loro stato e pertanto la forza di restare fedeli alla loro obbligazione.
Ciò che prima si faceva senza discutere, oggi è diventato discutibile soprattutto perché, a causa del dominio monopolistico del progressismo nei mezzi della pubblicistica cattolica e dell’appoggio che questo indirizzo trova nella stampa liberale, la voce della Chiesa, soprattutto del suo supremo Pastore e dei teologi fedeli, non si fa sentire che debolmente.
Da certi gruppi presbiterali è stata allestita una cosiddetta consultazione o per dir meglio una votazione sul celibato. Questa consultazione di preti sul celibato non serve primariamente allo scopo di inquisire in base al numero su un’opinione finora sconosciuta. La consultazione provocherà oppure aumenterà l’inquietudine e l’insicurezza nel clero, convincerà il popolo fedele della superfluità del celibato, in generale eserciterà dal basso una pressione sui Pastori per costringere questi a sopprimere la pesante legge, i quali a loro volta dovranno influire sul Papa.
Quanto questo calcolo sia esatto e quanto sia efficace questa tattica, lo mostra l’esempio dell’Olanda. L’attività ininterrotta di circoli relativamente piccoli ma influenti di teologi e pubblicisti ha spinto i vescovi olandesi, il card. Alfrink in testa, a fare propria e a impegnarsi per la causa degli avversari del celibato per presentarla al Santo Padre nel secondo Sinodo dei vescovi nell’autunno del 1969. Va rilevato che questo accadde appena a due anni di distanza dalla pubblicazione dell’Enciclica di Paolo VI sul celibato e dopo che il Santo Padre molte volte aveva fatto capire direttamente o mediante interpreti autorizzati che una mutazione (cioè l’abolizione) della legge del celibato è fuori questione.
Di qui si vede che le parole e le decisioni del Papa hanno nei circoli progressisti e modernisti poco o nessun valore. Il Santo Padre può insegnare ciò che vuole, questi circoli sono sempre insoddisfatti, dicono che questa non è l’ultima parola del Papa o che il Papa non ha buoni consiglieri o non ha una giusta teologia. Si ha l’impressione che il Santo Padre non possa più afferrare queste persone con le parole ma soltanto con atti, cioè con provvedimenti disciplinari.
Le votazioni su leggi ecclesiastiche riposano in ultima istanza sopra il malinteso che la struttura della Chiesa sia democratica. Nella Chiesa il potere non procede dal popolo. I Pastori della Chiesa lo ricevono da Dio attraverso la struttura storica della Chiesa Cattolica. Una legislazione mediante referendum o plebisciti è nella Chiesa per diritto divino impossibile.
Ciò che il singolo o anche molti singoli pensano di una legge (difficile) è irrilevante, e non c’è bisogno di ricorrere alle distribuzioni e richieste di questionari. La tendenza alla facilitazione e alla comodità è fin troppo nota e non c’è bisogno di pubblicizzarla. Un valore superiore è sempre di più difficile comprensione e attuazione di un valore più basso. Non ci si deve pertanto aspettare che il signor Qualcuno possa essere guadagnato al celibato la cui anima è la verginità consacrata a Dio.
Una concezione semplicistica e a buon prezzo ha sempre più probabilità di essere accolta dalla massa di una elevata e complicata. Un’appropriata agitazione contro tutto ciò che è difficile nel campo del mistero soprannaturale e insieme pratico produce una vasta impressione. La Chiesa ha fatto spesso simili esperienze, per esempio nel secolo sedicesimo. Ma si è anche sempre visto che siffatti movimenti fanno deviare i loro sostenitori e abbattono valori la cui distruzione non era stata prospettata e tuttavia ora non può essere più impedita. (tratto da "L'avventura della teologia progressista", 1974)

 
Fonte: 19 aprile 2009