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394 a favore, 176 contro e 72 astensioni. Questi i risultati del voto del Parlamento europeo che ha approvato la cosiddetta Relazione Lunacek, dal titolo dal titolo «Tabella di marcia dell'UE contro l'omofobia e la discriminazione legata all'orientamento sessuale e all'identità di genere». Si tratta di un giorno di disonore per l'istituzione che dovrebbe rappresentare gli interessi dei cittadini. Al contrario, ieri è stata approvata una risoluzione progettata dalla lobby gay, inesistente tra i cittadini europei, ma molto potente nei palazzi di Bruxelles e Strasburgo.
Anna Záborská, eurodeputata slovacca del Partito Popolare europeo (PPE), ha parlato di sconfitta dell'assemblea di Strasburgo: «Nel momento in cui i movimenti e le associazioni per la famiglia stanno facendo un eccellente lavoro in Francia e in Europa, il Parlamento europeo fa un passo contro la famiglia». L'amarezza di queste considerazioni aumenta ancor più, se si pensa che lo stesso PPE ha formalmente sostenuto tale progetto di risoluzione, grazie all'attivismo della giovane ed inesperta eurodeputata maltese, Roberta Metsola (in realtà al momento del voto il partito si è spaccato).
Questo sito è stato il primo ad annunciare tale progetto di risoluzione nel novembre scorso. L'iter parlamentare, contrariamente ai tempi biblici della burocrazia europea, è stato sorprendentemente rapido. Come per la relazione Estrela, le lobby sono state ben attive nello spingere l'amministrazione per garantire una procedura snella e senza intoppi. Ma a differenza di Estrela, la signora Lunacek é stata molto abile nel coinvolgere i colleghi degli altri gruppi politici. Inoltre, se la prima aveva inserito il suo preteso diritto all'aborto nell'ambito delle politiche sanitarie (di sola competenza nazionale), la Lunacek ha avuto la scaltrezza di indorare il tutto sotto l'aura della lotta alla discriminazione, di chiara competenza europea e di grande attrattività un po' per tutti gli appetiti politici.
In questi mesi una mobilitazione senza precedenti si è registrata in tutta Europa, con manifestazioni nelle maggiori città del continente e con una raccolta di firme che ha superato le 210mila adesioni. Il voto di ieri ha riconfermato la distanza esistente tra gli eletti a Strasburgo e i cittadini. Allo stesso tempo, l'alta percentuale di voti contrari e di astensioni conferma che mobilitarsi non è affatto inutile. Ciò è meno evidente che al momento della bocciatura della relazione Estrela. Tuttavia alcuni osservatori hanno già fatto notare che in precedenza questo tipo di risoluzioni passavano inosservate, lasciando le istituzioni comunitarie in balia dei desideri delle lobby anti-vita ed anti-famiglia. Adesso non e più cosi.
Ieri i deputati liberali e delle sinistre che hanno sostenuto la loro collega dei Verdi Lunacek, insieme a tanti loro colleghi conservatori, hanno dichiarato il loro sostegno ad un progetto che fa di private scelte sessuali di alcuni cittadini delle linee guida per le politiche dell'UE. È ciò che ha sottolineato la Federazione delle Associazioni familiari cattoliche (FAFCE) nel suo comunicato stampa: «Qualunque siano le scelte private nell'ambito della sessualità, i diritti fondamentali sono gli stessi per tutti. Non ci dovrebbe essere una categorizzazione dei diritti fondamentali in funzione delle tendenze sessuali». E invece la relazione Lunacek esorta la Commissione europea a realizzare una protezione legislativa speciale per i cittadini con le più svariate differenze sessuali, in nome della non discriminazione, proprio come già avviene per i rom o per i disabili.
E qui sta tutta la pericolosità della relazione Lunacek. Nonostante essa resti giuridicamente non vincolante per gli stati membri (non bisogna smettere di ricordarlo), essa rischia di rappresentare una scusa per la prossima Commissione europea di aprire una discussione su una direttiva in questo ambito, realizzando una "legge Scalfarotto" comunitaria. La principale lobby gay, ILGA Europe, ha già esultato rivendicando la trasversalità politica del voto di ieri.
Ma possiamo aspettarci anche conseguenze immediate a livello nazionale. Per capirlo basta leggere il comunicato dell'Arcigay, il cui titolo non lascia dubbi di sorta: "L'Europa ci dà una road map, l'Italia risponda con provvedimenti concreti". Flavio Romani, presidente nazionale di Arcigay, così commenta soddisfatto: «Non solo una legge penale contro i crimini d'odio e norme per il riconoscimento delle coppie omosessuali: la gamma di azioni che l'Europa, attraverso il rapporto Lunacek, ci chiede di mettere in campo in tema di diritti lgbti è vasta e spazia negli ambiti più diversi, dal lavoro, alla scuola, ai servizi, al diritto d'asilo. Un sì ad amplissima maggioranza che incassa il sostegno, oltre che del fronte progressista, anche di parte dei popolari. Insomma i diritti delle persone LGBTI in Europa non sono un tema di parte né tantomeno una guerra di bandiera o di religione. Sono piuttosto, e questo il rapporto Lunacek lo spiega perfettamente, la risposta urgente e inderogabile a quel dato registrato dalla stessa Agenzia europea e che misura nel 47% la quantità di persone lgbti in Europa che almeno una volta sono state vittime di discriminazione. Il problema è serio e la risposta che ci viene indicata attraverso la road map è giustamente complessa ed articolata. Di questa risposta fa parte anche l'importante sottolineatura al rispetto della dignità e dell'integrità delle persone transessuali: in particolare, si chiede agli Stati membri in cui ai transessuali è richiesta la sterilizzazione (e l'Italia è fra questi) di rimuovere tale obbligo. La sollecitazione è affinché si riprenda in mano quanto prima la legge 164 per il cambio di sesso e si eliminino i vincoli odiosi che esprime, così come è previsto da diversi progetti di legge già depositati in Parlamento. La politica italiana da sempre fanalino di coda su questi temi, da oggi non ha più alibi: la direzione dell'Europa è tracciata, ora spetta all'Italia rivendicare il proprio ruolo corrispondendo presto e concretamente agli auspici del rapporto Lunacek».
La strada tracciata è chiara, non c'è sicuramente spazio per equivoci. E quindi, con le elezioni europee alle porte è importante tenere presente come si sono comportati quegli eurodeputati italiani che chiederanno il voto ai cattolici. Voto contrario alla Relazione Lunacek è stato espresso da tutti i rappresentanti della Lega Nord e dalla maggioranza di quelli del PPE, con però alcune eccezioni: Iva Zanicchi, Barbara Matera, Aldo Patriciello, Licia Ronzulli. Ma a fare più rumore è senz'altro il voto favorevole di tutti i cattolici eletti nelle liste del PD e presenti ieri a Strasburgo, a cominciare da Patrizia Toia, per poi proseguire con Silvia Costa, Vittorio Prodi, Mario Pirillo e Franco Frigo (era assente David Sassoli). A dire il vero, il voto di questi ultimi non dovrebbe costituire una vera sorpresa vista l'attività pregressa, ma siccome negli ultimi tempi anche il quotidiano della Cei si è dato da fare per valorizzare il loro impegno in chiave di difesa della vita e della famiglia, è bene ricordare da che parte stanno.
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