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« Torna agli articoli di Giuseppe
C'è chi strabuzza gli occhi leggendo i sondaggi elettorali, che danno il Front National di Marine Le Pen al 24% dei consensi nella prossima tornata al Parlamento europeo divenendo, se così fosse, il primo partito francese. E non diciamo che è un voto di protesta o l'ennesima espressione dell'"anti-politica" perché il FN ha quasi mezzo secolo di storia alle spalle (essendo stato fondato nel 1972 da Jean-Marie Le Pen) e, da parecchio, si è conquistato un radicamento ampio e profondo in Francia. Quindi, non si tratta assolutamente di una formazione estemporanea ed i prossimi risultati elettorali possono influire sulle tornate che si avranno negli altri Paesi europei, creando un effetto di risonanza in grado di modificare equilibri continentali più ampi.
A spianare la strada a Marine Le Pen, succeduta nel gennaio 2001 al padre Jean-Marie nella guida del Front National, sono state anche le promesse non mantenute, in materia di sovranità economica e finanziaria, sbandierate alle ultime presidenziali dall'allora candidato socialista François Hollande.
Nell'inverno del 2012, infatti, l'attuale presidente della Repubblica Hollande, aveva promesso che, se eletto, «avrebbe chiesto di modificare lo Statuto della Bce per omologarlo a quello della Fed, prevedendo così di inserire la crescita economica come obiettivo accanto a quello della stabilità della moneta.
Inoltre, avrebbe proposto di consentire all'ESM (il Meccanismo Europeo di Stabilità, il fondo salva Stati) di accedere direttamente ai mezzi liquidi forniti dalla medesima Banca centrale europea, senza doversi indebitare sul mercato finanziario. Gli aiuti ai Paesi in difficoltà non sarebbero così gravati sulle finanze dei singoli Stati e, di conseguenza, su quelle degli incolpevoli cittadini.
Naturalmente, di questi propositi, buoni o cattivi che fossero, non se n'è fatto nulla: dissolti come un sogno». (Guido Salerno Aletta, Perché l'inconcludenza di Hollande eccita Le Pen, in Mf/Milano Finanza, 19.10.2013)
Altro capitolo che ha condotto la popolarità di Hollande ai minimi termini (è al 23% di gradimento dei francesi) riguarda la pressione fiscale. In primo luogo, già durante la campagna elettorale del 2012, Hollande avanzò la controversa proposta di portare al 75% l'aliquota marginale dell'imposta sui redditi oltre il milione di euro. Una volta giunto all'Eliseo (anche per effetto di tale promessa), fece approvare dal Parlamento a nuova maggioranza socialista l'aumento in questione, che suscitò molte polemiche da parte delle imprese e portò anche alla decisione da parte del magnate del lusso Bernard Arnault, così come del celebre attore Gérard Depardieu, di acquisire rispettivamente la cittadinanza belga e russa per sfuggire al fisco francese.
La tassa al 75% fu poi dichiarata illegittima dal Consiglio Costituzionale nel dicembre scorso, una conclusione poi ribadita dal Consiglio di Stato nel marzo 2013. Tuttavia Hollande non ha sin qui rinunciato al progetto, e lui e il primo ministro Ayrault hanno annunciato che intendono riproporlo, facendo pagare la tassa ai datori di lavoro come sostituti d'imposta, dando così nuovo impulso al cosiddetto esodo fiscale dei top manager. Secondo un rapporto dell'Istituto di statistica INSEE, l'equivalente dell'ISTAT francese, del giugno 2013, la delocalizzazione all'estero di imprese francesi non finanziarie con più di 50 dipendenti ha condotto alla perdita di 20mila posti di lavoro in tre anni. Siamo quindi arrivati, nella Francia a guida socialista, ad una disoccupazione al 10,4%, che è ai massimi da oltre 15 anni, coinvolgendo per la prima volta più di 3 milioni di persone.
Parallelamente alla demoralizzazione indotta con il Mariage Pour Tous, cioè l'equiparazione del "matrimonio" omosessuale con quello secondo natura, Hollande ha indebolito anche per via fiscale famiglia francese. Infatti, secondo dati pubblicati nel maggio scorso da Palace Matignon, è risultato che nel 2012 ben 8000 famiglie in Francia hanno pagato in tasse più del 100% del loro reddito, e per il 2013 la pressione fiscale complessiva è stimata al 46,5% del PIL.
E la vita sociale e familiare della nazione è ulteriormente perturbata da ulteriori ed innumerevoli iniziative e decisioni politiche di carattere edonistico, individualistico ed anti-tradizionale. Solo per citarne alcune la concessione generalizzata dell'apertura domenicale per negozi e grandi magazzini, il varo della legge volta alla sostituzione dei termini "padre" e "madre" con "genitore 1 e 2" nella modulistica pubblica, per finire con le proposte dell'attuale ministro per l'educazione Vincent Peillon, per cambiare l'insegnamento religioso nelle scuole statali con una materia d'odore laicistico-massonico denominata "religione civile repubblicana" della religione cattolica (è questo a cui mira l'introduzione della c.d. Carta della laicità).
Il FN, soprattutto nelle sue più giovani leve impersonate fra gli altri da Marion Maréchal Le Pen, nipote di Jean-Marie Le Pen, eletta lo scorso anno – a soli 22 anni di età – a furor di popolo all'Assemblea Nazionale francese, sta interpretando al meglio la reazione del popolo francese alla deriva filo-omosessualista ed anti-familiare in corso. Dimostrata ad esempio dall'esecutivo con il proditorio arresto per "sedizione" di quel giovane, Nicolas Bernard-Buss che, il 16 giugno scorso, manifestando pacificamente a Parigi contro la legge sui "matrimoni gay" si è visto manganellare ed incarcerare dalla polizia. Dopo quasi un mese è però riuscito ad uscire di galera ed è stato accolto nella capitale da migliaia di persone guidate dai diversi gruppi mobilitati intorno al grande movimento della "Manif pour tous".
Il giorno della liberazione di Bernard-Buss Marion Maréchal-Le Pen ha pubblicato sul sito del Front un comunicato, naturalmente non ripreso dai maggiori media, nel quale pur felicitandosi con il giovane per la «felice notizia» della sua liberazione, ha denunciato l'Amministrazione Hollande di aver svelato il suo vero volto d'intolleranza commettendo questo grave abuso. Con l'affaire Bernard-Buss, ha affermato nel comunicato la giovane deputata francese, eletta nella terza circoscrizione di Vaucluse, «il Governo s'è alla fine tradito permettendo all'ingiustizia ed alla repressione di avere la meglio nel Paese in nome dell'ideologia di una parte politica […]. Gli eventi seguiti all'introduzione del matrimonio e dell'adozione omosessuale hanno colpito indegnamente la struttura della democrazia francese nello stesso momento in cui la Francia precipita sempre più nell'insicurezza dei suoi cittadini e nel lassismo giudiziario» (Marion M.-Le Pen, Libération de Nicolas: nous ne sommes pas prêts d'oublier!, in http://www.frontnational.com, 10 luglio 2013).
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