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Dopo il membro - di fresca nomina - della Pontificia Accademia per la Vita che in un'aula della Gregoriana invita all'uso della contraccezione (don Maurizio Chiodi), arriva il vicepresidente della Conferenza episcopale tedesca, monsignor Franz-Josef Bode, a chiedere di benedire le unioni tra persone dello stesso sesso, dal momento che "ormai sono un fatto: visto che c'è molto di positivo, buono e corretto in questo, perché non considerare non una messa, ma almeno una benedizione?".
Il successivo invito alla "piena accettazione da parte della Chiesa di tutte le forme di convivenza, senza dilungarsi in superflue e inutili distinzioni e analisi caso per caso" non ne è che la ovvia conseguenza. Maschi, femmine, sposati o non sposati, non è che staremo a guardare il capello, adesso. Quanto al sacramento, immagino sia considerato un inutile orpello, magari un fatto scenografico. Insomma una Chiesa che fondamentalmente si vergogna di Cristo, che non crede che l'uomo abbia bisogno di essere salvato (dunque, Gesù sarà morto di raffreddore), per cui tenta disperatamente di risultare friendly con tutti (tranne che coi credenti). Un alto prelato a cui l'ho fatto notare mi ha risposto che il suo, il loro lavoro è di strappare le anime al diavolo. Ma ci si chiede (e gli ho chiesto): essere simpatici salva davvero queste persone? Dire che tutto va bene, che tutto è uguale a tutto, è davvero per il bene dell'uomo? L'uomo funziona così? Se vive male ma qualcuno gli dice che va bene lo stesso, tutto funziona? O c'è un male oggettivo che ti fa stare male, indipendentemente dal fatto che qualcuno te lo dica o no?
PECCARE VUOL DIRE SBAGLIARE MIRA... E QUINDI ESSERE INFELICI
Nello specifico: che vuol dire benedire una coppia di persone dello stesso sesso? Se vuol dire: io, pastore, chiedo per te la grazia di Dio, prego per te perché ti salvi e sia felice, e, fino al giorno in cui chiudi gli occhi per sempre, non ti dico che sarà impossibile per te la salvezza, ti sto vicino e ti faccio compagnia, se vuol dire questo, è ovvio che non solo si possono, ma si devono benedire tutti. Se vuol dire, come pare evidente dalla dichiarazione dei vescovi tedeschi, che c'è del buono nel vivere stabilmente e programmaticamente nel peccato, allora benedire questa scelta è fare a quelle persone la più grande cattiveria possibile. Perché peccare vuol dire sbagliare mira, mancare il bersaglio, e quindi essere infelici. Se la Chiesa benedice due persone dello stesso sesso che decidono di stare insieme e, si suppone, di compiere atti intrinsecamente disordinati insieme per sempre, toglie a queste persone l'unica possibilità di ascoltare da qualcuno la verità.
Tutto il mondo li benedice. Tutti dicono loro che sono smart, e gay (contenti) e pieni pride e di colori allegrissimi (a differenza di noi poveracci, costretti al grigio delle famiglie, che poi peraltro la mia è fatta di tre maschi e tre femmine, e se permettete siamo più arcobaleno di due maschi omocolore). Non hanno bisogno - e spesso se ne fregano - della benedizione della Chiesa. Avrebbero bisogno di qualcuno che dicesse loro la verità, cioè che l'omosessualità non è il vero progetto sulla loro vita, che è un mistero, che spesso è la risposta a una ferita esistenziale, e che da quella ferita può passare l'incontro con Dio, l'unico in grado di farli felici. Un Dio che ama e per questo giudica, perché vede meglio di noi il nostro vero bene.
MONS. LUIGI MARRUCCI
Da un lato c'è questa Chiesa sempre meno virile, che non ha più abbastanza testosterone per dire la verità. Dall'altra ci sono i giornali che o cercano disperatamente di compiacerla, tipo Avvenire, o la usano per le loro battaglie, come Repubblica che ormai ha arruolato alla causa lgbt Paolo Rodari (e il titolista): "Quel vescovo che accoglie dopo il coming out", titolava ieri, raccontando di mons Luigi Marrucci, vescovo di Civitavecchia e Tarquinia, che ha incaricato due genitori di una figlia omosessuale di seguire famiglie con vicende simili. Come la pensi il vescovo non lo so. Quanto ai genitori, è la solita solfa, si parla di "sofferenza per il giudizio della Chiesa, ma il Signore accoglie sempre e non giudica". Ovviamente i genitori dicono di sé che sono "cresciuti con una educazione cattolica moralista" (non ho mai conosciuto uno che davvero avesse incontrato Dio e fosse moralista), perché "la Chiesa ha un atteggiamento omofobo che le persone intimizzano" (forse volevano dire interiorizzano, ma quando si è molto aperti di mentalità anche le parole si inventano a piacere). Io invece cari genitori vorrei dirvi che le persone omosessuali non "soffrono perché diventano essi stessi omofobi per paura della Chiesa", figuriamoci. Le persone che provano attrazione per lo stesso sesso soffrono per conto loro, non per gli articoli del Catechismo e neanche per lo stigma sociale.
LO SCISMA NELLA CHIESA
Se non di uno scisma nella Chiesa (che di fatto per me già c'è), possiamo dire che oggi al suo interno convivono due antropologie irriducibili l'una all'altra. Secondo una l'uomo se agisce secondo la coscienza credendo di fare il bene, può fare quello che in fede ritiene giusto. Noi non possiamo da fuori giudicare perché bisogna conoscere l'intimo di ognuno, e poiché ogni cuore è un abisso, giudicare le azioni in modo oggettivo non è lecito. Secondo l'altra, un bene e un male oggettivo ci sono, anche se la partecipazione e la responsabilità dell'uomo dipendono dalla consapevolezza e da molti fattori. Secondo la prima l'uomo può conoscere e fare il bene, e quindi in fondo non ha bisogno di rapportarsi alla legge di Dio, perché in ultima analisi non ha bisogno di Dio. Per la seconda, l'uomo ha bisogno di essere salvato, perché da solo non è capace di bene (senza di me non potete far nulla, dice Gesù). Immagino che la prima idea di uomo vada bene per le brave persone. Noi peccatori, invece, noi mendicanti, assetati di verità, noi che non sappiamo neanche cosa chiedere in preghiera, noi che abbiamo un abisso al posto del cuore, noi che siamo un mistero a noi stessi, noi che sappiamo di essere capaci di male, noi che sappiamo quanto sia difficile amare davvero, noi abbiamo bisogno di Dio, perché sappiamo che è la sua legge e non "andare dove ci porta il cuore" che ci fa felici, e ci custodisce dal male.
Nota di BastaBugie: nell'articolo sottostante dal titolo "Responsabili pastorale figli LGBT: il Catechismo va cambiato" si parla del clamoroso caso verificatosi nella diocesi di Civitavecchia-Tarquinia su iniziativa del locale vescovo monsignor Luigi Marrucci.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su Gender Watch News il 16 gennaio 2018:
Serenella Longarini e Salvatore Olmetto sono una coppia sposata con una figlia omosessuale. Intervistati da La Repubblica raccontano la propria esperienza: «Quattro anni fa nostra figlia Martina ci ha dichiarato la sua omosessualità. Ci ha lasciato un libro da lei scritto, intitolato "Diario di una diversa figlia di Dio", nel quale fa coming out e descrive la sua sofferenza per l'incomprensione della Chiesa: "Per la Chiesa esistono questi tre tipi di scelte: il matrimonio, la vita consacrata o dedicarsi agli altri in modo laico, come rientri tu in questo Progetto di Dio?", le aveva detto un sacerdote a cui aveva chiesto aiuto. Sul momento ci è crollato il mondo addosso. Credenti, eravamo fermamente convinti che l'omosessualità fosse peccato. Poi abbiamo pregato e letto la parabola del Figliol prodigo così abbiamo compreso che il Signore accoglie sempre e non giudica. Martina è nella verità e noi la amiamo com'è. Il vescovo della nostra diocesi di Civitavecchia-Tarquinia, monsignor Luigi Marrucci, è una persona speciale, illuminata, tanto che nell'equipe diocesana per la pastorale famigliare guidata da un presbitero, ha inserito noi due laici con l'incarico di seguire famiglie con figli Lgbt».
Poi Salvatore aggiunge: «Dopo l'incontro con quel prete, nostra figlia cadde in depressione. Spesso anche gli stessi omosessuali intimizzano un atteggiamento omofobo nei confronti della propria condizione. Il problema resta il Catechismo che dice che l'omosessualità è un orientamento intrinsecamente disordinato. Non è vero. E quel testo andrebbe cambiato. Se Martina avesse ascoltato quel prete avrebbe seguito una strada non sua con una coercizione inimmaginabile. È questo che la Chiesa vuole? Come ci ha insegnato nostra figlia, l'amore vince su tutto».
Alcuni punti fermi. L'omosessualità di per sé non è peccato, solo gli atti che assecondano questa tendenza, di suo disordinata, lo sono. I figli, anche se sbagliano, devono essere sempre amati e lo stesso atteggiamento devono avere tutti i sacerdoti nei confronti di qualsiasi credente che si è allontanato dalla Chiesa. Ma questo non significa assecondare l'errore dei figli, anzi significa tentare, nei modi più opportuni, di distrarli dall'errore.
Rimane però il fatto che il vescovo di Civitavecchia dovrebbe rimuovere questa coppia di coniugi, perché nessuna pastorale è valida se si contesta il Catechismo della Chiesa cattolica. Gli operatori pastorali, anche laici, sono infatti chiamati ad insegnare i principi morali indicati dalla Chiesa e a guidare le persone attenendosi a questi, e non le proprie idee.
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