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VEGANI: UNA SCELTA IDEOLOGICA FRUTTO DELLA DECADENZA MORALE DELL'OCCIDENTE
I vegetariani non mangiano animali, i vegani nemmeno i prodotti di derivazione animale come latte e latticini, uova e miele
di Rodolfo de Mattei
 

Negli ultimi tempi, probabilmente favorito dai nuovi rischi derivanti dalla globalizzazione alimentare e dallo spettro della scarsità delle risorse disponibili, lo stile di vita vegano ha conosciuto una crescente diffusione e popolarità. Il termine stesso, vegano, rappresenta un'italianizzazione della lingua inglese vegan, neologismo ideato, come contrazione di vegetarian, da Donald Watson (1910 - 2005), l'attivista britannico che ne è considerato il pioniere. Watson, assieme a Elsie Shrigley, fondò infatti, il 1° novembre 1944, la "Vegan Society", dopo che la "Vegetarian Society", di cui entrambi facevano parte, non accettò la loro proposta di escludere i latticini dai prodotti considerati vegetariani.

ABOLITI LATTE, UOVA E LANA
Quindi se i vegetariani si rifiutano di mangiare animali di qualsiasi specie, i vegani, oltre a questo, non mangiano nemmeno i prodotto derivati, come latte e latticini, uova e miele. Accanto all'alimentazione, vi sono poi gli altri settori correlati. Come si legge infatti sul sito web www.vegan-home.it, aderire integralmente allo stile vegano significa non nuocere agli animali in alcun modo e quindi evitare anche l'utilizzo di prodotti da essi derivanti "per vestirsi, per arredare, per l'igiene personale e della casa (come lana, piume, pelle, cuoio, pellicce, seta, cosmetici testati su animali, ecc.); non divertirsi a spese della vita e della libertà di altri animali (tenendosi lontani da zoo, circhi, acquari, ippodromi, maneggi, caccia, pesca, feste con uso di animali), non trattare gli animali come oggetti e merce (come avviene nella compravendita di animali domestici)".
I vegani, sia per l'igiene personale che per la cura della persona, promuovono l'utilizzo di prodotti cosiddetti "cruelty-free", ossia per la cui realizzazione non siano stai effettuati test su cavie animali. Lo stesso discorso vale anche per detersivi ed altri prodotti contenenti sostanze chimiche. Anche in questo caso i vegani invitano a comprare esclusivamente quelle marche, che abbiano aderito allo Standard internazionale "Non Testato su Animali". Altro settore critico, per chi abbia compiuto tale scelta, è quello dell'abbigliamento. In particolare, il vegano deve fare attenzione a giacche, pullover, scarpe e stivali, evitando di comprare i prodotti ottenuti con l'utilizzo di pelle, lana o seta.

LA FILOSOFIA ANTISPECISTA
Recita il sito www.veganhome.it: "Diventare vegan è la scelta più importante da fare per cambiare in meglio il mondo. Si salvano animali, si salva l'ambiente, si combatte la fame nel mondo, si migliora la propria salute".
In realtà dietro la promozione di questo stile di vita vi è una delle più radicali espressioni dell'ideologia ecologista. I suoi promotori la definiscono "Ecologia profonda" ovvero "una filosofia o ecosofia contemporanea basata su uno smarcamento dalle enfasi antropocentriche dell'ambientalismo costituito e degli attuali movimenti ecologisti", come scrive Adriano Fragano nel suo libro Proposte per un manifesto antispecista. Teoria, strategia, etica e utopia per una nuova società libera.
Secondo tale approccio, l'ecologia sarebbe semplicemente una branca delle scienze biologiche, mentre l'ambientalismo sarebbe puramente utilitaristico, in quanto basato sul benessere dei soli umani. Il rimedio sarebbe dato appunto da quest' "ecosofia", neologismo utilizzato per la prima volta nel 1960 dal filosofo Arne Naess dell'università di Oslo, ad indicare un rovesciamento della prospettiva antropocentrica, per cui, scrive Fragano, l'uomo non starebbe "alla sommità della gerarchia dei viventi, ma si inserisce al contrario nell'ecosfera; l'uomo è una parte nel Tutto".

RIECCO SINGER
Il punto di fondo di tale riflessione consiste nelle elucubrazioni filosofiche e nella critica alla società occidentale antropocentrica di Peter Siger e Tom Regan, ispirate, a loro volta, all'utilitarismo del filosofo inglese Jeremy Bentham (1748-1832). Da qui deriva l'ideologica distinzione tra animali umani e non umani, finalizzata a mettere sullo stesso piano gli uomini e le bestie, negando, in un'ottica evoluzionista, l'esistenza di un primato dell'uomo sugli animali, nonché la differenza di specie. L'uomo, privato dell'anima, della ragione e della libertà viene ridotto ad un essere "senziente" al pari delle bestie. Lo "specismo", inteso come teoria volta ad affermare la superiorità della "specie umana", viene così considerato come un pregiudizio equiparabile al "razzismo" o al "sessismo". Ad attribuire dignità di persona all'essere vivente non sarebbero la ragione e la volontà, bensì la capacità di "autocoscienza" e di "desiderio". Una delirante visione, che si riconosce nella tesi del filosofo australiano Singer, per il quale "uno scimpanzé, un cane, un maiale, per esempio, avranno un ben più alto grado di autocoscienza ed una maggiore capacità di relazioni significative con gli altri rispetto ad un bambino gravemente ritardato o a qualcuno in stato di avanzata vecchiaia", come scrive il filosofo australiano nel Liberazione animale.

BIMBI SENZA VALORE
È sulla base di questa concezione che la vita di un feto di 3 mesi varrebbe quanto quella di un animale non umano per livello di razionalità, autocoscienza e consapevolezza. Il passaggio dalla liceità dell'aborto alla giustificazione dell'infanticidio è coerente: poiché il valore di una persona, "le ragioni per non uccidere una persona non valgono per i neonati", ribadisce Singer in Etica Pratica. Un'assurdità, che induce Singer a giustificare le proprie teorie, mettendo sullo stesso piano neonati e cuccioli di foca: "Pensare che le vite dei bambini abbiano un valore speciale perché i bambini sono piccoli e carini è lo stesso che pensare che un cucciolo di foca, con la sua morbida pelliccia bianca e grandi occhi espressivi, sia meritevole di maggior protezione di una balena, che manca di questi attributi".
I vegani fanno dell'antispecismo uno dei capisaldi della loro filosofia alimentare. Lo stile di vita vegano pare essere allora un'ipocrita moda radical chic, spesso adottata ignorando la vera ideologia ad essa soggiacente. Una tendenza favorita dall'opulenza del mondo occidentale, ma frutto della sua decadenza morale.

 
Titolo originale: Vegani: moda o scelta ideologica?
Fonte: Radici Cristiane, febbraio 2016 (n. 111)