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ORDINE DEGLI PSICOLOGI E DITTATURA DEL RELATIVISMO
Il tempo della post libertà, il nuovo libro in cui Giancarlo Ricci (accusato di aver difeso i ruoli di padre e madre, poi assolto sul filo di lana) racconta la sua persecuzione
di Giuseppe Brienza
 

Giancarlo Ricci, psicoterapeuta milanese con 40 anni di esperienza sulle spalle e autore di numerosi e apprezzati volumi, è noto per essere stato inquisito dal suo Ordine professionale (l'Ordine degli Psicologi della Lombardia) per aver difeso durante una trasmissione televisiva, «la funzione essenziale e costitutiva di padre e madre nella costituzione del soggetto».
Secondo quei "colleghi" che hanno deciso di instaurare un procedimento disciplinare nei suoi confronti (che si è concluso con l'archiviazione), questa frase lapalissiana sarebbe stata discriminatoria nei confronti delle cosiddette "famiglie arcobaleno" (cioè omosessuali).
Nel libro che significativamente ha intitolato Il tempo della post libertà Ricci rievoca l'intera vicenda, convincendoci come purtroppo il suo caso debba definirsi esemplificativo di un'epoca che, non a caso, Joseph Ratzinger ci ha insegnato a chiamare dittatura del relativismo.

NON C'È DA STARE ALLEGRI
I motivi per cui l'esito del procedimento disciplinare non rassicurano sono tanti. Il primo è che lo psicologo cattolico è stato "scagionato" solo dopo più di tre anni passati sulla graticola, un tempo lunghissimo e non giustificato dal contenuto degli "addebiti". Perché è durato così tanto un procedimento che poteva risolversi in soli pochi mesi?
Semplice, si è trattato di un modo per intimidire lui e le sue attività pubbliche ma, al tempo stesso, mandare un messaggio alla stragrande maggioranza dei professionisti che, come Ricci, ne condividono la visione naturale e realista dell'uomo, della famiglia e dell'educazione.
Secondariamente: i voti favorevoli all'assoluzione sono stati 7 a favore e 7 contrari. Un risultato quindi sul filo di lana che indica una spaccatura all'interno dell'Ordine. Infine: il testo sulle motivazioni è pieno di incongruenze, di omissioni, di affermazioni contraddittorie. Pur di non ammettere la natura ideologica delle accuse, la decisione finale afferma obliquamente che «permangono irrinunciabili perplessità in ordine a orientamenti dottrinali a cui le affermazioni del dott. Ricci potrebbero voler fare riferimento».
Dopo questo contorsionismo il Collegio di Disciplina lombardo conclude che «non sono emersi elementi sufficienti per ritenere il dott. Ricci responsabile per gli illeciti contestati». Insomma sembra un'assoluzione per insufficienza di prove…
Nel libro si descrive poi come, soprattutto dal Sessantotto ad oggi, il concetto di libertà sia totalmente cambiato in Occidente. Nel Novecento, infatti, il secolo delle ideologie, l'uomo doveva combattere per conquistarsi le libertà, era una questione di sopravvivenza. Con la globalizzazione e con il capitalismo neoliberistico la libertà diventa invece un'altra cosa: una sorta di merce che viene offerta per soddisfare il desiderio di varie categorie e gruppi sociali.

PERCHÉ ACCADE QUESTO?
La lettura di Ricci è la seguente: fra l'individuo atomizzato e il Sistema si attua una sorta di scambio: varie forme di libertà in cambio della (falsa) promessa di sicurezza e di benessere materiale. Ma, soprattutto, in cambio di una rinuncia ai doveri e alla responsabilità personale. Il cittadino sarà ricolmo di libertà a condizione che consegni l'istanza della responsabilità a qualcun altro che la gestirà come vuole. Il Grande Fratello, in pratica.
"Delegando" le responsabilità sociali ad altri, ai cittadini non resta che partecipare al mondo dell'ipnosi collettiva, della suggestione mediatica, al teatrino spettacolarizzato in cui altri mettono in scena le sorti di un possibile "bene comune". L'effetto più evidente è che sparisce il concetto di libertà come coscienza soggettiva, interiore, come critica morale, come lavoro di riconquista della propria soggettività. E tutto questo porta, nel caso italiano, alla fine di un Paese libero.
Quella che viviamo è, in pratica, una libertà condizionata. Se concordiamo con il Pensiero Unico e partecipiamo al gioco illusorio di una realtà artificiosa, tutto va bene; se incominciamo a fare delle domande in più, a scompigliare il Politicamente corretto, come ha fatto Ricci, allora le cose si complicano, inizia la gogna mediatica, l'isolamento, l'ostracismo e, nei casi più gravi, anche di peggio.
Ma il fatto che uno come lui, dopo averla patita, non si è fatto intimidire dal Sistema e continua a parlare della sua vicenda, avendo non pochi che lo ascoltano e lo seguono, significa evidentemente che nel nostro Paese funziona ancora un rimasuglio di libertà e coscienza civile.

Nota di BastaBugie
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Titolo originale: Il tempo della post libertà. Destino e responsabilità in psicoanalisi
Fonte: Il Borghese, giugno 2019 (n. 6)